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Un detenuto mafioso si toglie la vita e un deputato della Lega gioisce

Un ex detenuto al regime di 41bis si è suicidato nel carcere catanese di Bicocca. Un deputato leghista: "Ha fatto bene!"

16 giugno 2010

Ancora un altro detenuto si è tolto la vita. L'ennesimo che va ad allungare la lista dei suicidi in carcere che, come dicevamo in un articolo di ieri (LEGGI), in meno di sei mesi ne conta già 31.
Questa volta è "toccato" ad un detenuto del carcere catanese di Bicocca: si è tolto la vita respirando il gas della bomboletta che alimentava un fornelletto da campeggio nella sua cella. Antonio Gaetano Di Marco, 43 anni, piccolo boss di Bronte, era stato condannato per mafia, e aveva altri dieci anni di pena da scontare. La morte è stata scoperta all'alba dai compagni di cella, con i quali l'uomo aveva guardato ieri sera in tv la partita dalla nazionale.
Di Marco, cugino del boss Francesco Montagno Bozzone, l'uomo che Santo Mazzei aveva indicato come rappresentante della commissione provinciale di Cosa Nostra, era depresso dopo che la Procura di Catania aveva ordinato il sequestro dei suoi beni. Venerdì era stato visitato dallo psichiatra della struttura carceraria, ma il medico non aveva notato segni di peggioramento. Ex detenuto al 41 bis, da mesi era stato ammesso al circuito di alta sicurezza uno: in pratica avrebbe dovuto essere controllato a vista. Per commettere il suicidio, si è coperto con le lenzuola sulla sua branda.

Antonio Di Marco era stato condannato e poi assolto per il tentato omicidio di Gabriele Belletto Grillo avvenuto a Bronte nel 2007. Successivamente era stato arrestato nell'ambito dell'operazione 'Trash' perché ritenuto uno dei capi del gruppo mafioso del clan di Montagno Bozzone per il quale avrebbe curato il traffico della droga, le estorsioni e la detenzione di armi.
"Dall'inizio dell'anno - si legge in una nota dell'osservatorio permanente sulle morti in carcere - 25 detenuti si sono tolti la vita impiccandosi e 4 con il gas della bomboletta da camping, mentre per altri 3 decessi causati da inalazione di gas le intenzioni suicide sono dubbie: probabilmente il detenuto ha utilizzato il butano come stupefacente, per cercare di 'sballarsi' (abitudine piuttosto diffusa tra i tossicodipendenti in carcere), ma è subentrato un arresto cardiocircolatorio che lo ha ucciso". "La personalità di Antonio Di Marco e le modalità con le quali ha utilizzato il gas (coprendosi la testa con un lenzuolo) fanno propendere invece per una reale intenzione suicida. Nelle carceri di Catania negli ultimi 5 anni sono morti 7 detenuti, di cui 4 suicidi. Da inizio anno i suicidi certi sono 29 (3 casi sono dubbi), mentre il totale dei detenuti morti è di 90. Negli ultimi 10 anni i suicidi salgono a 586 e a 1.688 il totale dei morti", conclude la nota.

E sul suicidio di Di Marco si è innestata una polemica causata dalle parole del parlamentare leghista Gianluca Buonanno: "Oggi abbiamo avuto notizia che si è suicidato un mafioso, un ex 41 bis, detenuto del carcere di Catania. Certo che se altri pedofili e mafiosi facessero la stessa cosa non sarebbe affatto male". Come dire: meno affollamento dietro le sbarre e meno spese per lo Stato, sembra voler essere la conclusione di Buonanno, che è convinto di interpretare il pensiero comune: "Sono sicuro che molti cittadini la pensano come me" ha detto il deputato che è anche componente della commissione Antimafia. "Non più tardi di qualche giorno fa - ha detto l'esponente del Carroccio in un intervista al quotidiano online Affaritaliani.it - è stato arrestato un boss mafioso che era indigente ma aveva villa con piscina etc un patrimonio di 4 milioni di euro. Quindi può darsi che ci siano comuni che senza saperlo danno soldi a qualche indigente senza saperlo". Uno spreco che, in tempi di crisi, risulta ancor più intollerabile e che ha dato lo spunto alla Lega per chiedere di revocare le pensioni ai condannati per mafia e terrorismo. "Si parla di crisi, di sacrifici, di tagli. Ma allora perchè - si domanda Buonanno - si erogano le pensioni ai boss mafiosi e gli si concede lo stesso trattamento di cittadini onesti, che hanno lavorato tanti anni e versato i contributi? E' ora che il governo cominci a tagliare queste scandalose elargizioni, in contrasto con l'articolo 1 della nostra Costituzione, quando recita che l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, quello vero, non quello con lupara, cemento o kalashnikov".

Le parole del parlamentare leghista non hanno suscitato particolari reazioni nella maggioranza, mentre il Pd si indigna. "Maroni prenda immediatamente le distanze dalle parole di Buonanno, che si è dilettato in dichiarazioni allucinanti, che fanno carta straccia del rispetto della vita umana e alimentano il clima di intolleranza e violenza" ha attaccato la capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti, che ha definito quelle del deputato leghista "parole di una gravità inaudita". "Non è certo augurandosi il suicidio degli autori di gravissimi reati - ha concluso l'esponente democratica - che si tutelano le vittime e si garantisce rispetto della legalità".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica.it]

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16 giugno 2010
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