Un'infinita pietà
Vent'anni, eritreo, arrivato morto a Pozzallo dopo essere stato picchiato dagli scafisti
Nei giorni scorsi, durante i soccorsi di circa 300 migranti effettuati dalla Marina militare nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum, in uno dei barconi è stato trovato il corpo senza vita di un extracomunitario. Il decesso in un primo momento si pensava fosse dovuto agli stenti del viaggio, ma dietro la morte del giovane - perché di un giovane si trattava - si è scoperto esserci un’altra verità. Il 20enne eritreo, infatti, sarebbe stato picchiato mortalmente in Libia con un bastone e poi calpestato dalla ressa di migranti costretti a salire di corsa sul natante.
È questa la ricostruzione della squadra mobile di Ragusa che ha arrestato i due scafisti del viaggio, uno del Sierra Leone di 24 anni e uno del Ghana di 19, ai quali è contestato, come concorso eventuale per altro reato, anche l'omicidio.
Secondo questa ipotesi investigativa della polizia, il giovane eritreo sarebbe rimasto ferito gravemente da un violento colpo di bastone ricevuto in testa da alcuni degli organizzatori del viaggio, che su una spiaggia in Libia avrebbero picchiato tutti i migranti per costringerli a fare in fretta e a salire sul natante che doveva partire con destinazione il mare aperto. Oltre alla lesione procurata dalla bastonata, la ferita sarebbe stata aggravata dai colpi involontari ricevuti da altri extracomunitari che lo hanno calpestato nella ressa che si è creata. Il ventenne eritreo sarebbe stato soccorso, ma inutilmente, da suoi connazionali, che quando si sono accorti che era morto non avrebbero gettato il corpo in mare per dargli una sepoltura una volta arrivati a terra.
Alcuni dei migranti soccorsi hanno testimoniato e aiutato gli investigatori a ricostruire la vicenda. "Sul gommone - ha raccontato un sopravvissuto al viaggio alla polizia di Ragusa - i libici ci bastonavano, colpendoci in qualsiasi parte del corpo e anche in parti vitali, quali la testa, la nuca e il collo. Io mi trovavo ad occupare un posto posizionato al centro del gommone, quando uno di noi ci faceva notare che un soggetto, probabilmente di nazionalità eritrea, era deceduto".
"Alcuni dei soggetti, forse del Mali - ha raccontato un altro migrante - trovavano più agevole, dato l'estremo affollamento, sedersi direttamente sopra il cadavere. Durante la navigazione più volte gli scafisti ci dicevano di gettare in mare in cadavere, ma noi ci opponevamo con fermezza perché volevamo continuare il viaggio con il nostro amico".
Secondo la tesi della polizia i due scafisti, scelti dai trafficanti di uomini tra gli stessi migranti in viaggio, sarebbero complici, anche se involontari, dell'omicidio.
Ieri nell'obitorio del cimitero di Pozzallo, è stata eseguita l'autopsia. Successivamente la squadra mobile della Questura redigerà un'informativa di reato che passerà al vaglio della Procura di Ragusa.