Un disastro senza precedenti
In 26 mila rischiano il posto di lavoro. Crocetta: "Tutto per colpa del blocco della finanziaria"
E’ stato un 27 amaro quello di ieri per i dipendenti regionali, sicuramente non abituati ad un disagio simile: niente stipendi per i quasi 40 mila impiegati.
Le decine di migliaia di dipendenti e pensionati della Regione siciliana "rimasti a secco" dovrebbero essere pagati entro i primi dieci giorni di febbraio. Il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, ha detto che "il bilancio sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale mercoledì prossimo", poi agli uffici occorrerà qualche altro giorno per il pagamento elettronico degli stipendi.
La situazione è precipitata a causa dell'impugnativa della Finanziaria da parte del commissario di Stato, che ha lasciato senza fondi enti e consorzi regionali. Anche il personale del Parlamento siciliano, circa 250 persone alle quali bisogna aggiungere i pensionati, e i 90 deputati regionali sono senza stipendi e indennità parlamentari.
Anche l'assessore all’Economia, Luca Bianchi, ha rassicurato la folta platea: entro la prossima settimana gli stipendi dovrebbero essere accreditati. Almeno per 20 mila regionali. Infatti, il problema è per gli altri 20.000 dipendenti delle società e degli enti collegati alla Regione, per i quali tutto è più nebuloso: "Qui la questione è seria - dice Bianchi - ed è conseguenza dell'impugnativa drastica e ingiustificata cui dovremo porre rimedio. Non è facile e riguarda anche il governo centrale con cui stiamo dialogando e ci stiamo incontrando. Il problema l'ha creato il commissario dello Stato e tocca anche a Roma risolverlo".
Il commissario dello Stato, cassando 34 dei 48 articoli, ha posto paletti al momento insormontabili su spese per circa 570 milioni di euro, con effetti proprio su quei lavoratori. In allarme, dunque, anche i sindacati che annunciano in assenza di soluzioni uno "stato di agitazione che diverrà incontrollabile", mentre diversi sindacati hanno già in programma sit-in e manifestazioni davanti alla Regione. Ieri mattina hanno protestato gli ex Pip, ai quali sono state cancellate due annualità di stipendio previste nella Finanziaria per il 2015 e il 2016.
Cobas-Codir e Sadirs, che rappresentano la maggioranza dei regionali, hanno indetto una manifestazione davanti alla sede della Regione per il 4 febbraio, chiamando alla partecipazione anche i lavoratori degli enti collegati. Migliaia di persone sono pronte alla mobilitazione. I sindacati annunciano che "durante l'assemblea decideremo insieme ulteriori azioni di lotta". "Partecipiamo in massa" è l'invito ai lavoratori, "per gridare basta a questo presidente e a questi politici che ci impoveriscono sempre più e mortificano ogni giorno di più la professionalità e le aspettative di tutti".
Per il Cobas/Codir e il Sadirs "non esistono più presupposti per la ricerca di un dialogo nella certezza che questo governo continuerà a massacrare l'intera categoria". I sindacati contestano "l'inaccettabile permanere del congelamento del 25% del Fampa (salario accessorio) dei lavoratori regionali previsto dalla finanziaria 2014 e delle somme necessarie per il pagamento delle indennità mensa" e sostengono che l'impugnativa del Commissario dello Stato dei due terzi della legge di stabilità col blocco di oltre mezzo miliardo di spesa "mette anche a rischio la condizione e i legittimi diritti di diverse categorie di lavoratori (Eas, ex Eas, Resais...)". Ritengono inoltre "inaccettabile la politica della mancata applicazione della norma di salvaguardia della dirigenza" e "il silenzio del governo regionale sull'apertura di una stagione di riforma per dare voce alle legittime aspettative di tutti i lavoratori, per restituire dignità giuridica ed economica a tutto il personale".
"L'emergenza in Sicilia è scoppiata e davanti alla notizia che quarantamila lavoratori che dipendono economicamente della Regione non riceveranno lo stipendio, mentre i più fortunati ventimila dipendenti lo riceveranno in ritardo, è assolutamente necessario che governo regionale e assessori convochino subito le parti sociali per predisporre il pagamento degli stipendi e per prorogare i contratti di lavoro in scadenza", sostengono Claudio Barone e Gianni Borrelli della Uil Sicilia, che chiedono subito "un intervento del governo nazionale per sbloccare questa situazione causata dall'impugnativa della finanziaria da parte del commissario dello Stato e per sbloccare le spese" e ancora "la convocazione delle organizzazione sindacali da parte dal presidente Crocetta e dell'assessore alla Funzione pubblica, Patrizia Valenti, che hanno una responsabilità primaria. Altrimenti lo Stato di agitazione dei lavoratori diverrà incontrollabile".
"Capisco che quanto accaduto possa creare qualche problema ai padri di famiglia che hanno un mutuo da pagare - afferma il governatore - ma la situazione dei dipendenti della Regione è meno grave rispetto all'emergenza sociale che stiamo affrontando a causa del blocco della spesa in finanziaria, ci sono 26 mila persone che rischiano il licenziamento e altre 21 mila di imprese private in bilico perché senza una soluzione si bloccano le aree industriali, con 2.400 aziende che dovranno fermarsi. E' un dramma, un disastro senza precedenti".
Crocetta è a Roma per incontrare il premier Gianni Letta. Forse i due si vedranno domani. Nell'elenco al vaglio della task-force governativa ci sono oltre 20 mila forestali part-time, 610 lavoratori Resais, 800 dipendenti dell'Ente per lo sviluppo agricolo (350 a tempo indeterminato e 450 stagionali), 300 addetti negli Enti Parco, 2.400 operai dei consorzi di bonifica (1.400 a tempo indeterminato e 1.000 stagionali), 700 impiegati nei teatri pubblici siciliani, 170 dipendenti dell'Ente acquedotti siciliani, 300 addetti delle aree industriali. E poi ci sono i lavoratori privati di accademie, centri culturali, associazioni musicali e concertistiche, organizzazioni sportive.
"Non è possibile far pagare a questo governo che ha risanato i conti ripianando l'anno scorso un miliardo di disavanzo causato da altri i disastri provocati in passato da scelte scellerate compiute dalle giunte precedenti", dice Crocetta.
I 558 milioni bloccati dall'impugnativa del commissario dello Stato sono stati trasferiti in un fondo indisponibile a garanzia dei residui attivi, 3,5 miliardi di crediti non esigibili più altri 11,5 miliardi ancora da verificare, accumulati negli ultimi quindici anni. A garanzia di questi crediti, iscritti in bilancio, c'era un fondo di 2 miliardi, che è stato prosciugato durante i governi Cuffaro e Lombardo. Per il commissario dello Stato quel fondo va ricostituito e la Regione non può procedere con spesa corrente, come sancito da due sentenze della Consulta e dalla Corte dei conti.
Interrogata dai cronisti sulla tenuta dell'ordine sociale a seguito di questa vicenda, il prefetto di Palermo Francesca Cannizzo ha risposto che "Ci sarà la massima attenzione per cogliere tutti quei segnali di allarme, che dovessero provenire, la città e le istituzioni sapranno anche in questa occasione leggere la realtà e comportarsi di conseguenza".
[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Italpress, Lasiciliaweb.it, GdS.it, Corriere del Mezzogiorno, Repubblica/Palermo.it]