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Un impero sotto sequestro!

Confiscati beni per 700 mln al "re dei supermercati" Giuseppe Grigoli, prestanome di Messina Denaro

24 settembre 2013

Beni mobili e immobili per un valore di oltre 700 milioni sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia all'imprenditore di Castelvetrano Giuseppe Grigoli, 64 anni, indicato dagli inquirenti come uomo di fiducia e prestanome del boss latitante Matteo Messina Denaro, ritenuto il capo di Cosa nostra. Il provvedimento definitivo di confisca del patrimonio emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani riguarda 12 società, 220 fabbricati tra palazzine e ville, e 133 appezzamenti di terreno per un totale di 60 ettari. Un tesoro che, secondo gli investigatori, sarebbe frutto di proventi illeciti e di riciclaggio di denaro sporco.
"Si tratta di una delle confische più rilevanti dopo quella di Vito Nicastri  (LEGGI)- dice il direttore della Dia Arturo De Felice - nell'ultimo anno le indagini portate avanti nella Sicilia occidentale hanno tolto a Cosa nostra un patrimonio di quasi tre miliardi di euro. Noi proseguiamo nella strategia di aggressione ai patrimoni illeciti di Cosa nostra, per stroncare i flussi economici e finanziari che fanno capo al latitante Matteo Messina Denaro. L'organizzazione mafiosa ha subito colpi pesanti, ma resta ancora pericolosissima".

Giuseppe Grigoli, definito il "re dei supermercati" per il suo ruolo di primo piano nel settore della grande distribuzione, è attualmente detenuto, in quanto condannato dalla Corte d'appello di Palermo a 12 anni di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso; nell'ambito dello stesso procedimento penale, Matteo Messina Denaro è stato condannato a 20 anni di reclusione.
Grigoli, nel 1974 era solo il titolare di un piccolo supermercato a Castelvetrano: in venticinque anni, ha costruito un impero nel settore della grande distribuzione. Fino al 2007 era lui a controllare tutti i supermercati Despar nella Sicilia occidentale.

Il nome di Giuseppe Grigoli era nelle lettere di Matteo Messina Denaro ritrovate nel covo di Bernardo Provenzano, l'11 aprile 2006. Il boss trapanese era andato su tutte le furie quando aveva saputo che i suoi colleghi mafiosi di Agrigento avevano chiesto il pizzo a Grigoli per l'apertura di alcuni supermercati a Ribera. Così, Messina Denaro aveva scritto direttamente a Provenzano, chiedendo un autorevole intervento contro i Capizzi di Ribera, che volevano pure loro sfondare nel settore della grande distribuzione, ma avevano finito per litigare con Grigoli, non pagando un debito per le forniture.

Il provvedimento di confisca riguarda il compendio aziendale e l'intero capitale sociale della Grigoli distribuzione; quote di partecipazioni nella Società di gestione centro commerciale Belicittà; della Gagivi di Canicattì (Ag); della Alimentari Provenzano a Giardinello (Pa). Confiscati anche il compendio aziendale e l'intero capitale della 6 Gdo che detiene quote di partecipazioni di altre società e che gestisce direttamente 43 punti vendita con marchio Despar, Eurospar, Superstore e Interspar nelle province di Trapani e di Agrigento e 40 punti vendita in regime di affiliazione al marchio Despar.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno, Repubblica/Palermo]

- Condanne per Matteo Messina Denaro e per Giuseppe Grigoli (Guidasicilia.it, 01/02/11)

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24 settembre 2013
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