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Un altro nostro caduto

In Afghanistan è morto un altro soldato italiano. Addio al tenente Massimo Ranzani di 36 anni

01 marzo 2011

Il tenente Massimo Ranzani, alpino 36enne di Ferrara, è rimasto ucciso ieri nell'esplosione di un ordigno improvvisato in Afghanistan. L'attacco è avvenuto alle 12.45, ora locale, a 25 chilometri a Nord di Shindand. E' stato colpito un veicolo blindato Lince della Task Force Center del 5° Reggimento Alpini di Vipiteno. Altri quattro militari italiani sono rimasti feriti.
L'esplosione ha colpito il terzo mezzo di una pattuglia che rientrava da un'attività di Medcap, assistenza medica alla popolazione locale, in collaborazione con le forze afgane. I militari sono stati evacuati presso l'ospedale militare (Role 2) della base "Shaft" di Shindand, sede del comando della Task Force Centre.
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla morte del tenente Ranzani. Il reato ipotizzato è di attentato a fini di terrorismo e di eversione. Il fascicolo è stato aperto dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti e affidato ai pubblici ministeri Giancarlo Amato e Franscesco Scavo.

L'utilizzo di ordigni improvvisati, gli Ied, nonostante gli importanti progressi svolti da ISAF per contrastarne la minaccia, rappresenta una delle modalità di azione tra quelle utilizzate dai ribelli e, nel 30 percento dei casi, colpisce vittime civili. Contrastare e prevenire gli attentati condotti con gli ordigni esplosivi improvvisati, è diventata una priorità per le forze alleate in Afghanistan. Gli Ied sono ordigni realizzati in maniera artigianale tramite l'impiego di parti di ordigni convenzionali, recuperati in via fortuita o attraverso contrabbando. Un fustino di detersivo, una lattina, una bottiglia: qualsiasi oggetto può diventare un ordigno esplosivo improvvisato. Gli Ied sono impiegati prevalentemente in tattiche di guerriglia e da organizzazioni terroristiche. La natura non convenzionale degli Ied fa sì che ne possano essere creati di vario genere, a seconda delle capacità e delle disponibilità dell'attentatore. Un Ied può contenere anche componenti adatti alla guerra chimica, nucleare o batteriologica.
Gli Ied possono essere di varie dimensioni e forme, e contenere quantitativi differenti di esplosivo; questo rende difficoltoso prevederne la potenza, che può essere anche molto superiore a una mina anticarro di produzione industriale. Anche i detonatori possono variare: gli attentatori solitamente ricorrono a congegni militari di recupero ma, in mancanza di questi, possono anche utilizzare sistemi artigianali come, ad esempio, detonatori attivati a distanza da un telefono cellulare. In alcuni casi, l'Ied viene 'indossato' dal kamikaze, che si fa esplodere in prossimità del bersaglio.

Le reazioni politiche - "E' un calvario, ci chiediamo se gli sforzi che stiamo facendo per la democrazia in quel lontano paese stiano andando in porto". Queste le parole del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, commentando l'ultimo attacco a un convoglio di militari italiani in Afghanistan, in cui è rimasto ucciso il tenente Ranzani.
Per il ministro della Difesa Ignazio La Russa "è un altro tributo di sangue dolorossimo che pagano i militari all'obiettivo della comunità internazionale di aiutare quel martoriato Paese e riconsegnarlo al suo legittimo governo, ma è un tributo che pagano soprattutto alla volontà della comunità internazionale di contrastare il terrorismo per rendere più sicure le nostre case, le nostre città e nazioni". "Mi sono imposto nel precedente lutto - ha detto La Russa - che non avrei più commentato in occasioni di tragedie come questa l'opportunità o meno della missione internazionale: quello deve essere fatto nei tempi e nei modi adeguati, al di fuori della emotività di una tragedia come questa". "Personalmente - ha concluso il ministro della Difesa - dico solo che sono della stessa idea dei nostri ragazzi, che ho più volte incontrato: il sacrificio di chi ha anche dato la vita non può essere vanificato".
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, "appresa con profonda commozione la notizia del gravissimo attentato", ha riferito l'Ufficio Stampa del Quirinale in una nota, ha espresso "i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari del caduto e un affettuoso augurio ai militari feriti".
L'Italia dei valori è tornata a chiedere lo stop alla missione. "Oggi è un giorno di lutto e di affetto verso i familiari del militare italiano ucciso - ha dichiarato il presidente del gruppo Italia dei valori al Senato, Felice Belisario -. Da domani bisogna seriamente individuare un'exit strategy e andare via il più presto possibile dall'Afghanistan".

Le vittime in Afghanistan - Nel 2010 sono morti in Afghanistan 712 militari, compresi quelli italiani, contro i 521 del 2009. Dall'inizio della missione Isaf in afghanistan, nel 2001, sono oltre 2.300 I militari rimasti uccisi. Le 37 vittime italiane sono così ripartite nel corso degli anni: una nel 2004, due nel 2005, sei nel 2006, due nel 2007, due nel 2008, nove nel 2009, 13 nel 2010 e due nel 2011.
18 gennaio 2011: viene ucciso l'alpino Luca Sanna da un infiltrato nella base di Bala Murghab.
31 dicembre 2010: muore l'alpino Matteo Miotto ucciso da un cecchino nella valle del Gulistan.
9 ottobre 2010: quattro alpini vengono uccisi in un'imboscata nella zona di Farah, nel Gulistan. Sono il caporalmaggiore Gianmarco Manca, 32 anni, il caporalmaggiore Marco Pedone, 23 anni, il caporalmaggiore Sebastiano Ville, nato nel 1983, il caporalmaggiore Francesco Vannozzi, nato nel 1984.
17 settembre 2010: muore in una sparatoria nella provincia di Farah il tenente Alessandro Romani, incursore del Col Moschin.
28 luglio 2010: perdono la vita a una ventina chilometri da Herat, a seguito dell’esplosione di un ordigno rudimentale (ied), Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis.
25 luglio 2010: muore, forse suicida, un militare italiano. Si sarebbe sparato un colpo di arma da fuoco all’interno del suo ufficio, a Kabul. Sull’episodio stanno indagando i carabinieri della polizia militare.
23 giugno 2010: muore a Shindand, nell’ovest dell’Afghanistan, il caporal maggiore scelto Francesco Saverio Positano. Il militare ha perso l’equilibrio ed è caduto da un mezzo blindato, riportando un forte trauma cranico. Apparteneva al 32esimo Reggimento Genio, della Brigata Alpina Taurinense.
17 maggio 2010: un veicolo blindato salta in aria per l’esplosione di un ordigno nella provincia di Herat. Muoiono il sergente Massimiliano Ramadù, 33 anni, e il caporal maggiore Luigi Pascazio, 25 anni. Le vittime appartenevano al 32esimo reggimento Genio della brigata Taurinense.
26 febbraio 2010: viene ucciso Pietro Antonio Colazzo, un funzionario della Aise, l’Agenzia di informazione e sicurezza esterna, nel corso di un attentato suicida compiuto dai talebani a Kabul contro due 'guest house'.
15 ottobre 2009: un militare del Quarto Reggimento alpini paracadutisti muore in un incidente stradale avvenuto sulla strada che unisce Herat a Shindad.
17 settembre 2009: sei militari muoiono in un attentato suicida a Kabul, rivendicato dai talebani. Le vittime, del 186esimo Reggimento Paracadutisti Folgore di stanza a Kabul, sono Antonio Fortunato, Matteo Mureddu, Davide Ricchiuto, Massimiliano Randino, Roberto Valente e Gian Domenico Pistonami.
14 luglio 2009: muore, in un attentato a 50 chilometri da Farah, il caporalmaggiore Alessandro Di Lisio, 25 anni. Paracadutista dell’Ottavo Genio Guastatori della Folgore, faceva parte di un team specializzato nella bonifica delle strade.
15 gennaio 2009: muore Arnaldo Forcucci, maresciallo dell’Aeronautica, per arresto cardiocircolatorio.
21 settembre 2008: muore per un malore a Herat il caporalmaggiore Alessandro Caroppo, 23 anni, dell’Ottavo reggimento bersaglieri di Caserta.
3 febbraio 2008: muore in un attacco il maresciallo Giovanni Pezzulo, 44 anni, del Cimic Group South di Motta di Livenza. L’attentato avviene a una sessantina di chilometri da Kabul, nella valle di Uzeebin, mentre i militari italiani sono impegnati in attività di distribuzione di viveri e vestiario alla popolazione della zona. Rimane ferito il maresciallo Enrico Mercuri.
24 novembre 2007: muore in un attentato suicida nei pressi di Kabul il maresciallo capo Daniele Paladini, 35 anni. Altri tre militari rimangono feriti.
4 ottobre 2007: muore al Policlinico militare del Celio l’agente del Sismi Lorenzo D’Auria. Il militare era stato gravemente ferito il 24 settembre 2007 durante un’operazione delle forze speciali britanniche per cercare di liberarlo. Due giorni prima, D’Auria era stato sequestrato assieme a un altro sottufficiale del servizio di sicurezza militare e a un collaboratore afgano.
26 settembre 2006: perdono la vita i caporalmaggiori Giorgio Langella, 31 anni, e Vincenzo Cardella, in seguito all’esplosione di un ordigno lasciato lungo una strada nei pressi di Kabul. I due militari appartenevano alla 21esima compagnia del Secondo Reggimento alpini di Cuneo.
20 settembre 2006: muore in un incidente stradale, a sud di Kabul, il caporalmaggiore Giuseppe Orlando, 28 anni. Faceva parte della 22/a compagnia del Secondo Reggimento alpini di Cuneo.
2 luglio 2006: il tenente colonnello Carlo Liguori, 41 anni è stroncato da un attacco cardiaco ad Herat.
5 maggio 2006: in seguito all’esplosione di un ordigno lasciato lungo una strada nei pressi di Kabul, muoiono il tenente Manuel Fiorito, 27 anni, e il maresciallo Luca Polsinelli, 29 anni, entrambi del Secondo Reggimento Alpini. I due soldati si trovavano a bordo di due veicoli blindati "Puma", a sud-est della capitale afgana, quando sono stati investiti dall’esplosione.
11 ottobre 2005: muore il caporalmaggiore capo Michele Sanfilippo, 34 anni. Sanfilippo, effettivo al Quarto Reggimento Genio Guastatori di Palermo, viene ferito con un colpo alla testa, partito accidentalmente, nella camerata del battaglione Genio a Kabul. Muore poco dopo il ricovero in ospedale.
3 febbraio 2005: l’ufficiale di Marina Bruno Vianini perde la vita nello schianto di un aereo civile sul quale viaggiava, tra Herat e Kabul. Il capitano di fregata aveva 42 anni.
3 ottobre 2004: il caporal maggiore Giovanni Bruno, 23 anni, del Terzo reggimento alpini, è vittima di un incidente stradale mentre si trova a bordo di un mezzo dell’esercito nel territorio di Sorobi, a 70 chilometri da Kabul. Nell’incidente rimangono feriti altri quattro militari.

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01 marzo 2011
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