Un Bernini ad Agrigento e la polemica a tutti i costi
Il ministro Alfano fa volare nella sua città, per la Sagra del Mandorlo, un busto di Bernini e scoppia la polemica
Il capolavoro di Gian Lorenzo Bernini, il Salvator Mundi, cardine di una delle ultime polemiche riguardanti i membri del governo Renzi. Questa volta nell’occhio del ciclone è finito il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha deciso di mandare nella sua città, Agrigento, in occasione della Sagra del Mandorlo in Fiore, il busto marmoreo - eseguito nel 1679, quando l'artista aveva ottant'anni - conservato nella basilica di San Sebastiano fuori le Mura a Roma.
A sollevare il caso, nella pagine del quotidiano "la Repubblica", lo storico dell’arte Tomaso Montanari secondo cui "una scultura di questo rilievo e di questa straordinaria fragilità (è un marmo, alto 103 centimetri, pieno di delicatissime creste e di sottili corpi aggettanti, come le dita) dovrebbe muoversi il meno possibile, e in soli casi di eccezionale spessore culturale: per esempio una mostra che riunisca gran parte dei marmi del Bernini tardo [...] Insomma, qualcosa di un po' diverso dalla - mirabile, per carità - Sagra del Mandorlo in Fiore di Agrigento".
In netto disaccordo con la scelta del ministro anche Vittorio Sgarbi che, in un’intervista pubblicata dal Fatto Quotidiano, parla addirittura di "abuso d’ufficio", spiegando che il 'Salvator mundi' sarebbe dovuto andare a Monza, ma poi "il contratto è stato rescisso", perché "la mostra di Agrigento è stata anticipata e siccome lì ci sono gli interessi del ministro, tutto pro domo sua, la statua viene portata ad Agrigento e non a Monza".
Infastidito dalle polemiche il sindaco della Città dei Templi, Lillo Firetto che, prova a spegnere le polemiche spiegando come la decisione di Alfano scaturisca da una sua richiesta, e poi difende la scelta come grande occasione per la sua città e in generale per il Sud. "Sulla vicenda del prestito, ad Agrigento, da parte del Ministero, dell'opera di Gian Lorenzo Bernini 'Salvator mundi', ancora una volta si sta cercando di discriminare il Sud e in particolare una città con 2.600 anni di storia e un immenso patrimonio archeologico monumentale che ha pochi eguali nel mondo". "L'esposizione dell'opera marmorea del Bernini - ha detto Firetto - è un omaggio alla storicità di questa città, da sempre culla di antiche civiltà, e accostare la contestuale 'Sagra del mandorlo', che da 71 anni festeggia la precoce primavera che fa imbiancare di fiori la millenaria Valle dei templi, riducendola ad un fatto 'paesano', è pura disinformazione per non usare il termine 'speculazione'."
"Annualmente il Parco Archeologico e il Museo - ha sottolineato ancora il primo cittadino - sono visitati da oltre 600 mila persone e il prestito temporaneo dell'opera del Bernini, per un raffronto se pur minimo tra l'Arte del Seicento con il Barocco siciliano, rappresentato dai pregevoli stucchi del Serpotta che 'cingeranno' la preziosa opera del Bernini nella chiesa del Complesso Monumentale di Santo Spirito, è operazione di grande respiro culturale. Non si comprenderebbe per quale motivo il possibile trasferimento dell'opera in prestito alla città di Monza avrebbe maggiore dignità rispetto alla città di Agrigento. Opere come 'il busto' realizzato dal Bernini sono patrimonio del Paese non della Capitale né di singole città".
Al di la di ogni polemica, ad ospitare il Bernini sarà la chiesa del Santo Spirito a partire dal 20 febbraio.
[Informazioni tratte da ANSA, L'Huffington Post.it]