Un capofila per il Ponte
Il Gruppo Astaldi sarà il capofila della cordata, italiana al 67%, per la costruzione del Ponte sullo Stretto
Il capofila per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina sarà il Gruppo italiano Astaldi che parteciperà con una quota del 23% di un gruppo di imprese, italiano al 67%. (leggi qua)
Alla cordata partecipano anche tre colossi stranieri: le spagnole Ferrovial Agroman e Necso Entrecanales Cubiertas con il 13% ciascuna, e la giapponese Nippon Steal Corporation con il 7%.
Avrebbe dovuto partecipare anche la francese Vinci al gruppo di imprese, ma ha poi aderito alla cordata capitanata dall'altro gruppo italiano, la Impregilo.
Le aziende italiane alleate di Astaldi sono Pizzarotti e Vianini (già al fianco della capofila nel nuovo polo della Fiera di Milano) con una quota del 12% ciascuna, il Consorzio cooperative costruzioni di Bologna col 10%, Grandi Lavori Fincosit e Maire Engineering col 4% ciascuna, e Ghella Costruzioni con l'1,99%.
Quindi fatto l'ulteriore passo, si pensa a quale soluzione adottare per far sì che si prevengano problemi burocratici che potrebbero minacciare la realizzazione dell'opera, che fino ad ora non si è fermata di fronte a nessun impedimento.
Visto, infatti, verso quale monumentale opera si va incontro una proposta in tal senso c'è già stata, "un'Authority di Alta Garanzia per il Ponte sullo Stretto di Messina, per prevenire la valanga di ricorsi che, durante i lavori, potrebbero minacciare la realizzazione dell'opera e che garantisca sicurezza, equità e ripartizione dei vantaggi", interessi non soltanto dei cittadini del Mezzogiorno d'Italia, ma dell'intera Europa allargata.
Per quella che potrebbe essere l'opera più grandiosa mai costruita nel Mediterraneo è stato proposto quindi un 'tutor' speciale, che dovrebbe operare in coordinamento con l'Autorità dei Lavori pubblici in quanto quest'ultima ''si rivelerebbe troppo generica'' per un'opera delle dimensioni del Ponte sullo Stretto a cui serve ''un altro organismo di garanzia specificamente dedicato''.
Vi sono infatti, numerosi aspetti che potrebbero incidere sugli utenti, sui cittadini delle zone limitrofe al ponte, oltre a tutti gli aspetti relativi al pedaggio, alle disfunzioni o alle irregolarità che potrebbero emergere sia nella fase di costruzione, sia nella fase di successiva gestione. Altri aspetti critici potrebbero riguardare l'impiego occupazionale, il turismo, l'ambiente, la sicurezza del ponte.
L'idea di un'Authority di Alta Garanzia è stata largamente apprezzata.
E sarà inaugurato il prossimo 7 agosto uno dei ponti al quale quello tra Scilla e Cariddi potrebbe ispirarsi, il maxi Ponte di Rio-Antirio in Grecia.
Il colossale ponte che in Grecia collega le località di Rio e Antirio, sulle due sponde del Golfo di Corinto, è stato costruito con avanzate tecnologie antisismiche; può reggere un terremoto fino al 7° grado della scala Richter, o a una nave da 180.000 tonnellate che finisca a 18 nodi di velocità contro uno dei suoi piloni, che in caso di terremoto possono spostarsi di due metri senza compromettere la stabilità della struttura.
Un modello, insomma, che andrebbe bene anche per lo stretto di Messina, secondo il presidente del consorzio franco-greco Gefyra che l'ha costruito, Jean Paul Teyssandier.
Per il ponte di Rio-Antirio, una struttura lievemente arcuata dall'impressionante colpo d'occhio, che sorge in una zona ad alto rischio sismico, è stata scelta la soluzione del "cable stayed bridge", ovvero di un ponte sospeso da molti cavi sottili appesi ai piloni, ma che non tocca i piloni, consentendo un'oscillazione in caso di scosse.
Gli ammortizzatori che lo tengono stabile sono progettati per spezzarsi in caso di scossa. In questa categoria di ponti, con i suoi 2,2 km, è il più lungo al mondo. I maxi piloni (90 metri di diametro nella base subacquea, i più larghi al mondo, per un peso di 75 mila tonnellate) sono appoggiati sul fondo marino, che è stato rinforzato con tubi d'acciaio conficcati nel terreno alluvionale (2 metri di diametro per 30 di lunghezza) ricoperti di brecciolino. Nello studio è stato preso in considerazione anche il forte vento: il ponte resiste senza forti oscillazioni a raffiche fino a 250 kmh.
L'imponente opera costerà 750 milioni di euro (il Ponte sullo Stretto costerà 4,6 miliardi di euro): i finanziamenti vengono per il 47% dalla Banca europea degli investimenti (Bers), dallo Stato greco con contributi Ue (44%) e da azionisti privati.
Per 35 anni dopo l'apertura, la Gefyra gestirà il ponte, facendo pagare il pedaggio di 9-10 euro alle auto, e 35 ai tir (i prezzi del pedaggio sul Ponte sullo Stretto andranno dai 5 agli 80 euro).