Un esodo biblico
Prima notte senza sbarchi a Lampedusa, ma resta l'emergenza umanitaria. Riaperto il Cie dell'isola
AGGIORNAMENTO
Tensione tra Italia e Unione Europea sull'emergenza provocata dall'aumento esponenziale dei flussi migratori dalla Tunisia verso le nostre coste. Mentre il ministro dell'Interno parla di "caduta del muro del Maghreb", la commissaria Ue agli Affari interni, Cecilia Malmstrom, si è detta "sorpresa" dalle dichiarazioni delle autorità italiane sulla latitanza dell'Europa. "Sono stata formalmente in contatto sabato scorso con le autorità italiane - ha affermato la commissaria da Bruxelles -, a cui ho chiesto in che modo la Commissione poteva fornire sostegno. La loro risposta è stata 'no grazie, in questo momento non ne abbiamo bisogno'". Anche se "Maroni ha rifiutato il nostro aiuto - ha ribadito la Malmstrom - la Ue è sempre disponibile a sostenere l'Italia".
Maroni non ci sta e replica alla Malmstrom. "Non è vero che l'Italia ha rifiutato l'aiuto offerto dalla Commissione europea" ha dichiarato Isabella Votino, portavoce del ministro dell'Interno. "Maroni e Malmstrom - ha confermato la portavoce - si sono sentiti sabato scorso e il ministro ha avanzato alcune richieste, peraltro non nuove: l'intervento di Frontex (l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Ue) per controllare il Mediterraneo, gestire i centri per gli immigrati e rimpatriare i clandestini, nonché il rispetto del principio del 'burden sharing', che cioè siano tutti i Paesi dell'Unione a farsi carico di rifugiati e clandestini. Rispetto a queste richieste per ora non abbiamo avuto risposta. In ogni caso non è nostra intenzione polemizzare con la commissaria Malmstrom, che anzi Maroni ha più volte elogiato. Ma la critica è rivolta più in generale all'Europa, dalla quale ci aspettiamo che passi dalle parole ai fatti, dando risposte concrete alle richieste da tempo avanzate dall'Italia".
Una prima concreta risposta comunitaria alle richieste italiane potrebbe arrivare oggi: l'Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Catherine Ashton, è in Tunisia, dove incontrerà il premier Ghannouchi, per "sollevare il problema" dei flussi migratori verso l'Italia. Lo ha annunciato la sua portavoce, Maja Kocijancic, sottolineando che "non sappiamo quale sarà il risultato".
Intanto, mentre Italia e Ue duellano a distanza, i due più forti paesi dell'Unione, Germania e Francia, prendono posizione. Berlino concorda con Roma, il problema degli sbarchi a Lampedusa riguarda tutta l'Unione europea, come dichiara il portavoce del ministero degli Esteri tedesco, aggiungendo che l'Italia ha fatto bene a chiedere l'intervento delle autorità europee. La Francia, invece, forse pressata dal ruolo di vecchia potenza coloniale del Nordafrica, preferisce condividere con l'Italia "la lotta all'immigrazione clandestina" chiarendo di non essere affatto disposta a tollerare un esodo di massa, "dalla Tunisia o da altrove". Fonti riservate del ministero degli Esteri ricordano come "la lotta all'immigrazione irregolare costituisce una priorità che il governo di Francia condivide con quello italiano" e caldeggiano lo "sviluppo della collaborazione con Paesi di origine e transito" dei migranti, nonché "rinforzi operativi per Frontex".
E se Maroni attende risposte dall'Europa, una risposta concreta dalle autorità italiane l'attende anche Avvenire, l'organo di stampa dei vescovi, che sul sito chiede all'Italia di agire "con realismo e senso di umanità", richiamando anche con durezza la Ue alle sue responsabilità. "Dobbiamo fare i conti con questo pezzo di storia contemporanea che si muove verso le nostre coste, con realismo e senso di umanità - scrive Avvenire -. Gli stessi ingredienti che dovrebbero animare l'Unione Europea, la quale non può limitarsi a 'seguire da vicino' la drammatica evoluzione degli avvenimenti, come recitava ieri uno sconsolante comunicato di Bruxelles".
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Quella trascorsa è stata una notte senza sbarchi a Lampedusa. Dopo gli arrivi a ripetizione dei giorni scorsi - solo ieri oltre venti imbarcazioni cariche di tunisini erano approdate sull'isola, per un totale di circa 1.600 persone - la notte scorsa non ha fatto registrare alcuno sbarco. Un barcone, tuttavia, già ieri era stato localizzato e si sta dirigendo molto lentamente verso l'isola. A bordo, un numero imprecisato di immigrati. Il cielo oggi è nuvoloso e le condizioni del mare non sono buone come negli ultimi giorni.
Sono 2.150 gli extracomunitari ospitati nel centro di accoglienza di Lampedusa, riaperto ieri per far fronte all'emergenza umanitaria ha detto Cono Galipò, responsabile di "Lampedusa accoglienza", la cooperativa che gestisce il centro. Si tratta di quasi tutti gli immigrati presenti sull'isola, esclusi circa 150 che si trovano presso vari siti dell'isola e 35 persone - componenti di nuclei familiari, con donne e bambini - sistemate in un albergo.
"Per noi è diventato impossibile vivere là: ci sono violenze, rapimenti e non si capisce più chi comanda. Il paese è allo sbando", ha detto una delle tre donne sbarcate ieri, spiegando di essere partita la sera prima. Tutte hanno affermato di voler raggiungere la Francia dove si trovano dei loro parenti. Le tre donne facevano parte degli oltre 100 extracomunitari che sono stati salvati la scorsa notte da una motovedetta della Guardia Costiera, circa 17 miglia a largo di Lampedusa: si trovavano su un barcone in difficoltà, che imbarcava acqua, e che è affondato subito dopo che gli stranieri erano stati trasbordati sulle unità della Capitaneria di porto.
Insomma, quanto sta avvenendo in questi giorni è una vera emergenza umanitaria e per questo il Consiglio dei ministri sabato scorso ha dato il via libera allo stato di emergenza. Con un comunicato ufficiale Palazzo Chigi ha informato che il Consiglio dei ministri, convocato in via d'urgenza, ha "deliberato lo stato di emergenza umanitaria a seguito dell'afflusso di numerosi cittadini nordafricani nel territorio meridionale. Tale delibera consentirà l'immediata adozione, con ordinanza della Protezione civile, delle misure necessarie per controllare il fenomeno e assistere i cittadini in fuga dai paesi nordafricani".
Il riconoscimento dell'emergenza da parte del Viminale ha fatto riaprire il Cie di Lampedusa. A darne conferma all'Adnkronos è stato il prefetto di Palermo e commissario straordinario per l'emergenza immigrati Giuseppe Caruso. "Insieme ai prefetti siciliani e alle forze dell'ordine abbiamo convenuto che il Centro di Lampedusa va riaperto. Il ministro Maroni ha dato la sua disponibilità e noi abbiamo deciso che la riapertura del Centro può servire".
Il ministro dell'Interno Roberto Maroni - intervenuto ieri sera alla trasmissione su Raitre 'Che tempo che fa' -, a proposito degli ultimi sbarchi di immigrati ha parlato di "esodo biblico come non se ne sono mai visti". "Se in Tunisia non succede nulla, se il Governo non ricomincia a governare, sarà difficile immaginare che questo finisca. Potrebbero arrivarne decine di migliaia" ha detto il ministro. "Stiamo cercando di metterci in contatto con le forze di polizia tunisina, per vedere come gestire questa emergenza, ma non ci riusciamo perché il sistema é collassato", ha aggiunto Maroni. In questo "scenario apocalittico" Maroni ha sottolineato l'esigenza di fronteggiare una "emergenza umanitaria" costituita da persone che fuggono "da un Paese allo sbando". "Per capire chi viene per ragioni umanitarie, chi invece scappa dalle patrie galere o viene a far danni, ci vuole tempo per eseguire le necessarie verifiche".
Dalla Tunisia, però, respingono "qualunque ingerenza nei suoi affari interni". Lo ha reso noto il ministero degli Esteri in reazione all'ipotesi dell'Italia di dispiegare forze di polizia per contenere il flusso di immigrazione clandestina verso l'Europa. Le autorità di transizione della Tunisia si sono comunque dette "pronte a cooperare" con gli altri paesi per far fronte all'ondata di immigrazione clandestina che si sta riversando in Europa, e in particolare in Italia. Riguardo alla ipotesi del governo italiano di dislocare forze di polizia nel paese per cercare di fermare quello che Maroni ha definito un "esodo biblico", il responsabile ha detto: "Tanto la Tunisia è fortemente interessata a preservare le relazioni di amicizia e cooperazione stabilite con l'Italia e a continuare a svilupparle, tanto esprime il suo stupore per tale decisione". Ma resta il no alla polizia italiana sulle coste del Magreb.
Dopo il primo rifiuto da parte di Tunisi, oggi il ministro degli Esteri Franco Frattini andrà a Tunisi per insistere sulla necessità di un'azione congiunta da parte dei due governi: "Sono certo che la collaborazione tra i nostri due paesi riprenderà più forte di prima", ha detto Frattini, conversando con i giornalisti a Damasco, prima tappa del suo tour regionale. "Finora il meccanismo ha funzionato e vogliamo ripristinare quel meccanismo che fino a un mese fa aveva portato a zero l'immigrazione clandestina" ha detto, motivando la richiesta di pattugliamenti delle coste nordafricane per far fronte all'emergenza sbarchi.
L'Italia è pronta a collaborare con la Tunisia per fermare gli enormi flussi di migranti irregolari degli ultimi giorni attraverso "un aiuto logistico, equipaggiamento per le forze di polizia e la messa a disposizione di strumenti importanti, sia navali sia terrestri, per il pattugliamento della costa tunisina", ha sottolineato il ministro, che nel pomeriggio sarà a Tunisi dove avrà un faccia a faccia con il primo ministro ad interim, Mohamed Gannouchi. Obiettivo della visita nel Paese maghrebino, ha spiegato il titolare della Farnesina, è "ottenere la conferma della volontà di lavorare con l'Italia, come sempre si è fatto, per frenare quel flusso migratorio irregolare" che si può fermare solo intervenendo sui porti di partenza.
Sulla necessità di un "approccio europeo" concorda Romano Prodi. "È quello che ho sempre detto", ha affermato l'ex premier in un'intervista al Quotidiano Nazionale, nella quale non risparmia critiche all'Europa: "Invece c'è uno scarso impegno per il Mediterraneo. L'Europa ha fatto un grande progetto senza assegnargli le risorse necessarie". Il Professore ha puntato il dito, in particolare, contro il Processo di Barcellona e l'Unione per il Mediterraneo lanciata dal presidente francese Sarkozy: "Sono solo promesse. Latita una politica di intervento economico e sociale: Questo spiega la diffusa insoddisfazione nella sponda Sud". Prodi concorda con Frattini anche sulla necessità, per arginare gli sbarchi, di adottare il modello impiegato a suo tempo con l'Albania, "ma è necessario un accordo generale - ha detto l'ex premier - Ora però c'è un'emergenza che deve vedere impegnati tutti i Paesi europei".
Intanto, un sito in lingua araba ha riferito che la notte scorsa un barcone carico di migranti clandestini è stato speronato da una motovedetta tunisina al largo di Gabes causando 29 morti. Dal naufragio dell'imbarcazione, che secondo il sito sarebbe stato causato deliberatamente, sono state tratte in salvo 86 persone. Gabes è una città della Tunisia meridionale, circa 380 km a sud di Tunisi.
La Caritas: "le spiagge tunisine sono piene di gente pronta a partire" - "Le spiagge tunisine sono piene di gente pronta a partire". E' quanto ha detto all'Adnkronos, Oliverio Forti, responsabile nazionale immigrazione della Caritas. "Già l'estate scorsa - ha spiegato - avevamo detto, suscitando qualche polemica, che i piccoli flussi che si continuavano a registrare erano il segno che la propensione a partire continuava e che bastava poco perché si creassero nuove ondate". Cosa che è avvenuta con i rivolgimenti avvenuti in Nord Africa. Secondo diverse organizzazioni cattoliche e laiche impegnate sul fronte immigrazione, è un dato costante degli ultimi decenni che quando si verificano grandi rivolgimenti sociali e cambiamenti politici nei Paesi dell'area mediterranea, possono seguire forti ondate migratorie. "Basti ricordare quel che accadde con l'Albania nel 1992 - ha spiegato ancora Forti - quanto sta avvenendo in questi giorni è una situazione paragonabile a quella del '92". "La nostra preoccupazione principale in questo momento - ha detto Forti - è come gestire l'emergenza che sembra orientata sui grandi numeri. Domani si riuniranno tutte le caritas siciliane per fare il punto, metteremo a disposizione le nostre strutture". "Ma certo - ha aggiunto - di fronte all'ondata di arrivi è necessario che tutte le organizzazioni che lavorano in questo campo diano il loro contributo. In questo senso collaboreremo con il governo. Bisognerà vedere poi nel merito quanti di quelli che sono arrivati vogliono partire dall'Italia e così via. Ma tutto si vedrà a partire da domani".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Lasiciliaweb.it, Repubblica.it, Corriere.it]