Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Un Ddl per realizzare il sogno dei mafiosi...

Bocciata dal governo la ''riforma anti-pentiti'' presentata da un senatore di maggioranza che ne ha rivendicato la bontà

03 febbraio 2010

E' composto di due soli articoli, è numerato disegno di legge N. 1912, si intitola "Modifica degli articoli 192 e 195 del codice di procedura penale in materia di valutazione della prova e di testimonianza indiretta" ed è stato presentato al Senato della Repubblica da Giuseppe Valentino, proveniente dalle file di Alleanza Nazionale ed attuale collaboratore dell'avvocato Niccolò Ghedini nella consulta Pdl per la giustizia.
Il testo, di quella che è stato subito rinominata "norma anti-pentiti", trasformerebbe in perentoria disposizione quanto scrive l'attuale articolo 192, comma 3, del codice di procedura: "Le dichiarazioni sono valutate unitamente agli altri elementi di prova che ne confermano l'attendibilità".
La legge di Valentino aggiunge altri due commi, il bis e il ter, all'articolo 192. Nel bis è scritto: "Le dichiarazioni di più coimputati o imputati in procedimenti connessi assumono valore probatorio o di indizio ove sussistano le condizioni di cui al comma precedente". Quindi, al di fuori di questa regola, è tutto da buttare via. Ma ecco l'ultima botta, la più micidiale, il comma ter: "Sono inutilizzabili le dichiarazioni anche in caso di riscontri meramente parziali".
Il magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio, in un'intervista al quotidiano "La Repubblica", ne spiega il significato con un esempio. Se un pentito parla di cinque omicidi, oggi lo si può condannare per le prove trovate per i primi quattro e assolvere per l'ultimo in mancanza di riscontri obiettivi. Con le regole di Valentino le rivelazioni del pentito diventeranno carta straccia per tutti e cinque gli omicidi.
Inoltre i mutamenti proposti per l'articolo 195 allargano ulteriormente la "inutilizzabilità" delle dichiarazioni dei testimoni. Ad esempio il poliziotto che raccoglie l'ultimo fiato della vittima di un killer e che fa il nome del suo assassino non potrà darne testimonianza.
Per il pm palermitano Antonino Ingroia, con una norma del genere: "Si corre il rischio di mettere la pietra tombale su tutti i processi di mafia. Se approvato, avrebbe effetti devastanti. Sarebbe un'inversione di tendenza rispetto ai vecchi principi antimafia degli anni Ottanta [...] Il vecchio sogno dei mafiosi è sempre stato quello della revisione dei processi".

Ieri, l'opposizione si è scagliata contro la proposta del senatore Valentino. Contrario al ddl anti-pentiti anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni: "Finché io sarò ministro dell'Interno una proposta del genere non passerà mai". Nel dibattito è intervenuto, subito e con decisione, lo stesso Guardasigilli Angelino Alfano. "Sono assolutamente contrario", ha assicurato il ministro della Giustizia, spiegando che la proposta Valentino "è fuori dal programma di governo, non se ne è discusso con la coalizione". E dunque, ha tagliato corto il Guardasigilli, si tratta "di un'iniziativa personale".
"Prendiamo atto della dichiarazione del ministro Alfano e della sua (e quindi del governo ) presa di distanza dal ddl Valentino", ha detto la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, "ci auguriamo ora che la maggioranza in Senato si comporti di conseguenza. Visto che il senatore Valentino non è un semplice parlamentare ma è il coordinatore vicario della Consulta sulla giustizia del Pdl attendiamo dalla maggioranza a palazzo Madama una parola chiara".
Duro anche il commento di Walter Veltroni: si tratta - ha detto - di una norma che va verso "l'impunità dei reati mafiosi". "Invece di sostenere gli enormi sforzi che magistrati e forze dell'ordine stanno compiendo con grande successo contro le mafie militari, Governo e maggioranza ultimamente mi sono sempre più impegnati nella direzione opposta".

Le critiche piovute sul suo ddl hanno portato il senatore Valentino a spiegare in una nota che "il catastrofismo dell'opposizione quando deve trattare questi temi, è noto. Ma non è possibile criminalizzare questo tipo di ipotesi legislative senza che prima siano state discusse nelle sedi deputate". Inoltre, "la prospettiva del pentito deve essere corroborata con un'attività investigativa adeguata. Non basta raccontare fatti, bisogna trovare elementi che riscontrino le dichiarazioni accusatorie. I magistrati di comprovata professionalità, e in Italia ce ne sono moltissimi, potranno certamente individuare quegli elementi che consentiranno di dare dignità all'accusa, altrimenti tutto rimarrà una mera enunciazione, non trovando ingresso nel processo".
Per il senatore Valentino, dunque, "si fa del terrorismo che non giova a un esame sereno della situazione, dimenticando che da tempo l'avvocatura italiana ed una parte sensibile della comunità dei giuristi denuncia la necessità di regolamentare in maniera più puntuale questi particolare criteri di valutazione della prova imposto dall'articolo 192 del Codice di Procedura penale".
Il senatore, comunque, non dichiara alcun ripensamento, nonostante lo stop arrivato dal governo. "Prendo atto della contrarietà del ministro, ma io non faccio passi indietro". "In ogni caso, il Guardasigilli Alfano poteva risparmiarsela una previsione sgradevole sul destino del provvedimento, poteva limitarsi a dissentire". Secondo Valentino il suo ddl di riforma contiene addirittura "un principio sacrosanto": "Io chiedo che ci sia un riscontro esterno alla dichiarazione accusatoria di un collaboratore di giustizia", ha detto il senatore rivendicando di aver presentato "in autonomia" la proposta. "Dovrebbe essere così anche oggi - ha osservato Valentino - ora è sufficiente per diventare prova che pezzi di dichiarazioni, da parte di più soggetti, si conferiscano credito a vicenda. Quante accuse infondate poi sono fatte risalire a un morto?". Valentino ha poi negato che la sua proposta rappresenti una legge ad personam per tutelare il premier Silvio Berlusconi dalle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza: "Ho presentato il testo il 27 novembre, una settimana prima della deposizione di Spatuzza".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, Apcom, Repubblica.it]

 

 

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

03 febbraio 2010
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia