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Un disastro descritto nero su bianco

In un documento della Protezione civile siciliana datato 2008 la descrizione di quanto accaduto nel Messinese

06 ottobre 2009

In una relazione della Protezione civile siciliana, consegnata alla procura della Repubblica di Messina nell'ottobre del 2008, era annunciato il disastro avvenuto l'altro giorno: nella provincia di Messina, è scritto infatti nel documento di cui è in possesso, "situazioni di rischio idraulico e idrogeologico elevato, connesse a interventi eseguiti, si ritiene, anche in violazione delle vigenti norme al testo unico sulle acque e sulle opere idrauliche e alla normativa edilizia e urbanistica".
Nella relazione - che è il frutto del protocollo d'intesa siglato dalla protezione civile con il comune e l'università di Messina per la realizzazione del piano comunale di protezione civile - si ricordano tutti gli eventi alluvionali che hanno interessato il territorio negli ultimi anni, a partire dal 1996 per arrivare fino a quello dell'ottobre del 2007, sottolineando che "il dilagare del processo di urbanizzazione abbia reso sempre più critiche le condizioni di vivibilità delle aree più vulnerabili del territorio".
E ancora: "La disordinata crescita urbana, la cementificazione dei corsi d'acqua e dei versanti, hanno tessuto una trama territoriale estremamente fragile e degradata". Impietosa la fotografia inviata dai tecnici alla procura: "Gli alvei torrentizi vengono frequentemente utilizzati come viabilità, come luoghi di discarica, per occupazioni o costruzioni abusive, come parcheggio o altro". Un "dissesto diffuso", è scritto ancora nella relazione, che evidenzia "l'esistenza di elementi di criticità che vanno assolutamente attenzionati al fine di adottare gli interventi strutturali e non strutturali utili ai fini della salvaguardia della popolazione".

Dunque, era tutto scritto. La Protezione civile aveva previsto tutto. "La causa scatenante le forti alluvioni è stata certamente l'elevata intensità di eventi meteorici, ma non può non essere presa in considerazione la leggerezza di alcune scelte territoriali, che si sono rilevate determinanti negli effetti provocati dal dissesto idrogeologico". Scelte che hanno fatto sì che il "degrado dei corsi idrici del messinese" diventasse un "fenomeno ormai generalizzato e diffuso" capace di provocare un "vero e proprio disastro".
Esattamente quello che è accaduto la notte tra mercoledì 30 settembre e giovedì 1 ottobre.

L'alluvione del 1996 fu "tra le più intense degli ultimi anni con un'onda di piena che investi Messina e i suoi villaggi"; quella del 1998 provocò tre morti nel torrente Annunziata e uno nel torrente Pace; in quella del 2002 caddero in 40 minuti 40 mm di pioggia, "superiore alla soglia di allarme stabilita per Sarno"; quella del 25 ottobre 2007 confermò "la criticità del sistema idrografico messinese". Tutti eventi in cui "le precipitazioni eccezionali hanno rappresentato certamente la molla, l'energia" che, però, "ha mobilitato tutti gli altri elementi già presenti sul territorio e predisposti per far sì che un fenomeno naturale si trasformasse in un vero e proprio disastro" poiché gli alvei "sono risultati insufficienti a far defluire l'onda di piena...perché occupati da immobili di varia natura".
Catastrofi, insomma, "che si legano" tra l'altro "al continuo disfacimento degli ecosistemi naturali e all'espandersi dell'urbanizzazione". Gli sfoghi dei torrenti vengono chiusi o, nella migliore delle ipotesi, ridotti. "Nei torrenti coperti - è scritto - la mancanza di accessi laterali impedisce la pulizia periodica, causando la possibile ostruzione della sezione di scorrimento e provocando il trasporto di materiale fangoso e l'allagamento delle strade, che si trasformano in vie di deflusso verso il mare". Nei "numerosi sopralluoghi" in quelli che dovevano essere gli alvei dei fiumi gli esperti hanno trovato: "camping, parcheggi, campetti di calcio, insediamenti abitativi e produttivi, aree destinate all'agricoltura e allo stoccaggio di materiali vari, recinti per animali, elettrodotti e strutture per le telecomunicazioni, cancelli e baracche". Tutti interventi eseguiti "anche in violazione delle vigenti norme al testo unico sulle acque e sulle opere idrauliche ed alla normativa edilizia e urbanistica".

Nella relazione la Protezione civile aveva anche fornito alcuni suggerimenti sul da farsi affinché il "possibile disastro" potesse rimanere solo sulla carta: "Si tratta di problemi gravi che vanno al più presto affrontati in un'ottica di interventi integrati che, superando l'assurda logica economica, favoriscano il raggiungimento di quell'equilibrio ecosistemico che da molto tempo la geografia indica come l'unica possibilità per uno sviluppo sostenibile. Con una serie di interventi strutturali utili ai fini della salvaguardia della popolazione".
Quanto accaduto la scorsa settiamana ci dice chiaramente che a rimanere suilla carta sono stati solo i suggerimenti.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Ansa.it]

- Fiumare coperte e trasformate in strade "a rischio" (Corriere.it)

- E' allarme frane anche a Palermo di S. Scarafia (Repubblica/Palermo.it)

- Il trucco dei palazzi che raddoppiano di F. Cavallaro (Corriere.it)

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06 ottobre 2009
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