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Un altro passo verso la verità

In mano agli investigatori il Dna di uno dei personaggi che partecipò al fallito attentato dell'Addaura

27 maggio 2010

La polizia scientifica ha isolato il Dna di uno dei personaggi che partecipò al fallito attentato all'Addaura al giudice Giovanni Falcone. Il profilo genetico è descritto da una serie di numeri che cominciano con "12-14, 30-31.2" e indica un individuo di sesso maschile. Il Dna è stato estratto dalla maschera da sub ritrovata nella borsa che conteneva l'esplosivo piazzato tra gli scogli sottostanti la villa del magistrato. Dagli altri reperti sequestrati - tra i quali una muta e delle pinne - non è stato possibile trarre risultati utili perché il Dna era "danneggiato".
Nel corso di un incidente probatorio chiesto dalla Dda di Caltanissetta, che indaga sull'attentato, e fissato dal Gip per il 21 giugno, sarà possibile confrontare il Dna estratto con quello degli indagati: Salvatore Madonia, Gaetano Scotto e Raffaele e Angelo Galatolo. Sotto inchiesta è anche il pentito Angelo Fontana che, con le sue rivelazioni, ha consentito ai pm di riaprire le indagini che mirano, tra l'altro, ad accertare l'eventuale coinvolgimento di esponenti dei Servizi segreti nel fallito attentato del 1989.

Il Dna estratto sarà confrontato anche con quello di due poliziotti uccisi: gli agenti Antonino Agostino ed Emanuele Piazza, assassinati in circostanze diverse dopo il fallito attentato. Le loro morti presentano ancora molti lati oscuri. Ed è ormai certo che l'inchiesta sul delitto Agostino, archiviata e poi riaperta, è stata oggetto di clamorosi depistaggi.
Il confidente Luigi Ilardo, ucciso nel '95, poco prima che venisse formalizzata la sua intenzione di collaborare con la giustizia, così parla dell'Addaura: "i due agenti sono stati quelli, su mandato non so... dei servizi segreti... sono stati incaricati di piazzare la borsa con la bomba sulla scogliera dove c'era Falcone che passa la la villeggiatura estiva". Ma sulle dichiarazioni di Ilardo c'é grande cautela anche perché molte sono le contraddizioni con le rivelazioni di altri pentiti. Come quelle di Angelo Fontana che sostiene che Piazza venne eliminato perché era un infiltrato dei servizi e cercava latitanti. Secondo un'ipotesi investigativa avanzata di recente Antonino Agostino ed Emanuele Piazza sarebbero stati presenti sul litorale dell'Addaura, a bordo di un gommone, per sventare l'attentato.

Nell'ambito dell'inchiesta che la procura di Caltanissetta sta conducendo sul ruolo di esponenti dei servizi segreti nel fallito attentato all'Addaura, ieri il procuratore Sergio Lari è stato sentito ieri dal Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir). "Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica - si afferma in una nota - nell'ambito dei suoi poteri di controllo previsti dalla legge 124/2007, ha proceduto nella seduta odierna all'audizione del Procuratore della Repubblica di Caltanissetta, dottor Sergio Lari". Il ruolo svolto da appartenenti ai servizi segreti sul fallito attentato all'Addaura, il filo conduttore che tiene insieme quell'azione con la strage di Capaci e di via D'Amelio, l'importanza delle ricostruzione fornite agli inquirenti dal pentito Gaspare Spatuzza in relazione alle stragi.
Sono i tre punti su cui, secondo quanto si apprende, si sarebbe incentrata l'audizione del procuratore della Repubblica di Caltanissetta davanti ai membri del Copasir, che aveva convocato il procuratore proprio per avere un quadro più chiaro - dopo le notizie apparse sulla stampa - del coinvolgimento, e a quale livello, di alcuni appartenenti all'intelligence. Al presidente Massimo D'Alema e ai parlamentari, Lari avrebbe in sostanza confermato che l'inchiesta riguarda proprio il ruolo svolto dagli 007 e che le indagini avrebbero già prodotto interessanti riscontri che consentono di ipotizzare un unico filo conduttore che dall'Addaura arriva fino a via D'Amelio.


Uno foto di qualche hanno fa che ritrae Sergio Lari e Piero Grasso

Giusto ieri il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, intervenendo ad un convegno commemorativo della strage di via dei Georgofili a Firenze, avvenuta la notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, ha affermato che "le stragi del '93 erano tese a causare disordine per dare 'possibilità a un'entità esterna di proporsi come soluzione". "L'attentato al patrimonio artistico - ha spiegato il procuratore nazionale antimafia - orientava la situazione in Sicilia verso una prospettiva indipendentista, e dava la possibilità ad una entità esterna di proporsi come soluzione per riprendere in pugno la situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli". Secondo Grasso "certamente Cosa Nostra, attraverso questo programma di azioni criminali, che hanno cercato di incidere gravemente e in profondità sull'ordine pubblico, ha inteso agevolare l'avvento di nuove realtà politiche che potessero poi esaudire le sue richieste". "D'altro canto - ha sottolineato ancora Grasso - occorre dimostrare l'esistenza di una intesa criminale con un soggetto anche politico in via di formazione, intenzionato a promuovere e sfruttare una situazione di grave perturbamento dell'ordine pubblico per agevolare le prospettive di affermazione politica; e dimostrare l'esistenza di contatti riconducibili allo scambio successivo alle stragi". Per Grasso quindi "rimangono delle domande a cui bisogna dare risposta".

Intimidazione per Sergio Lari, Ivan Lo Bello e Antonello Montante - Tre buste con dei proiettili sono state recapitate al procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, al presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello e ad Antonello Montante, presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e delegato in Confindustria per i rapporti con le istituzioni preposte al controllo del territorio. La notizia è stata confermata da fonti investigative nissene. L'indagine su queste intimidazioni è condotta dalla Digos di Caltanissetta e di Palermo. In ognuna delle buste oltre ai proiettili vi erano le foto di Lari, Lo Bello e Montante, ritagliate da alcuni giornali con disegnate delle croci. E anche dei messaggi con minacce di morte. Le tre buste sono state recapitate alla procura di Caltanissetta e alle sede di Confindustria di Palermo e di Caltanissetta. Lari è stato sentito ieri dal Copasir nell'ambito dell'inchiesta che la procura sta conducendo sul ruolo di esponenti dei servizi segreti nel fallito attentato a Giovanni Falcone all'Addaura. Lo Bello e Montante sono stati negli anni scorsi, i promotori del provvedimento di espulsione da Confindustria degli imprenditori che non denunciavano le richieste di pizzo.

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

- "Le stragi mafiose del '93 volevano favorire un'entità politica" di A. Ziniti

- "E' lui il signor Franco" lo 007 delle bombe di A. Bolzoni e F. Viviano

 

 

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27 maggio 2010
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