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Un finale tristemente scontato

La strage di Ustica non ha colpevoli. Assolti i due generali dell'Aeronautica accusati di depistaggio

11 gennaio 2007

Una delle stragi più sanguinose e torbide che l'Italia abbia mai conosciuto. Ventisette anni di misteri e alla fine nessun colpevole.
Un finale tristemente scontato, un mistero destinato a rimanere insoluto. 27 anni di rabbia e tanta, troppa stanchezza.
La notte del 27 giugno 1980 l'aereo dell'Itavia in volo tra Bologna e Palermo con a bordo 81 persone, scompare dai tracciati dei radar dell'aeroporto romano di Fiumicino. Dopo alcune ore si ha la certezza che è caduto in mare a nord di Ustica. Non ci sono superstiti.
Un incidente dovuto ad un cedimento strutturale dell'aereo? Un attentato? Un missile lanciato da un caccia bombardiere americano? Libico? Una strage architettata dai servizi segreti italiani?
Niente di tutto questo, o meglio, tutto questo e altro. Congetture, ipotesi e una costante: l'assoluta mancanza di chiarezza. 
Da ieri una certezza: la strage di Ustica non ha colpevoli. La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha impiegato cinque ore per dichiarare definitivamente innocenti i due generali dell'Aeronautica, Lamberto Bartolucci e Franco Ferri, accusati di aver depistato le indagini e processati per alto tradimento. Resta preclusa quindi la possibilità di riaprire il processo anche per la parte relativa ai risarcimenti civili. La Suprema Corte ha deciso che i familiari delle 81 vittime non avranno alcun indennizzo dallo Stato.

Il presidente della I Sezione penale di piazza Cavour, Torquato Gemelli, al termine della lunga camera di consiglio, ha letto il dispositivo con il quale è stato rigettato anche il ricorso delle parti civili, ovvero la presidenza del Consiglio e il ministero della Difesa, che sono stati condannati al pagamento di 500 euro ciascuno alla cassa delle ammende.
''Fa parte della legge, la Corte può accogliere o rigettare il ricorso'', ha commentato lasciando l'aula il procuratore generale della Cassazione Luigi Ciampoli, che ieri mattina nel corso della sua requisitoria aveva chiesto l'accoglimento del ricorso.
Con la bocciatura dei ricorsi, dunque, dopo 27 anni si chiude il processo penale della strage di Ustica e si toglie la possibilità ai familiari delle vittime di poter chiedere, in sede civile il risarcimento dei danni morali. Resta così confermata la sentenza della Corte d'appello di Roma del 15 dicembre 2005 che aveva assolto con la formula ''perché il fatto non sussiste'' i due alti ufficiali dell'Aeronautica dall'accusa di alto tradimento.
Al cambiamento della formula puntava invece la Procura generale e anche il governo difeso dall'Avvocatura dello Stato che chiedevano di modificare la formula ''perché il fatto non sussiste'' con un ''perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato''. Infatti il reato contestato ai due generali, ''Attentato contro organi costituzionali'' ai sensi dell'articolo 289 del codice penale, è stato infatti modificato con la legge 85/2006, che lo prevede ora solo quando siano stati commessi ''atti violenti'' diretti ad impedire agli organi costituzionali l'esercizio delle loro funzioni. Il Pg, dunque, aveva chiesto il cambio della formula d'assoluzione, affinché, in futuro, si potesse iniziare un'azione civile per i risarcimenti alle parti offese, cosa impossibile con la conferma dell'assoluzione piena emessa in secondo grado.

''Ho provato disagio e amarezza all'inizio della mia requisitoria, il processo era iniziato per accertare le cause del disastro, mentre oggi le imputazioni sono del tutto diverse e 81 vittime, assieme a tutta l'Italia, attendono ancora di sapere cosa è successo''. Queste le parole del Pg Ciampoli, al termine dell'udienza. Nella sentenza d'appello, però, ha rilevato il magistrato ''si dice che gli accertamenti non hanno portato a nulla di definitivo anche perché la scienza non era all'altezza del caso: dunque, secondo me, tutto è ancora possibile, forse si potrà arrivare alla verità come fatto storico''.
Per Alfredo Galasso, avvocato di alcuni dei familiari delle vittime: ''Lo Stato ha consegnato definitivamente alla storia come 'mistero' una delle più grandi tragedie italiane, perché ha rinunciato a cercare la verità''. ''Esprimiamo profonda amarezza e indignazione per ciò che è accaduto - ha aggiunto Galasso -, una vicenda anomala sulla quale in 27 anni non è stata fatta luce. Una vicenda su cui però noi conosciamo la verità, e cioè che fu un atto di pirateria aerea per la quale non ha pagato nessuno''.

Il governo, pur rispettando la sentenza, ha assicurato che il risarcimento per i familiari delle vittime ci sarà comunque: infatti è stata inserita in Finanziaria una norma che equipara i parenti delle vittime della strage ai familiari delle vittime del terrorismo, garantendo così un risarcimento. Detto questo, però - si osserva in ambienti di Palazzo Chigi - dal governo non si entra nel merito della sentenza e si sottolinea il "massimo rispetto" per il lavoro della magistratura.

La soddisfazione degli imputati - ''E' la fine di un incubo, finalmente la mia onestà è stata riconosciuta definitivamente''. Così il generale Franco Ferri, assolto definitivamente dall'accusa di alto tradimento in merito alla strage di Ustica ha commentato la decisione della Cassazione. ''Questa sentenza - ha spiegato il suo difensore, Enzo Musco - dimostra che i generali hanno trovato finalmente il loro 'giudice a Berlino': in questo modo si chiudono per sempre tutte le manovre politiche''. Per quanto riguarda il no definitivo della Suprema corte a ogni ipotesi risarcitoria delle vittime legata alla mancata modifica della formula assolutoria l'avvocato ha commentato: ''Questo era un processo che nemmeno doveva essere celebrato, per le vittime era tutto già finito nel '90''. ''Ci sono state 273 udienze di primo grado - ha ricordato il penalista - e 25 in appello e non si è raggiunta alcuna verità''.
Soddisfatto anche il generale Lamberto Bartolucci: ''Finalmente è stata riconosciuta la mia estraneità, è ormai un'incontestata e accertata verità''. ''Dimostrando il decoro del perfetto militare, vero servitore dello Stato - ha commentato il suo legale, Vincenzo Crupi -, il generale è venuto a conoscenza della Sentenza della Corte di Cassazione ed ha reagito con dignità, coraggio e spina dorsale, senza entusiasmi trionfalistici''. Secondo il legale, ''per lui finisce un incubo durato vent'anni, con accuse infamanti che oggi crollano definitivamente. Si è trattato di un processo costruito solo su sospetti, e anche se attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza della Cassazione, possiamo con molta pacatezza descrivere tutta la vicenda processuale come una delle più gravi vicende giudiziarie, una ingiustizia inspiegabile che la storia finalmente giudicherà con obiettività''.

Le reazioni politiche - Sulla vicenda non sono mancate, ovviamente, le reazioni politiche. Per il vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, ''la Cassazione ha chiuso, e non poteva essere diversamente, la vicenda di Ustica respingendo il ricorso presentato, con l'avallo del governo, contro l'assoluzione dei generali dell'aeronautica. Non abbiamo mai dato credito all'ipotesi che è stata costruita nel corso di questi anni con un chiaro schematismo politico''. Toni diversi da parte di Pietro Folena, di Rifondazione Comunista: ''Pur nel rispetto dell'autonomia e delle prerogative della magistratura, tuttavia non si può non rimanere colpiti dalla sentenza della Cassazione che ha mandato assolti tutti gli imputati e, aggiungendo al danno la beffa, impedisce persino un'azione risarcitoria per i parenti delle vittime''. ''Si può affermare che la Giustizia non è stata capace di fare giustizia - ha aggiunto Folena - e neppure di ricostruire un minimo di verità su quanto accaduto. Sono episodi che non solo lasciano l'amaro in bocca, ma minano la credibilità del sistema giudiziario di fronte all'opinione pubblica''. Carlo Giovanardi, dell'Udc, ha espresso ''affettuosa solidarietà ai familiari delle vittime di Ustica ed ai generali dell'aeronautica assolti definitivamente da infamanti accuse 'perché il fatto non sussiste', dopo anni e anni di calvario giudiziario''. ''Ma la cosa non può finire qui: qualcuno dovrà spiegare perché invece di impiegare mezzi e risorse nella ricerca degli assassini che misero la bomba a bordo dell'aereo dell'Itavia, si è dato corda ad una gigantesca operazione di depistaggio e mistificazione, basata sull'esistenza di un fantomatico missile, esistito soltanto nella fantasia di chi per anni ha speculato su questa tragedia''

Strage di Ustica: 27 anni di misteri
Di seguito le principali tappe della vicenda in 27 anni di indagini e misteri...

27 giugno 1980 Ore 20.59'.45" - Il Dc9 I-Tigi Itavia in volo da Bologna a Palermo partito con due ore di ritardo, si inabissa a nord di Ustica. Ottantuno le vittime fra passeggeri ed equipaggio: tra loro 13 bambini, due dei quali non avevavo ancora compiuto due mesi. Il gruppo neofascista dei Nar rivendica la strage: per i giudici si tratterà di un vero e proprio depistaggio operato dal cosiddetto Super Sismi.

Luglio 1980 - Il ministro socialista della Difesa Lelio Lagorio riferisce in Senato sul disastro, escludendo il coinvolgimento di aerei militari. Le autorità aeronautiche sostengono l'ipotesi del ''cedimento strutturale'' del velivolo. Il generale Romolo Mangani, comandante del Centro operativo regionale di Martina Franca, responsabile del controllo radar dei cieli del sud verrà accusato di ''alto tradimento per aver depistato le indagini''.

Luglio 1980 - Sui monti della Sila viene trovato un Mig 23 libico, forse caduto la notte del 27 giugno, la stessa della tragedia del Dc9. Il maresciallo Mario Alberto Dettori, radarista della base di Poggio Ballone (Grosseto), confessa alla moglie: ''Quella notte è successo un casino, per poco non scoppia la guerra''. Dettori morirà suicida nel marzo dell'87 ossessionato da una frase che, dice, non lo abbandona mai: ''Il silenzio è d'oro e uccide''.

Dicembre 1980 - L'Itavia, l'azienda del Dc9 esploso, dirama un comunicato stampa che indica come unica ipotesi valida a spiegare la caduta dell'aereo quella di un missile.

Marzo 1982 - La prima commissione d'inchiesta parlamentare (presidente Carlo Luzzati) sostiene che senza l'esame del relitto non è possibile chiarire se il Dc9 cadde per esplosione interna (bomba) o esterna (missile).

Agosto 1986 - Il presidente della Repubblica Francesco Cossiga chiede al presidente del Consiglio Bettino Craxi di disporre il recupero del relitto.

Marzo 1989 - Dopo cinque anni di lavoro sul relitto, i periti della commissione Blasi concludono che il Dc9 è stato abbattuto da un missile.

Maggio 1990 - A sorpresa, due componenti della commissione voluta da Bucarelli fanno marcia indietro riproponendo l'ipotesi della bomba.

Marzo 1993 - Alexj Pavlov, ex colonnello del Kgb, rivela la sua verità: il Dc9 fu abbattuto da missili americani, i sovietici videro tutto dalla base militare segreta che nascondevano vicino a Tripoli: ''Fummo costretti a non rivelare quanto sapevamo per non scoprire il nostro punto di osservazione. Quella notte furono fatte allontanare tutte le unità sovietiche della zona perché sapevamo che ci sarebbe stata un'esercitazione a fuoco delle forze americane''.

Dicembre 1993 - Andrea Crociani, imprenditore toscano, viene interrogato dal giudice Rosario Priore, titolare dell'inchiesta. Crociani rivela le confessioni a lui fatte da Mario Naldini, il tenente colonnello che prestava servizio all'aeroporto di Grosseto e che la sera del 27 giugno si alzò in volo con il suo caccia Tf140 per un'esercitazione Nato. ''Mario mi disse: Quella notte c'erano tre aerei. Uno autorizzato, due no. Li avevamo intercettati quando ci dissero di rientrare. All'aeroporto di Grosseto, dopo l'atterraggio, ci informarono della tragedia del Dc9''. Naldini era il capo squadriglia delle Frecce Tricolori, morto a Ramstein nell'agosto dell'88 durante la disastrosa esibizione che causò la morte di 51 persone. Dieci giorni dopo doveva essere ascoltato da Priore per i fatti di Ustica.

26 novembre 2003 - La tragedia di Ustica non fu certamente provocata dal cedimento strutturale del Dc9 dell'Itavia, ma probabilmente da un missile esploso dall'esterno dell'aereo. Il tribunale di Roma, a 23 anni dalla tragedia, dichiara responsabili i ministeri dei Trasporti, della Difesa e dell'Interno, e li condanna in solido a risarcire all'Itavia i danni, quantificati in circa 108 milioni di euro (210 miliardi delle vecchie lire).

30 aprile 2004 - La terza sezione della Corte d'Assise di Roma assolve da tutte le accuse contestate i generali dell'Aeronautica Lamberto Bartolucci, Franco Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo individuando responsabilità nelle condotte dei generali Bartolucci e Ferri in merito alle informazioni che i due militari fornirono, in maniera errata, alle autorità politiche.

15 dicembre 2005 - Bartolucci e Ferri sono assolti in appello.

10 gennaio 2007 - La prima sezione penale della Corte di Cassazione si pronuncia definitivamente sul processo confermando la sentenza di assoluzione pronunciata in appello e cancellando quindi la possibilità ai famigliari delle vittime di chiedere un risarcimento.

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11 gennaio 2007
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