Un'amministrazione gregaria alla mafia. Il boss Mandalà riceveva gli amici nella stanza del sindaco
Quanto raccontato ieri ai giudici di Palermo dal maresciallo Sigismondo Caldareri, ex comandante della stazione dei carabinieri di Villabate (PA), deponendo al processo nei confronti di sette persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e corruzione, ha dell'incredibile. Il sottufficiale dell'arma ha infatti raccontato che quando l'ex sindaco di Villabate Giuseppe Navetta, eletto nella lista di Forza Italia, era assente, nella stanza in municipio il boss Antonino Mandalà era solito ricevere amici e cittadini in cerca di favori. ''Abbiamo accertato - ha detto Caldareri - che quando il primo cittadino non era in Municipio, Mandalà occupava il suo ufficio per ricevere persone''.
Il maresciallo ha poi ricostruito in aula le fasi della collaborazione con la giustizia di Francesco Campanella, ex presidente del Consiglio Comunale di Villabate e dipendente del Credito Siciliano, che procurò al capomafia Bernardo Provenzano la falsa carta di identità usata dal boss nel 2003 per i due viaggi a Marsiglia. ''Campanella - ha detto - mi disse che voleva parlarmi. Aveva da poco ricevuto l'avviso di garanzia in cui la procura lo accusava di concorso in associazione mafiosa. Ci incontrammo l'1 aprile del 2005. Mi annunciò che voleva liberarsi l'anima da diverse malefatte, io comunicai la cosa ai magistrati e venne avviato il programma di protezione''.
Campanella, dopo alcuni giorni, raccontò agli investigatori che Nicola Mandalà, figlio del boss Antonino, tra gli organizzatori del viaggio in Francia di Provenzano, gli aveva chiesto di procurargli tre schede per i cellulari. ''Campanella - ha detto ancora Caldareri - seppe che erano ricollegabili al trasferimento del padrino di Corleone a Marsiglia''. Infine il pentito fornì ai carabinieri copia del documento di identità di Giovanni Nicchi, capomafia di Porta Nuova, attualmente latitante, che Mandalà gli aveva presentato per fargli aprire un conto corrente al Credito Siciliano.
''Campanella - ha concluso il maresciallo - aveva incontrato Nicchi nel 2004 e nel 2005, allora lui aveva solo 23 anni, ma il rispetto che i Mandalà gli tributavano aveva fatto comprendere al collaboratore che si trattava di una persona importante in Cosa nostra''. Nicchi, sfuggito al blitz denominato Gotha, che a giugno del 2006 ha portato all'arresto di decine di boss e gregari, è ritenuto tra i capimafia più potenti di Palermo.
Il processo è stato rinviato al 20 settembre. Il 2 ottobre, nell'aula bunker di Firenze, verrà invece sentito Campanella. [La Sicilia]