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Un'impronta che viola le norme europee

Per il ministro dell'Interno Maroni dalla Commissione europea solo opinioni inutili e infondate

28 giugno 2008

Mentre in Italia non si placa la polemica politica, anche la Commissione Ue, tra l'altro interrogata in questi giorni da Rifornadione comunista proprio sulla questione, prende la parola sulla proposta del ministro dell'Interno Roberto Maroni di prendere le impronte digitali ai bambini rom. E lo fa per contestare il provvedimento sottolineando come la schedatura dei piccoli nomadi violi le norme comunitarie in materia.
La contestazione che arriva da Bruxelles non è però una presa di posizione ufficiale, perché la Commissione europea - ha spiegato un portavoce - non commenta quello che al momento sono ancora "dichiarazioni e controdichiarazioni" di politici sulle impronte digitali per i rom. Tuttavia, replicando alle domande dei giornalisti, Pietro Petrucci, uno dei portavoce della Commissione europea, ha rilevato che la schedatura non è comunque possibile secondo le regole Ue: "Gli Stati membri dell'Unione europea non possono prendere misure di schedatura o prelievo di informazioni biometriche come impronte digitali per singoli gruppi nazionali o etnici".
Il portavoce ha spiegato inoltre che il governo italiano dovrà notificare la norma a Bruxelles una volta che il decreto, passati i due mesi di rito, sarà convertito in legge. Il portavoce Ue ha comunque aggiunto che "non è mai successo finora in uno Stato membro" che si schedino le impronte di un singolo gruppo.

Poco più tardi un comunicato diffuso dal portavoce del commissario alla Giustizia, libertà e sicurezza Jacques Barrot, Michele Cercone, ha ribadito che "la Commissione europea non ha espresso alcun giudizio o commentato in alcun modo l'annuncio di possibili misure fatte dal ministro Maroni", è ha sottolineato che "se e quando l'Italia introdurrà misure concrete, Bruxelles, nel consueto spirito di collaborazione con gli Stati membri, ne esaminerà la compatibilità con la legislazione comunitaria e con il rispetto dei diritti fondamentali".
Insomma, una misurata contestazione che si aggiunge ai dubbi e alle critiche già mosse dal Garante della Privacy, dall'Unicef, dalla Caritas, dalla Cgil e dalla sinistra.

Il Consiglio d'Europa - che non è un organo istituzionale della Ue ma un'organizzazione per la promozione della democrazia, dello spirto europeo e dei diritti umani a cui aderiscono diverse nazioni (tra cui l'Italia) e che dà pareri non vincolanti - ha invece già preso una posizione netta sull'ipotesi di introdurre la schedatura. "Sono molto preoccupato - ha fatto sapere Thomas Hammarberg, che del Consiglio è il commissario ai Diritti umani -, questi sono metodi che richiamano misure prese nel passato e che hanno portato alla repressione dei Rom". "Non vedo - ha sottolineato Hammarberg - perchè queste misure debbano essere adottate solo per i Rom. E sono ancor più preoccupato perchè le misure colpiranno giovani e bambini, con potenziali effetti traumatici per loro. Il governo italiano dovrebbe trovare dei metodi più umani, non repressivi e non discriminatori per identificare queste persone".

Non si è fatta attendere la replica del responsabile del Viminale: "Si tratta di opinioni che sono francamente inutili e infondate. Chi ha detto questa cosa è poco informato. Inviterei i responsabili della Commissione a informarsi prima di esprimersi", ha affermato durante la trasmissione 'Otto e mezzo' su La7, spiegando che "non si tratta di schedare nessuno, si tratta di fare un censimento".
Nel corso del censimento, ha aggiunto Maroni, "la Croce Rossa accompagnerà la polizia nei campi nomadi per garantire che vengano tutelati i diritti di tutti. Non c'è discrimazione, la vera discriminazione è quella nei confronti di 20-30 mila bambini attualmente ospitati nei campi rom e costretti a vivere nell'immondizia, nel degrado, a contatto con i topi". E proprio sul rilevamento delle impronte digitali anche ai bambini ha aggiunto ancora che "è una procedura che viene fatta normalmente, anche nei tribunali dei minori". Il responsabile del Viminale ha inotre fatto notare che un recente regolamento dell'Unione europea in tema di immigrazione, il 380 del 18 aprile di quest'anno, prevede espressamente il ricorso agli 'identificatori biometrici', le impronte digitali, appunto: "il rilevamento delle impronte digitali - si legge nella norma comunitaria - è obbligatorio a partire dall'età di sei anni". La procedura, recita il regolamento, "è stabilita conformemente alla prassi nazionale dello Stato membro interessato e nel rispetto delle norme di garanzia previste dalla convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà ondamentali e dalla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo".

Maroni ha poi spiegato che la questione reale da affrontare è quella di "capire chi ha diritto di stare in Italia. Ma chi ne ha il diritto, deve starci in condizioni decorose. Per questo abbiamo deciso di intevenire e il censimento dei campi nomadi è fatto proprio per tutelare i bambini. Parlare di leggi razziali è una stupidaggine".
La posizione del ministro dell'Interno è condivisa dal sindaco di Venezia Massimo Cacciari che, anche lui ospite della trasmissione, si è detto "totalmente d'accordo"  sulla necessità di avere "campi nomadi regolari, sorvegliati, nei quali i bambini vadano a scuola e non ci sia alcun abusivo".

[Informazioni tratte da Adnkronos.com e Corriere.it]

- "Andremo fino in fondo. Basta con le stravaganze di Bruxelles" di F. Sarzanini

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28 giugno 2008
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