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Un anno dopo le devastazioni dell'uragano Katrina, la paura a New Orleans ha un nuovo nome: ''Ernesto''

29 agosto 2006

Ad un anno dalle devastazioni dell'uragano Katrina, che spazzò via la città di New Orleans provocando 1.500 morti circa, la paura nella Big Easy, che porta ancora gli squarci del disastro dell'anno scorso, ha un nuovo nome: ''Ernesto'', il primo uragano della stagione.
Il Centro Nazionale Uragani degli Stati Uniti ha annunciato domenica scorsa che da tempesta tropicale è passato a maggior dignità dopo che i suoi venti hanno superato i 120 km orari (la soglia è di 119). In serata la sua forza è andata scemando ed è stato nuovamente declassato a tempesta tropicale. Secondo gli esperti potrebbe però riguadagnare potenza ed è probabilmente per questo che le autorità della Florida hanno invitato i turisti ad evacuare la zona delle Florida Keys (l'arcipelago di isole a sud della penisola) e, in generale, tutte le località della costa meridionale, dove con più facilità si potrebbe abbattere la forte perturbazione. Ma ''Ernesto'' potrebbe benissimo arrivare anche in Louisiana e minacciare New Orleans.

Ed è forse proprio la minaccia rappresentata da ''Ernesto'', che ha fatto diventare la commemorazione per i morti di Katrina ancora più sentita ed emozionante. Le autorità americane, questa volta, prendono terribilmente sul serio la minaccia rappresentata dagli uragani dopo che quello dello scorso anno, inizialmente sottovalutato, mise sott'acqua New Orleans e buona parte della Louisiana, del Mississipi e della Florida, creando al presidente George W. Bush, che malconsigliato non ritenne di dovere interrompere le sue vacanze, più problemi di immagine di quanti ne avesse causati l'andamento non entusiasmante della guerra in Iraq. Questa volta il presidente americano non ha mancato l'appuntamento e si è presentato a New Orleans per la commemorazione delle vittime. Arrivato ieri nell'area colpita dall'alluvione, Bush ha messo nell'agenda di oggi la partecipazione ad una cerimonia religiosa e la visita ai cantieri impegnati nella ricostruzione. E' la quindicesima volta che, dopo il ritardo iniziale, l'uomo della Casa Bianca si reca nelle zone devastate dall'uragano.

L'opposizione democratica denuncia però i ritardi dell'amministrazione e la difficoltà nel far tornare questa parte del Paese alla normalità. E che la normalità sia difficile da riconquistare lo dimostra anche il fatto che, un anno dopo la sciagura, non sono ancora state terminate le sepolture delle vittime.
Va estremamente a rilento anche anche l'opera di ricostruzione. Un lavoro lungo e irto di ostacoli e lo stesso Bush ha ammesso che ''ci vorranno anni e non mesi'' prima che il Mississippi e la Louisiana possano riprendersi dalla sciagura. ''Si possono ricostruire gli edifici ma non è facile ricostruire l'anima di una regione - ha detto lunedì il presidente americano -. Ce la possiamo fare. Sono convinto che tra dieci anni, quando ripenseremo a questi giorni, faremo fatica a ricordare quello che vediamo oggi''. La frase di Bush è stata interpretata come un periodo di tempo preciso, dieci anni, fissato dal presidente per la ricostruzione. Ma una portavoce della Casa Bianca ha precisato subito che si trattava solo di un modo di dire e che Bush non voleva stabilire un termine preciso. Bush è stato criticato per la lentezza dei soccorsi alle vittime dell'uragano: a tutt'oggi metà degli abitanti di New Orleans non è ancora tornata nella loro città.


 
Video porno, diamanti e champagne: la frode degli sfollati per Katrina
di Arturo Zampaglione (Repubblica.it, 15 giugno 2006)

Duecento dollari per una bottiglia di Dom Perignon tra le ''signorine'' di Hooters. Seicento dollari per una nottata in un locale di spogliarello. Mille dollari per la parcella di un avvocato divorzista. E ancora: vacanze ai Caraibi, diamanti, interventi chirurgici per il cambiamento di sesso, alberghi alle Hawaii e tanti video porno, di cui ''non c'era assolutamente bisogno'', secondo quanto hanno scritto i revisori dei conti con una punta di ironia, forse fuori luogo.
Queste spese, infatti, si riferiscono all'uso improprio di fondi pubblici stanziati per le vittime di Katrina e sono gli esempi più eclatanti di un nuovo scandalo-nello-scandalo che è costato al contribuente americano 1,4 miliardi di dollari.

L'uragano colpì la costa meridionale degli Stati Uniti alla fine dell'agosto 2005, seminando morti, distruggendo i villini del Mississippi e i casinò di Biloxi, e soprattutto sommergendo New Orleans. George W. Bush capì con troppo ritardo l'ampiezza della catastrofe e la risposta della Fema (Federal emergency managament agency), l'agenzia del governo per la protezione civile, fu dilettantesca e inadeguata. L'opinione pubblica americana reagì con rabbia, puntando il dito verso la Casa Bianca, i cui indici di popolarità cominciarono a scendere, aiutati anche dalla disaffezione per la guerra in Iraq. Bush licenziò il direttore della Fema Mike Brown e promise un rinnovato impegno. Si affrettò a mandare soldi, a distribuire carte di credito e ad accelerare le pratiche di rimborso. Il risultato? Migliaia di vittime - reali o immaginarie - ne approfittarono per arricchirsi illecitamente o sperperare i soldi degli aiuti. La conferma di questa gestione allegra dei fondi pubblici si è avuta in un rapporto redatto dal Gao (Government accountability office), una sorta di corte dei conti che fa capo al Congresso. ''Le conclusioni del documento sono spaventose e scioccanti'', ha ammesso Michael McCaul, il deputato repubblicano del Texas che presiede la sottocommissione inquirente. ''Siamo ben oltre le previsioni più nere''. Secondo il Gao un quarto del totale degli aiuti destinati alle vittime di Katrina, e in parte anche a quelle dell'uragano Rita, che l'anno scorso colpì la Florida, sono andati a truffatori o persone che non li meritavano. La Fema ha già elencato 1500 casi fraudolenti da affidare alla magistratura, ma lo scandalo va ben oltre.

Le carte di credito emesse dalla JP Morgan Chase e distribuite dal governo agli abitanti più in difficoltà delle zone colpite sono state usate per spese voluttuarie, come appunto gli spogliarelli o lo champagne. Alcuni sfollati hanno usufruito delle stanze d'albergo pagate dalla Fema, salvo poi chiedere (e ottenere) un rimborso a parte. E migliaia di persone si sono fatte dare gli aiuti senza averne alcun diritto: tra questi un gruppo truffatori che hanno messo, nella richiesta di aiuti finanziari, terreni inesistenti o persino lotti nei cimiteri. ''Cercammo di fare presto per aiutare quelli che avevano un bisogno disperato di aiuto'', si giustifica il portavoce della Fema, Aaron Walzer, promettendo che l'agenzia ha fatto di tutto per evitare, nel futuro, una maxi-frode del genere.

- ''New Orleans diventa «bianca»'' di Alessandra Farkas (Corriere.it)

 

 

 

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29 agosto 2006
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