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Un'intera generazione cancellata

Il devastante terremoto che ha colpito il Pakistan ha mietuto circa 40mila vittime

11 ottobre 2005

Quando la Natura, con la sua inarrivabile furia, decide di punire gli uomini, è un Dio senza pietà. Quando con i suoi mari, con il fuoco che tiene nel ventre, con i suoi venti o con la sua furente pioggia decide di colpire gli uomini, non fa scelte, non guarda dall'alto chi merita e chi no. Toglie la vita e non ascolta preghiere.
Quando la Natura decide di punire gli uomini, la paura di questi non ha paragoni. E' paura nella sua tremenda purezza, allo stato assoluto. Così è anche la disperazione e il pianto. Davanti l'inevitabile crudeltà della natura, questi sentimenti ritornano alla loro origine.
Il pianto si fa assoluto come il silenzio del deserto, la disperazione si fa opprimente come le profondità del mare, la paura si fa stasi dello spazio e del tempo.
E l'uomo si riconosce piccolo granello di niente.

Due giorni fa la Natura ha deciso di punire gli uomini. Ha scosso forte il ventre della Terra è ha risucchiato l'anima di circa 40 mila persone.
E' il bilancio, ancora provvisorio, del devastante terremoto che ha colpito il Kashmir pakistano.
Il sisma - il più forte registrato nel Sud dell'Asia negli ultimi cento anni -, scatenatosi sabato scorso, ha anche fatto più mille morti - e diecimila dispersi - nella parte indiana del Kashmir.
Fonti del governo di Islamabad hanno annunciato che tra le migliaia di persone, la metà sarebbero bambini.
Una catastrofe dalle dimensioni tali da aver convinto il Pakistan ad accettare gli aiuti annunciati dall'India, la nazione nemica per eccellenza.

A Muzaffarabad, l'epicentro del terremoto, circa 150 chilometri a nord-est da Islamabad, la Natura cieca, perché non guarda in faccia nessuno, sorda perché non ha orecchie per alcuna preghiera, ha cancellato un'intera macerie ad Islamabadgenerazione.
I più fortunati sono stati i poveri. Quando la terra ha tremato i tetti di fango e paglia si sono rivelati meno letali. Chi stava invece nei palazzi di cemento è rimasto inesorabilmente schiacciato. Come gli oltre quattrocento pazienti nell'ospedale municipale. Quasi tutti morti, oppure ancora vivi, là sotto. Ma per quanto.
I soccorsi sono difficili e sono rimasti in pochi quelli capaci di aiutare. La macchina degli aiuti internazionali qui non è arrivata.
Oltre il 75 per cento delle abitazioni a Muzaffarabad è crollato, oppure risulta inservibile. Una casa su tre non c'è più. Quelle che sono rimaste in piedi hanno il tetto parzialmente sfondato, mura incrinate, balconi caduti sulla strada, porte e finestre sventrate.
Ecco, la Natura, furiosa, ad un tratto ha scosso la Terra e improvvisamente questa città, di quasi un milione e mezzo di abitanti è diventata un cumulo di macerie. I morti hanno preso il posto dei vivi.
Il capo di Stato maggiore pachistano ha dichiarato: ''Il terremoto ha spazzato via la nuova generazione del nostro Paese''. I bambini sono morti a migliaia.
Insieme alle case è scomparso quindi, anche il futuro di questa città. E' stata spazzata via la speranza., rimasta esanime sotto interi fianchi di montagne che sono rovinati a valle. Chi è rimasto vivo si mette in viaggio per lasciare questa valle maledetta, dirigendosi a sud.

L'appello dell'UNICEF
L'Unicef ha lanciato un appello iniziale per raccogliere 20 milioni di dollari necessari per fornire aiuti di emergenza ai bambini e alle famiglie sopravvissuti al terremoto che ha colpito il Pakistan.
''L'appello di queste ore è per salvare vite con un'azione immediata'', ha detto Ann Veneman, Direttore generale dell'Unicef. ''L'assistenza di cui c'è bisogno al momento include cure mediche, acqua pulita, nutrimento per i più piccoli, abiti e luoghi protetti in cui rifugiarsi. Queste sono le cose che hanno la priorità nelle prime, decisive settimane dopo un disastro come questo, dove le famiglie con bambini hanno perso tutto''.
Si stima che siano morte tra le 30 e i 40mila persone, di cui oltre la metà bambini; il terremoto ha fatto vittime soprattutto tra bambini e adolescenti: almeno un quinto della popolazione colpita è composto da bambini sotto i 5 anni e la metà da bambini e adolescenti sotto i 18 anni.
L'Unicef, il cui ufficio a Islamabad è stato pesantemente danneggiato, è intervenuto per aiutare i bambini poche ore dopo lo scoppio del terremoto: camion di aiuti (presi dai magazzini di Peshawar e Karachi), con vestiti e coperte per bambini, recipienti per l'acqua, medicine e attrezzature sanitarie di emergenza, materiali per la purificazione dell'acqua, alimenti e teli impermeabili sono stati inviati verso la città di Mansehra e nelle altre zone colpite.

Come sempre accade in situazioni di emergenza, alle sofferenze fisiche si aggiungono, per i bambini più che per chiunque altro, i traumi emotivi e il dolore per le perdite di genitori, familiari e coetanei. ''Portare subito aiuti a questi bambini, facendo loro sentire la solidarietà della comunità internazionale è il primo passo necessario per alleviare le ferite dell'animo'', ha dichiarato il Presidente dell'Unicef Italia Antonio Sclavi, lanciando un appello alla società civile italiana: ''Non lasciamo soli i bambini del Pakistan, non facciamo in modo che, dopo qualche giorno di attenzione da parte dei media, questi bambini diventino "invisibili". Chiedo a tutti, in particolare ai nostri donatori, un grande sforzo di generosità per salvare migliaia di bambini''.

Anche tu puoi contribuire all'azione dell'UNICEF per portare soccorso ai bambini colpiti dall'emergenza terremoto in Pakistan:
- cc postale 745.000, intestato UNICEF Italia, causale ''Emergenza terremoto Pakistan''
- cc bancario 000000505010, intestato UNICEF Italia, Banca Popolare Etica, CIN ''M'', ABI 05018, CAB 12100, causale ''Emergenza terremoto Pakistan''
- Per donazioni con carta di credito: Numero Verde 800.745.000

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11 ottobre 2005
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