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Un esercito di meduse verso un'involontaria guerra

Ogni anno scatta l'allarme meduse ma continua a mancare un piano per controllarle

18 agosto 2008

Già all'inizio dell'estate si erano avvistati banchi formati da milioni di meduse al largo del Mediterraneo avanzare verso le coste italiane. Raggruppandosi via via sempre più numerose, si sono spostate verso i nostri mari portate dalla corrente, e hanno continuato a proliferare senza freni né possibilità di stima “perché nessuno se ne sta occupando”.
Questo è l'allarme che solo all'inizio di agosto ha lanciato l'Istituto di ricerca per la protezione ambientale del ministero dell'Ambiente: "Siamo a livelli di emergenza - aveva avvertito Silvio Greco, dirigente di ricerca -, ma in Italia, a differenza di altri Paesi, non è previsto un piano di interventi perché non ci sono soldi".

Tentacoli urticanti in agguato, cellule pronte a rilasciare veleno se a contatto con il corpo umano: un pericolo che incombe in maniera concreta e in dimensioni neppure immaginabili, a giudicare dai dati a disposizione dell'Istituto dove le segnalazioni sono arrivate in maniera frammentaria da pescatori o ricercatori impegnati in altre missioni. Una situazione comune agli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dall'Istituto infatti dicono: "Abbiamo un esercito di meduse al largo del Tirreno, davanti alla Liguria, nei mari intorno all'Italia, quelle avvistate a riva solo una piccola parte. Milioni e milioni di esemplari, lontano sì dalle coste, ma in balia delle correnti: basterebbe un niente a portarle sulle spiagge".

Le specie più comuni sono due: la Pelagia noctiluca e la Rhizostoma pulmo: ombrello bruno marrone, dai tentacoli anche lunghissimi e caratteristica opalescenza la prima; bordi blu-violetto su un corpo dal colore lattiginoso la seconda. Entrambe urticanti. Più piccola, ma non meno tremenda la Velella, forma a disco, con un accenno di vela: appare come una moneta da due euro trasparente. Numeri incalcolabili anche per lei, ma sempre nell'ordine di milioni.
Un esercito variegato, quindi, in un involontario assetto di guerra al centro del Mediterraneo, che lascia al casuale movimento delle correnti marine il momento dell'attacco.
Ma esiste un modo per fermarle? "Per cominciare, attuando un censimento - spiega il ricercatore dell'Istituto -, occorre sapere con precisione quante meduse ci sono e dove sono localizzate. Per il resto c'è bisogno di un'azione comune con gli altri Paesi: un piano internazionale per far fronte all'emergenza". In prima linea ci sono Spagna e Francia dove già da un bel pezzo sono al lavoro le golette, punti di osservazione che valutano specie e presenze. A salvaguardia del turismo, poi, in diverse località, come per esempio in Costa Azzurra, sono state collocate delle reti in prossimità dei lidi, per arginare l'invasione. In più, sempre in Francia, i bollettini del mare danno anche "le rotte delle meduse".

Il problema, comunque, non sono le spiagge, spiega Josep-Maria Gili, esperta in meduse, dell'istituto di Scienze marine di Barcellona, che dalle pagine dell'Herald Tribune ha lanciato un "allarme meduse" mondiale, "il problema è quello che sta succedendo ai nostri mari". Cambiamenti climatici, inquinamento delle acque costiere, diminuzione dei pesci che mangiano le meduse, come tonni e pesci spada: un quadro planetario, più accentuato però nel Mediterraneo.
"Se non si può intervenire sui cambiamenti climatici, vero è che è possibile agire sugli altri due fronti - ha sottolineato Greco - per esempio regolare la pesca e fare in modo che certe zone costiere utilizzino i depuratori". Non da meno i tempi di intervento: "Bisogna agire il più presto possibile - insiste il ricercatore -, per dare un'idea di che cosa può aspettarci, ecco un episodio accaduto lo scorso anno in Scozia: due allevamenti di salmoni andarono distrutti a causa delle meduse: erano talmente tante che i pesci soffocarono". Più recente quanto è successo al largo del Tirreno, tra Campania e Calabria: lo scorso giugno i pescherecci a strascico hanno raccolto 400 chili di meduse ogni calata di rete. Meduse dal peso di pochi grammi.
Intanto, ai bagnanti italiani non rimane altro che combattere le meduse con i metodi più classici (l'ammoniaca... farsi pipì nelle zone interessate, ndr) o con i ritrovati di ultima generazione.
A Mondello, fra le zone di mare di più frequentate del Palermitano, ad esempio i bagnanti quest'anno si sono attrezzati per fronteggiare l'emergenza. Quest'anno infatti impazza la novità dell'anno: uno spray "medusa-repellente" che attraverso un particolare principio attivo creerebbe una patina protettiva sulla pelle e terrebbe lontane le moleste creature, terrore di bambini e adulti, a causa dell'odore. In pratica, funzionerebbe come gli spray che tengono lontani gli insetti.
Una mamma 40enne è stata una delle prime ad aver sperimentato la novità: "Appena ho saputo dell'invasione, ho immediatamente comprato lo spray anti-medusa su suggerimento del farmacista. Nel biglietto illustrativo c'è scritto che ha una doppia azione: protegge dai raggi solari e previene le punture. Speriamo che funzioni".
Ma tutte le novità devono scontare la diffidenza dei più scettici. Un'altra mamma, bagnante abituale di Mondello dice: "Preferisco i metodi tradizionali: nella borsa da mare non faccio mai mancare una crema al cortisone. Del resto è storia che si ripete ogni anno".

Oltre che sui metodi di prevenzione, i bagnanti sono divisi anche tra chi ritiene che a richiamare le meduse sia l'acqua finalmente limpida e pulita, dopo giorni di torbidezza, e chi invece cerca spiegazioni più scientifiche.
Fortunatamente c'è anche chi della "sciagura" ha fatto motivo di gioco e "crudele" divertimento: sempre più gruppi di bambini si divertono a pescare le meduse col retino e infilzarle con un legno appuntito. Un insolito trofeo da mostrare ai propri genitori. Negli ultimi due giorni, bambini e bagnini ne hanno pescate più di trenta.

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18 agosto 2008
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