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Un declino inarrestabile

La Corte dei conti: "Senza aiuto da Roma la Sicilia non riuscirà ad affrontare e risolvere da sola i propri molteplici problemi"

30 giugno 2012

È dura la critica dei magistrati contabili della Corte dei Conti emersa dall'udienza pubblica del giudizio di parificazione del rendiconto generale per l'esercizio 2011. La presidente delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti Rita Arrigoni, ha parlato di "segnali di inarrestabile declino". Nell'Isola, come in altre aree del Sud, "grava il peso della criminalità organizzata e della corruzione", ha spiegato, che "infiltra le pubbliche amministrazioni, inquina la fiducia tra i cittadini, il funzionamento del mercato, accresce i costi della vita economica e civile".

I residui passivi, cioè i debiti per spese già impegnate ma non ancora pagate della Regione siciliana, sono cresciuti da 5 a 7 miliardi di euro. È un quadro definito "allarmante" dal presidente Arrigoni, "con un debito regionale in continua crescita che tra novembre e dicembre 2011 ha visto attivare nuovi prestiti per 818 milioni di euro, determinando una complessiva esposizione a fine anno per circa 5 miliardi e 300 milioni, un debito destinato a salire malgrado l'impugnativa del commissario dello Stato".
La Corte ha inoltre manifestato "preoccupazione per il contributo agli obiettivi di finanza pubblica richiesto alla Regione con oneri stimati pari a circa 850 milioni per il 2012 e in circa 900 milioni per gli anni 2013 e 2014, da scontare nel patto di stabilità. L'insieme delle manovre approvate nel corso 2011 hanno comportato una correzione strutturale di 48,9 miliardi nel 2012, pari al 3,1 per cento del Pil, cifra destinata a salire a 81,3 miliardi nel 2014, pari a circa il 4,9 per cento del Pil".
"Con il decreto Salva Italia - spiega la relazione - è stato chiesto alle regioni a statuto speciale un ulteriore contributo di 860 milioni, e la Sicilia ha partecipato per circa il 40 per cento dell'intera somma, con un onore sulla finanza regionale di circa 310 milioni, a cui si aggiunge l'ulteriore partecipazione per 160 milioni al finanziamento della sanità da reperire con l'innalzamento dell'aliquota Irpef".

I segnali dell'"inarrestabile declino della Sicilia" si possono leggere anche nella drammatica situazione delle imprese. "La Sicilia - nota il presidente Arrigoni - è la regione che ha perso più imprese attive nel Mezzogiorno: un'erosione che tra il 2007 e il 2011 ammonta a 4500 unità". Secondo il presidente sarebbe "auspicabile un sostegno alla Sicilia da parte del governo nazionale, come si va prospettando in ambito europeo per gli Stati in pericolo di default".
Arrigoni ha lanciato un monito diretto alla realizzazione di obiettivi di risanamento finanziario per le "società regionali, la riorganizzazione del sistema di gestione dei rifiuti, la riduzione degli enti sanitari, le norme sulla trasparenza, la semplificazione e le iniziative a contrasto della corruzione e della criminalità organizzata".

Alla Sicilia, poi, la spesa del personale regionale costa un miliardo e 84 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i pensionati, quasi 17mila al 31 dicembre 2011, e che invece costano 639 milioni di euro. È uno dei dati critici della Regione siciliana che si legge nella requisitoria di rito del Procuratore generale d'appello della Corte dei Conti, Giovanni Coppola, presentata nel corso del l'udienza pubblica, che si è tenuta a Palazzo Steri a Palermo.
Secondo quanto rilevato dai magistrati contabili, i dipendenti della regione siciliana sono, al 31 dicembre 2011, 20.288, di cui 17.218 a tempo indeterminato e 3070 a tempo determinato. I dirigenti a tempo indeterminato alla stessa data ammontavano a 1835, a cui vanno aggiunti 82 dirigenti esterni. Nel 2011 risultano andati in pensione ben 998 dipendenti, la maggior parte dei quali "baby pensionati" che hanno potuto ottenere la pensione con 25 anni di servizio nel caso in cui accudissero un parente gravemente disabile. Un privilegio definito dalla corte "anacronistico" e che è stato poi eliminato con l'articolo 4 della legge regionale 7 del 2012.
Leggermente diminuito rispetto all'anno scorso, però, il costo del personale addetto alla Sanità in Sicilia, pari a 50.034 unità

"Sono 34 le società partecipate della Regione e 20 di queste, con un sistema simile alle scatole cinesi - ha spiegato poi il procuratore generale d'appello Coppola - detengono partecipazioni in altre società. Inoltre, delle 34 partecipate, ben 21 hanno chiuso in perdita l'ultimo bilancio di esercizio. È ancora inattuata, inoltre. La prevista riduzione a 14 delle società partecipate". "La spesa regionale complessiva si era attestata, nel 2010, in termini di impegni, su 19 miliardi e 259 milioni, ma nel 2011 non si è per nulla ridotta, anzi vi è stato un incremento di 299 milioni di euro, con uscite che sono aumentate dell'1,5 per cento raggiungendo un importo di 19 miliardi e 558 milioni".
Diminuiscono del 13% le entrate accertate che sono, al netto dei prestiti, 15 miliardi e 587 milioni, con un bilancio negativo di 3 miliardi e 971 milioni compensato con una voce contabile definita dal procuratore Coppola "tanto suggestiva quanto discutibile, cioè l'avanzo di amministrazione" e con un mutuo con la Cassa depositi e prestiti di 954 milioni e 790 mila euro.
In flebile ripresa il settore degli appalti pubblici: in Sicilia, nel 2011, ne sono stati aggiudicati 767 per un finanziamento di poco oltre i 900 milioni di euro, un risultato che però si scontra con i tempi definiti "biblici" dal procuratore generale. Il riferimento è all'ultimazione e al collaudo delle opere. Dei 1254 appalti aggiudicati nel 2005, solo 605 risultavano collaudati al 31 dicembre 2011, mentre dei 1407 aggiudicati nel 2006, solo 448 risultavano collaudati alla fine del 2011. Il procuratore generale è stato critico anche sulle infrastrutture, in particolare sulla situazione della rete ferroviaria regionale.
Il procuratore Coppola ha poi aggiunto che, se lo Stato non fornisce alla Sicilia "adeguati mezzi finanziari" i 5 milioni di abitanti continueranno a vivere "nell'arretratezza delle proprie vetuste risorse infrastrutturali". "Siamo ormai da diverso tempo in una situazione economica drammatica, dai risvolti internazionali e dagli esiti incertissimi - ha aggiunto - e la Sicilia in questo frangente è come il manzoniano vaso di terracotta. Senza adeguati mezzi finanziari i siciliani non potranno sottrarsi alla rassegnazione antica, che si traduce in forza di attrazione mafiosa e clientelare a disposizione dei prepotenti e dei potenti di ieri, di oggi e di sempre". Senza soldi da Roma la Sicilia "non riuscirà ad affrontare e risolvere da sola i propri molteplici problemi, dei quali la più drammatica manifestazione è rappresentata dalla mancanza di lavoro che determina uno stato di vergognosa semipovertà, che alimenta il triste fenomeno dell'immigrazione".
Per Coppola il governo regionale siciliano "è costretto ad operare con quello che ha, in pratica con i fondi insufficienti del proprio bilancio, cercando di limare le spese dal momento che è molto difficile incrementare le entrate".

Secondo il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo "la Corte dei Conti, con il giudizio che parifica il rendiconto per il 2011, colloca la situazione finanziaria regionale nel contesto di grave congiuntura economica nazionale ed evidenzia gli sforzi posti in essere dal governo regionale nell'adozione di misure di risanamento che hanno ricondotto la spesa corrente al di sotto del livello del 2000, sforzi definiti dal Procuratore generale 'di moralizzazione politico-finanziaria e di riduzione della spesa'". "La Corte - commenta l'assessore regionale per l'Economia Gaetano Armao - conferma il rispetto del Patto di stabilità, indica alcune misure di riequilibrio che il governo ha più volte proposto all'Ars e che saranno riproposte nel contesto del disegno di legge all'esame della commissione Bilancio, affrontando quelle spinte contrarie di interessi corporativi e di ricercatori di rendita che la stessa Corte ha stigmatizzato con le parole conclusive del presidente Arrigoni". "Nelle considerazioni della Corte - conclude Armao - risulta confermata la linea del confronto aperto dal governo regionale con il governo nazionale sull'autonomia finanziaria e il rafforzamento del riequilibrio finanziario".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

 

 

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30 giugno 2012
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