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Un'estate senza acqua e senza luce? Secondo il ministero dell'Ambiente in Italia lo stato è già d'emergenza

26 aprile 2007

Poca acqua e poca energia elettrica. E' allarme per i prossimi mesi. I tecnici che seguono la situazione si sono riuniti, due giorni fa, al ministero per lo Sviluppo economico per fare il punto alla luce del dossier ''Emergenza Estate 2006'', e il loro orientamento è stato quello di chiedere al governo lo stato di crisi, prevedendo anche il contingentamento delle risorse idriche nei prossimi mesi, ma non di quelle ad uso domestico.
Una richiesta che ha trovato il consenso nel ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che ieri ha chiesto lo stato di emergenza nel corso del Consiglio dei ministri. A pesare sarebbero anche le previsioni delle temperature, sopra le medie stagionali, oltre alla carenza idrica. ''Lo stato d'emergenza, però, non basta, servono interventi strutturali - ha detto Pecoraro Scanio -. In particolare è necessario varare un piano antisprechi ed avviare l'ammodernamento della rete idrica italiana, che disperde una quantità inaccettabile delle risorse a causa della propria fatiscenza''.
Di fatto, il programma per la razionalizzazione della risorsa acqua per far fronte al problema della siccità è già partito. Produttori e gestori di energia, Authority e Regioni, autorità di Bacino e Protezione Civile, nella riunione di lunedì, hanno convenuto che era necessario definire un programma da subito operativo.

Quanto al rischio blackout, sempre secondo quanto si è appreso, gli esperti stanno già studiando le misure necessarie per impedire che un eccessivo utilizzo di energia faccia saltare l'intera rete. Allo studio ci sono due misure: una interna, il distacco delle utenze industriali cosiddette 'interrompibili' (quelle cioè che a fronte di riduzioni tariffarie sono pronte ai distacchi) e una esterna, l'acquisto di una maggiore quantità di energia dall'estero.

''Vedere tutta questa preoccupazione mi sembra un po' esagerato: sono quattro mesi che stiamo valutando, studiando e monitorando la situazione, che è sotto controllo'' ha commentato però il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, anche se è ha ammesso che ''disagi ci saranno''. ''Credo che nessun Paese europeo, perché il problema è europeo - ha spiegato - abbia fatto un lavoro così preciso di prevenzione e condivisione come quello che abbiamo portato avanti noi. Abbiamo creato un comitato che raggruppa i più importanti scienziati ed esperti italiani in materia di meteorologia e clima''. Ma non solo: lo stesso premier Prodi, ''in una direttiva inviata due mesi fa, ha fatto presente a tutti la situazione''. Dunque, ha aggiunto il capo della Protezione Civile, ''vedere adesso tutta questa preoccupazione mi sembra un po' esagerato. È tutto sotto controllo e stiamo lavorando bene con la comunità scientifica, i ministeri e le Regioni''.
L'altro ieri Bertolaso ha avuto un colloquio telefonico con il presidente delle Regioni Vasco Errani. ''Abbiamo concordato di seguire un percorso condiviso, monitoreremo ancora la situazione del Po e dei laghi e il 30 ci sarà un tavolo tecnico''. In quella sede, ha concluso, ''tireremo un bilancio e, insieme e se necessario, presenteremo al presidente del Consiglio le misure per fronteggiare la situazione e per ridurre al massimo i disagi, che comunque ci saranno''. La collaborazione, oltre che con le Regioni, è con tutte le altre istituzioni interessate al problema della gestione della risorsa acquea. ''Stiamo lavorando anche con il ministero dello Sviluppo, dove siamo presenti al tavolo tecnico - ha rilevato ancora Bertolaso -, e c'è un'ottima collaborazione con il presidente della commissione Ambiente Realacci e con tutte le altre istituzioni coinvolte''.

Consumo e spreco dell'acqua nazionale
Più del 50% dell'acqua immessa in rete sparisce nel nulla. A mettere sul banco degli imputati dell'emergenza siccità 12 capoluoghi di provincia è Legambiente. Le città in questione sono: Cosenza, Latina, Campobasso, Pescara, Vibo Valentia, Rieti, Bari, Siracusa, Nuoro, Agrigento, Sassari e Belluno.
Principali responsabili degli sprechi per l'associazione ambientalista sono prima di tutti i consumi agricoli e industriali, ''che occorre riorganizzare, razionalizzare e ridurre. Così come è indispensabile affrontare il problema delle perdite di rete che riguarda buona parte delle città italiane; il 44% delle 89 città per cui è stato possibile fare una stima nel rapporto Ecosistema Urbano 2007 perde più del 30% dell'acqua che immette in rete''.
Ma è nelle regioni meridionali che la situazione è drammatica: a Cosenza l'acqua dispersa è il 70% di quella immessa in rete, a Campobasso il 65%. Emblematico il caso di Agrigento, una città che ha una disponibilità idrica superiore alla media nazionale, ma dove l'acqua viene tutt'oggi erogata ogni 4-10 giorni in relazione al periodo dell'anno e alla zona della città. E' evidente che il problema è legato alla fatiscenza e alla irrazionalità della rete, fatta di condotte vecchie e realizzate per pezzi nel corso dei decenni, non un circuito chiuso come sarebbe normale, ma serbatoi completamente isolati.

Una situazione paradossale se si pensa che anziché investire su una rete colabrodo, il commissario regionale all'emergenza idrica ha pensato bene di costruire un dissalatore che aumenta la dotazione d'acqua della città di un altro 30%, acqua che ovviamente finisce nella suddetta disastrata rete cittadina. E 'dulcis in fundo' commenta Legambiente, gli agrigentini comprano l'acqua per cucinare, 10 litri di acqua potabilizzata a 1 euro nei ''negozi specializzati'' sparsi per la città. ''Il paradosso di Gela non è meno significativo - spiega l'associazione - l'acqua potabile del lago va allo stabilimento dell'Eni, mentre ai cittadini viene distribuita quella erogata dal dissalatore''.
Ma nelle grandi città, anche se il dato è meno eclatante, la situazione degli sprechi non è meno significativa. Ci sono capoluoghi spreconi, come Palermo che perde il 47% della dotazione idrica, Catania (42%), Napoli (38%) e Roma (35%), e altri messi meglio, come Milano al 10%: in generale però anche in presenza di perdite contenute, l'alto numero di abitanti contribuisce al dato nazionale.
Il consumo giornaliero di acqua potabile in Italia è di circa 200 litri a testa (dai 106 di Ascoli Piceno ai 360 di Milano). Molto di più di quella che serve davvero. ''Sprecare questo bene prezioso è più facile di quel che si creda - conclude Legambiente - un rubinetto che perde una goccia ogni 5 secondi, a fine anno ne ha buttati 2 mila litri. Se poi a perdere è il rubinetto dell'acqua calda, è come se avessimo sprecato anche una decina di metri cubi di metano''. [Adnkronos/Ign]

Agrigento come l'Africa - Rubinetti asciutti per cinque-sei giorni la settimana. O almeno sarebbe così se ormai la gente non si fosse attrezzata con cassoni sui tetti, sui balconi e persino dentro casa, per raccogliere acqua quel giorno ogni tanto in cui l'acquedotto cittadino la fornisce. Non è un villaggio africano, non è conseguenza dell'ultima emergenza siccità. Ad Agrigento, la città dei templi, è così da tempo immemorabile. Una situazione paradossalmente ritenuta "normale" in una città che in decenni di gravi emergenze idriche è arrivata a toccare turni fino ai venti giorni senz'acqua. Agrigento può oggi contare su una dotazione di oltre 230 litri d'acqua al secondo assicurati oltre che dal nuovo dissalatore di Porto Empedocle, dal consorzio del Voltano, da ''Sicilia acque'' e dal dissalatore di Gela.
''E' una città che ha una disponibilità idrica superiore alla media nazionale, ma dove l'acqua viene tutt'oggi erogata ogni 4-10 giorni in relazione al periodo dell'anno e alla zona della città - dice Legambiente -. E' evidente che il problema è legato alla fatiscenza e alla irrazionalità della rete, fatta di condotte vecchie e realizzate per pezzi nel corso dei decenni, non un circuito chiuso come sarebbe normale, ma serbatoi completamente isolati''.
Sotto accusa spesso è finito l'ufficio idrico comunale che gestisce il servizio non in grado di organizzare, nonostante la dotazione idrica ora più costante rispetto al passato, turni di istruzione meno lunghi. Ma sotto accusa c'è anche la condotta idrica ritenuta in molti punti fatiscente e dove si perderebbe parte dell'acqua che dovrebbe giungere nelle abitazioni degli agrigentini. [La Sicilia]

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26 aprile 2007
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