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Un comune gestito dalla mafia

Trabia, piccolo comune in provincia di Palermo, nelle mani del clan di Salvatore Rinella, boss arrestato nel 2003

17 febbraio 2006

La maxioperazione di antimafia che all'alba di ieri ieri ha portato in carcere dodici persone tra politici, imprenditori e impiegati comunali, e che ha visto l'impiego di un centinaio di militari tra i comuni di Trabia, Bagheria e Marineo, tutti comuni della provincia di Palermo, ha svelato l'ennesimo collegamento tra mafia politica e affari.
L'inchiesta ha preso il via nel '99 dalle indagini per la ricerca del boss latitante Salvatore Rinella, arrestato nel 2003. Sono finiti in manette esponenti e favoreggiatori dei boss del mandamento mafioso di Caccamo e fra loro anche l'ex sindaco di Trabia e l'attuale capo ufficio tecnico del comune, oltre a vari imprenditori che hanno interessi economici tra Termini Imerese e Bagheria.
L'inchiesta è basata in gran parte su intercettazioni ambientali e telefoniche, che riguardano, oltre al pilotaggio degli appalti pubblici e delle estorsioni, anche il sistema di controllo sulla politica e le passate campagne elettorali.

Tra le persone arrestate c'è l'ex sindaco di Trabia, Giuseppe Di Vittorio (Forza Italia), accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, il capo dell'ufficio tecnico del Comune, Giovanni Ciaccio, e l'imprenditore Salvatore Buttitta.
A Trabia, regno del boss Rinella, Cosa Nostra disponeva e il sindaco, ''un amico'', eseguiva. Dalle indagini sono state messe in luce le infiltrazioni dei capimafia nella vita amministrativa ed economica di Trabia, grazie anche al ruolo dell'ex sindaco Di Vittorio, indicato come il referente del boss. Secondo il collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè ''a Trabia ci sono sempre stati sindaci che erano nelle mani di cosa nostra''. Il pentito descrive il paese come una ''roccaforte'' dei mafiosi, dove un solo sindaco, racconta Giuffrè, ''non è stato nelle mani dei boss'' e si chiama Di Vittorio, omonimo dell'indagato arrestato ieri.
Secondo i pm della Dda, l'ex sindaco di Trabia, insieme al capo dell'ufficio tecnico del Comune, Giovanni Ciaccio, avrebbero ''favorito la famiglia mafiosa di Trabia nell'aggiudicazione degli appalti pubblici'', e sono accusati inoltre di avere ''favorito altri esponenti mafiosi segnalati dai Rinella per ottenere condizioni favorevoli per la vendita di terreni del Comune di Trabia'', per lo stanziamento di fondi pubblici, per ''l'inserimento di terreni nel piano regolatore del Comune''. Insomma, secondo gli investigatori, Di Vittorio avrebbe messo ''a disposizione del boss Rinella la propria carica amministrativa''.

Nelle intercettazioni effettuate a Trabia - secondo quanto risulta da atti dell' inchiesta - emerge, anche, l'interessamento dei mafiosi nella campagna elettorale di un avvocato penalista che è stato poi eletto alla Camera dei Deputati. I boss, da quanto emerge dalle intercettazioni ambientali, si sarebbero dati da fare per far votare il penalista Nino Mormino. Il 28 marzo 2001, a poche settimane dal voto, le cimici piazzate all'interno di un deposito dei fratelli Diego e Pietro Rinella registrarono un dialogo tra i due uomini di mafia e l'allora primo cittadino Di Vittorio. ''Dalla conversazione - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - emerge che il sindaco si accredita quale 'nuncius' e cliente del penalista di Forza Italia, e chiede ai Rinella di attivarsi per fornire in maniera discreta l'appoggio elettorale al candidato a Trabia e nei paesi limitrofi''. È possibile, comunque, che le cosche abbiano appoggiato Mormino a sua insaputa.

''Gli uomini di Cosa nostra si infiltrano nelle amministrazioni comunali tanto da gestire direttamente le attività economiche e politiche di un paese. E tutto ciò si ripercuote nella politica, da quella locale fino a quella regionale e nazionale''. Così Piero Grasso, Procuratore nazionale antimafia, ha commentato l'inchiesta della Dda di Palermo e l'operazione di ieri. ''I boss - afferma Grasso - si annidano nelle amministrazioni locali e le inchieste delle Dda siciliane dimostrano sempre più spesso questo intreccio''.

I dodici provvedimenti sono stati firmati dal giudice per indagini preliminari Antonio Caputo su richiesta del Procuratore aggiunto di Palermo, Sergio Lari e i pm della Dda Lia Sava, Michele Prestipino e Costantino De Robbio.
Gli arrestati - Ecco i nomi delle altre persone fermate all'alba di ieri: Giuseppe Mario Conti, 43 anni; Innocenzo Ponziano, 37 anni; Giovanni La Barbera, 33 anni; Rosanna Modica, 30 anni; Diego Rinella, 46 anni, giá in carcere per altre cause; Francesco Virga, 60 anni; Andrea Anello, 56 anni e Salvatore Buttitta, 81 anni, agli arresti domiciliari.

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17 febbraio 2006
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