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Un disastro annunciato

Gli immigrati hanno incendiato il Cie di Lampedusa. Preoccupazione, rabbia ed esasperazione sull'isola

21 settembre 2011

AGGIORNAMENTO
E' degenerata la protesta di alcune centinaia di tunisini che si stava svolgendo nei pressi del porto vecchio di Lampedusa, a due passi da una pompa di benzina. Secondo le prime frammentarie informazioni alcuni migranti si sono impossessati di tre bombole di gas all'interno del vicino ristorante "Delfino blu" minacciando di farle esplodere. A questo punto le forze dell'ordine, in assetto anti sommossa, hanno caricato i manifestanti. Gli scontri hanno coinvolto anche alcuni abitanti dell'isola, che hanno dato vita a una fitta sassaiola nei confronti degli immigrati, che hanno risposto lanciando a loro volta pietre e suppellettili. Altri scontri tra tunisini e forze dell'ordine sono avvenuti anche all'interno del Centro di prima accoglienza dove si trovano ancora un centinaio di immigrati. Nel poliambulatorio dell'isola stanno intanto affluendo i primi feriti, appartenenti alle forze dell'ordine. Il responsabile sanitario, Pietro Bartolo, ha chiesto l'invio di altre ambulanze dal centro di accoglienza. Dopo la troupe di Sky Tg24, alcuni lampedusani hanno aggredito anche l'operatore della Rai Marco Sacchi, facendogli cadere per terra la telecamera. L'aggressione è avvenuta davanti il distributore di benzina dove la polizia, in assetto antisommossa, ha caricato un gruppo di tunisini che minacciava di fare esplodere acune bombole di gas.
Ma a Lampedusa si registrano disordini anche in altre zone dell'isola, in un clima di "caccia all'uomo" che sta coinvolgendo anche gli abitanti.

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Un incendio di vaste proporzioni ha danneggiato ieri sera il Centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa, in contrada Imbriacola. Il rogo sarebbe stato appiccato da immigrati di nazionalità tunisina, che da diverse settimane sono ospiti della struttura. Alcuni extracomunitari sarebbero anche riusciti a fuggire.
La zona è stata subito presidiata dalle forze dell'ordine e dai vigili del fuoco, che sono riusciti a circoscrivere le fiamme. L'incendio, appiccato in diversi punti, ha causato una densa nube di fumo nero sospinta dal vento verso il centro abitato.
Nel centro di prima accoglienza si trovano circa 1200 tunisini, che nei giorni scorsi hanno protestato a più riprese per chiedere il loro trasferimento da Lampedusa ma di non essere rimpatriati come, invece, prevede l'accordo firmato di recente tra la Tunisia e l'Italia. Il rogo sarebbe legato proprio a queste proteste.
Il ministero dell'Interno ha però confermato il programma: "Il Viminale continuerà i rimpatri degli immigrati come previsto, ovvero con due voli al giorno per 50 persone".

L'incendio ha gravemente danneggiato gli unici tre edifici del Centro d'accoglienza che ospitavano gli oltre 1.000 migranti. Due dei tre edifici sono inagibili. I Vigili del fuoco hanno spento le fiamme ma dal rogo si è sprigionato un denso fumo. I tunisini sono fuggiti dalla struttura ed hanno invaso le strade dell'isola.
Numerose persone, tra immigrati tunisini, poliziotti e carabinieri, sono rimaste intossicate dal fumo. Gli intossicati, ma le loro condizioni non sono gravi, sono stati ricoverati al Poliambulatorio per un controllo. Tra gli intossicati anche un extracomunitario paraplegico, costretto su una sedia a rotelle.
Oltre 600 immigrati tunisini hanno trascorso la notte all'addiaccio. Circa 300 sono stati sistemati al campo sportivo dell'isola, altri 300 sono stati sitemati dalle forze dell'ordine nei pressi del Porto vecchio. Gli altri 300 sono stati portati, invece, nell'unica struttura rimasta agibile del centro di accoglienza. Sono complessivamente più di 900 i tunisini sbarcati nei giorni scorsi a Lampedusa e fino a ieri ospiti del centro di accoglienza.
Nella notte, cento immigrati tunisini sono stati trasferiti nella notte con un volo militare diretti a Sigonella. Da qui verranno smistati in diversi centri d'accoglienza in attesa di essere rimpatriati. Per oggi sono previsti altri trasferimenti.
La procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta sull'incendio. A confermarlo è stato il procuratore capo Renato Di Natale. L'inchiesta sarà aperta, al momento, contro ignoti. Nell'indagine si ipotizzano i reati di danneggiamento e incendio doloso di cosa pubblica. "Quando la squadra mobile completerà le indagini - ha spiegato Di Natale - valuteremo se c'è stato o meno rischio per le persone e dunque se potrà essere ipotizzata la fattispecie di strage. In astratto certo sembrerebbe essere possibile, ma poi dobbiamo calarci nella concretezza". Le indagini della Mobile dovranno cercare di identificare, laddove possibile, anche gli autori del vasto incendio che ha distrutto due dei tre padiglioni del centro d'accoglienza. "Non sarà certamente semplice - ha concluso il procuratore capo - ma da quel che mi risulta la polizia sta cercando di ricostruire l'accaduto basandosi su testimonianze e verificando se ci sono o meno delle riprese video".

Save the Children esprime grande preoccupazione per l'incendio, in particolare modo per le sorti di una decina di minori presenti al momento nel centro e arrivati a Lampedusa nella notte di venerdì 16 settembre. "La situazione di tensione nel centro è sfociata nell'incendio e in più di un'occasione avevamo espresso il nostro timore che episodi del genere si potessero verificare" afferma Raffaela Milano, direttore Programma Italia-Europa di Save the Children. "Fino a due giorni fa erano presenti nel centro 4 famiglie con 6 bambini dagli zero ai sette anni, che a seguito delle richieste di Save the Children sono stati spostati in altre strutture esterne. Siamo in contatto diretto con il nostro team di operatori in loco per monitorare la situazione e torniamo a sollecitare l'immediato trasferimento dei minori presenti sia nel Cpsa che nell'ex Base Loran, dove si trovano attualmente 104 minori non accompagnati, in strutture apposite adeguate alla loro accoglienza".

Non è la prima volta che il centro di accoglienza viene dato alle fiamme. Già nel 2009 un altro incendio, sempre appiccato dai tunisini aveva provocato numerosi danni.
Per molti, quanto accaduto ieri non è stato altro che un disastro annunciato, prevedibile e quindi evitabile. Un punto di vista pressoché unanime quello del sindaco. Alcune fonti locali riportano come gli stessi immigrati avessero annunciato un gesto clamoroso se le autorità italiane non li avessero fatto proseguire il loro viaggio verso il Continente.
"E' urgente trovare una sistemazione adeguata per i migranti che sono rimasti senza un riparo", ha dichiarato Laura Bodrini, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati e i richiedenti asilo che ha voluto anche sottolineare come la situazione esplosiva all’interno della struttura fosse più che nota: "Siamo amareggiati per l’incendio, frutto della crescente tensione dovuta al trattenimento prolungato dei migranti all’interno della struttura". Anche l’Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni parla di fatti prevedibili. "Da giorni all’interno della struttura di accoglienza si era creata un’atmosfera molto tesa a causa dell’alto numero di migranti e della mancanza di trasferimenti sulla terraferma", ha affermato Flavio Di Giacomo, responsabile comunicazione dell’organismo.

Se le organizzazioni umanitarie esprimono amarezza per un disastro ampiamente annunciato, il sindaco dell’Isola Bernardino De Rubeis è un fiume in piena: "Avevano avvertito tutti su quello che poteva succedere ed è accaduto. E’ ora che il governo intervenga dopo tanto immobilismo". "C’é una popolazione che non sopporta più, vuole scendere in piazza con i manganelli, perché vuole difendersi da sola, in quanto chi doveva tutelarla non l’ha fatto. L’esecutivo faccia venire subito le forze dell’ordine, porti qui le navi militari affinché sgomberino in 24 ore l’isola, perché questo é uno scenario di guerra". "Siamo stanchi di questa linea morbida adottata dalle forze dell'ordine nei confronti degli immigrati tunisini. Non si capisce perché negli stadi, quando ci sono disordini, poliziotti e carabinieri usano subito le maniere forti contro gli stessi connazionali. Invece, a Lampedusa, accade tutt'altro. Ci vuole anche qui il pugno forte e rinchiudere le centinaia di tunisini che bivaccano da ieri per le strade al campo sportivo". "I tunisini - ha detto arrabbiato il sindaco - sono tutti in mezzo alla strada. Chi garantisce l'ordine pubblico e la sicurezza? E' impensabile che centinaia di tunisini, tra cui gli stessi delinquenti che hanno appiccato il fuoco, possano girare liberi per l'isola e fare ciò che vogliono. Può succedere di tutto. Non si capisce perché le forze dell'ordine per agire aspettino non si sa quali direttive".
Il primo cittadino è particolarmente preoccupato perché oggi iniziano i festeggiamenti per la Santa patrona di Lampedusa, la Madonna di Porto Salvo, e sono previste delle processioni. "La gente è stanca - ha detto De Rubeis - vuole tornare a vivere serenamente. Il mio popolo è pronto a difendersi da solo visto che siamo stati abbandonati da tutti".

Eppure solo pochi giorni fa, durante una visita a Lampedusa, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, noncurante degli appelli che si levavano da più parti, aveva minimizzato la situazione: "I migranti hanno detto che le condizioni di vita sono buone". Per poi passare a ringraziare militari e civili che quotidianamente gestiscono l'emergenza: "State svolgendo un ottimo lavoro senza dare mai luogo ad alcun inconveniente". Un refrain delle dichiarazioni del sottosegretario all’Interno (con delega all’Immigrazione) Sonia Viale che circa due settimane fa aveva visitato l’Isola promettendo che la situazione sarebbe presto tornata alla "completa normalità". In quell’occasione l’esponente leghista aveva sottolineato come il sistema legato all’emergenza avesse sostanzialmente retto anche grazie all’impegno del governo di velocizzare le procedure di identificazione, trasferimento ed eventuale rimpatrio.
Nel frattempo l’Isola è rimasta senza una struttura d’accoglienza e "non può più ospitare un solo immigrato", ripete il sindaco De Rubeis.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Il Fatto Quotidiano, Lasiciliaweb.it]

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21 settembre 2011
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