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Un blogger siciliano condannato per ''stampa clandestina''

Lo storico Carlo Ruta reo di aver curato un blog di documentazione storica e sociale

16 giugno 2008

Quanto avvenuto allo storico siciliano Carlo Ruta ha dell'assurdo: è stato condannato dal Tribunale di Modica (RG) a una pena pecuniaria, per "STAMPA CLANDESTINA", solo per aver gestito un sito di documentazione storica e sociale (il blog AccadeinSicilia.net, già oscurato d'autorità), di cui peraltro era stata comprovata, dalla polizia postale di Catania cui era stato conferito l'incarico degli accertamenti, la non periodicità regolare.
Insomma, secondo l'incredibile sentenza penale emessa dal giudice Patricia Di Marco, dietro denuncia presentata dal magistrato Agostino Fera, il blogger Ruta ha pubblicato in barba alle normative sull'informazione e sanzionato per la sua periodicità non regolare. Ma qualsiasi pubblicazione di contenuti in un blog non segue, per sua stessa ''natura'' i canoni e i ritmi della stampa tradizionale. Per questo la sentenza del Tribunale di Modica ha già accesso parecchie polemiche e discussioni.
La decisione dei magistrati, che non sembra proprio avere precedenti neppure in Europa, allarma gli osservatori (LEGGI).

Secondo Articolo 21, l'Associazione che si batte per la libertà di espressione, la decisione dei giudici crea grande incertezza. "Non siamo abituati a commentare le sentenze - ha dichiarato Giuseppe Giulietti tra i fondatori dell'associazione - ma non vogliamo che questa resti avvolta nell'ombra perché riguarda l'articolo 21 della Costituzione e la libertà della rete, in un momento tra l'altro particolarmente delicato per l'informazione, in cui si decreta il carcere per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni che non rientrano in quelle consentite" (LEGGI).

Se per comprendere appieno la portata della sentenza è necessario attendere la sua pubblicazione, c'è chi non intende aspettare. L'idea che un blogger possa o debba rispettare formule di pubblicazione che appartengono alla legge sulla stampa, ossia ad una normativa datata, aggiornata per accogliere le pubblicazioni registrate in Tribunale e quelle che aspirano a sovvenzioni pubbliche, appare così paradossale che c'è chi si chiede se le ragioni di una condanna di questo genere siano esclusivamente di tipo tecnico.
E' lo stesso Ruta a suggerire altre strade. "Nel mio blog - ha affermato - io ho fatto ampie ricostruzioni, con una documentazione dettagliata e in parte inedita sul caso di Giovanni Spampinato, il giornalista, colaboratore dei quotidiani l'Ora e l'Unità che nel 1972, a soli 22 anni, fu ucciso a Ragusa mentre stava portando alla luce, in un'inchiesta su un delitto, un rilevante intreccio di affari e malavita...". "Una sentenza del genere, che reca riscontri soltanto in Cina e in qualche nazione a regime dittatoriale - ha anche dichiarato Carlo Ruta -, per le leggi che vigono nel nostro paese è un'assurdità. Costituisce un attacco frontale al mondo del web, alla democrazia, ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. E' quindi importante che le realtà delle reti, le sedi dell'informazione, le espressioni del paese civile rispondano con la massima determinazione. E' per questo che ci attiveremo tra conferenze stampa ed altre azioni affinché tutti vengano a conoscenza di questa violazione della libertà di espressione. Perché questo rappresenterebbe un precedente molto grave".

Altre informazioni su: www.leinchieste.com

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16 giugno 2008
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