Un intero governo per il Sud
Lombardo e la 'questione meridionale': ''Non vedo quella svolta di cui tutti si riempiono la bocca''
"Ci stiamo lavorando". Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dopo aver partecipato ieri al voto finale sul decreto anticrisi alla Camera ha scambiato alcune battute con i giornalisti in Transatlantico. Il tema principale: la nuova "questione meridionale". Il premier ha assicurato che il governo sta lavorando per mettere a punto un piano per rilanciare il Mezzogiorno, quel "piano innovativo" di cui non si fa che parlare in questi giorni..
Oggi il presidente del Consiglio convocherà i ministri interessati per fare il punto della situazione, il piano strategico per il Sud sarà dunque il piatto forte in agenda. Il presidente del Consiglio incontrerà i responsabili di vari dicasteri: Giulio Tremonti dell'Economia, Altero Matteoli delle Infrastrutture, Raffaele Fitto degli Affari regionali, Claudio Scajola dello Sviluppo economico e Stefania Prestigiacomo dell'Ambiente. Proprio la Prestigiacomo ha spiegato ieri: "Aspettiamo il grande piano per il Sud che ha annunciato il presidente Berlusconi. Ci ha chiamati al lavoro e noi già lo stiamo facendo per definire i primi elenchi di priorità. Bisogna recuperare il tempo perduto e credo che questo governo è nelle condizioni di dare al Mezzogiorno le risposte che si aspetta". "Ovviamente - ha aggiunto il ministro - non dobbiamo riesumare la Cassa del Mezzogiorno che non ci interessa, ma un piano preciso di infrastrutture con i relativi finanziamenti, la tempistica di realizzazione e una cabina di regia".
Quindi la discussione è in itinere e il "caso sud" tutt'altro che chiuso. Il segnale di apertura verso il Sud il governo lo ha dato, e la garanzia di un'accelerazione nello sblocco dei fondi Fas (Fondi aree sottoutilizzate) è arrivata dalla viva voce del Cavaliere. Garanzia accompagnata dall'altrettanta viva voce del sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega al Cipe, Gianfranco Miccichè, che ha scandito di volere "fatti per il Sud" e non promesse.
"Con Miccichè ci sono molte sintonie, ma non solo con lui. Ci sono con tanti uomini e donne che si stanno battendo perché in Italia si parli di Mezzogiorno, di una questione meridionale che era stata archiviata o derubricata a questioni di criminalità o inefficienza. La posta in palio è importante", ha detto stamane il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, a 'Il Caffè' di Corradino Mineo su Rainews24. "Quando il presidente del Consiglio - ha aggiunto - mi dice 'faccio un piano straordinario per il rilancio Mezzogiorno, immediatamente ci impegnamo sui Fas', io non posso non registrare la svolta con favore, salvo poi non farsene nulla. Ad esempio, quando si riunirà il Cipe potrebbe essere affrontato il nodo del Fas, se non verrà fatto solleverò l'argomento in sede europea". "Io non vedo, tra le modifiche che si apportano tra Camera e Senato quella svolta di cui tutti si riempiono la bocca. Mi auguro che ci sia, mi auguro che quel che ci si deve, ci venga dato", ha aggiunto il leader dell'MpA. "Viviamo un divario profondo nel Paese e, per la verità, questa svolta che chiediamo non per arricchire il Sud o per sperperare denaro, ma per superare il divario e finalmente unificare l'Italia, io ancora non la vedo, sebbene molti ne parlino. Il presidente del Consiglio se l'è intestata, ha dato rassicurazioni, e - come dire - non vedo l'ora di prendere atto di questa svolta virtuosa", ha detto il presidente della Regione siciliana, che ha spiegato anche di puntare "all'unità dell'Italia, altro che separatismo o secessione come qualche sciocchino ha scritto. L'Italia è divisa in due, quella europea e quella africana, vorremmo un governo che si occupasse di entrambe le Italie e di farle diventare la stessa cosa. Questo è il punto".
"Io non voglio un ministro per il sud - ha poi aggiunto Lombardo - se c'è tanto meglio, perché serve a svolgere una funzione di sentinella, io voglio un intero governo per il sud, un presidente del consiglio, un intero parlamento per il sud, per una Italia che si accorga che questo sud ha bisogno di una mano. Io non voglio gestire ne appalti ne altri, li gestiscano a Roma, li facciano anche i cinesi se vogliono, purché questo divario si supera, perché superando il divario cresce l'Italia". Poi parlando del fondo per le aree sottoutilizzate, che è al centro delle polemiche e del dibattito, Lombardo ha detto: "Il Fas non è che può esserci negato, dico che ci è stato 'sequestrato' dall'economia piuttosto che dal Governo". "Si tratta di un fondo - ha spiegato - che è concordato con l'Europa. I fondi strutturali europei che ammonteranno a 6 miliardi di euro più 4, sono addizionali a una risorsa che il nostro governo ci deve dare perché se non c'è quella l'addizionalità, il fondo strutturale europeo non serve a niente".
Il governatore ha assicurato che con il sottosegretario Miccichè porterà avanti "questa questione del Sud. Io continuerò a dialogare con il governo". E sull'atteggiamento dei suoi parlamentari in occasione del voto sulle norme anti-crisi ha aggiunto: "Nella maggioranza noi ci siamo. Siamo stati costretti a lasciare l’aula. Fossimo stati 50 questo non sarebbe successo". Secondo Lombardo il Mezzogiorno deve rafforzare il partito del sud "e mandare a Roma una cinquantina di parlamentari, anziché 8, 10 o 12, che quando alzano il dito muovono le cose e cambiano la politica dei governi, io credo che questo serve. Non è una contrapposizione o una guerra alla Lega, è soltanto riequilibrare i due piatti della bilancia". "Noi siamo più federalisti della Lega" ha poi aggiunto Lombardo. "Questo federalismo fiscale - ha proseguito - credo che si giocherà tutto in termini di egoismo territoriale e di tasse da trattenere. Ma io vedo un governo centrale che avoca a se più poteri che non in passato. Quando salterà il centralismo dello Stato, quando il federalismo indebolirà le strutture centralistiche noi abbiamo solo da guadagnarci".
La stizza di Tremonti: "Stufo delle critiche di Miccichè" - Il "caso Sud" e l'atteggiamento di Gianfranco Miccichè verso governo e maggioranza sono stati al centro di un colloquio - nell'aereo di Stato che li ha portati ieri da Milano a Roma - tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il leader della Lega Nord Umberto Bossi e il ministro per la Semplificazione Legislativa Roberto Calderoli.
Il Senatùr, a quanto riferiscono fonti della maggioranza, avrebbe ribadito a Berlusconi che la Lega non intende porre ostacoli a iniziative per il Mezzogiorno a patto che i fondi a disposizione siano usati per progetti mirati. Al alzare di più la voce sarebbe stato invece il ministro dell'Economia che avrebbe sottolineato il suo disappunto a Berlusconi per gli attacchi continui ricevuto in questi giorni dal sottosegretario con delega al Cipe. Il titolare di Via XX Settembre avrebbe sottolineato il suo impegno per il Sud, facendo intendere però di non essere più disposto ad accettare le critiche di Miccichè. Berlusconi, sempre secondo quanto raccontano esponenti del centrodestra, si sarebbe detto d'accordo con Tremonti a proposito degli attacchi di Miccichè assicurando, contemporaneamente, un impegno in prima persona per risolvere il 'caso' sollevato dal sottosegretario siciliano. Le soluzioni possibili sono varie: dall'incarico per Miccichè nella cabina di regia a palazzo Chigi che dovrà occuparsi degli interventi al Sud fino alla possibilità di promuovere lo stesso Miccichè al ruolo di ministro per il Meridione. Ma quest'ultima ipotesi, fanno notare diversi esponenti del governo, riaprirebbe il contenzioso proprio con Tremonti visto che un dicastero per il Sud toglierebbe deleghe e fondi al Tesoro. [Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Rainews24.it, Ansa.it, Corriere.it]
Il partito ispirato da Gianfranco Miccichè con la benedizione di Silvio Berlusconi
IL PARTITO DEL SUD NACQUE NEL 2005: SI CHIAMAVA "SUD" (SICILIANI UNITI DEMOCRATICI)
(SiciliaInformazioni.com, 28 luglio 2009)
(essepì) Il partito del Sud è nato nel mese di gennaio del 2005 a Palazzo dei Normanni. L’hanno chiamato SUD, un acronimo che sta per "Siciliani uniti democratici". Fu ispirato da Gianfranco Miccichè allora Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, ed ebbe la benedizione di Silvio Berlusconi a quel tempo capo dell’opposizione.
Nelle intenzioni di Miccichè, SUD avrebbe dovuto diventare un partito federato a Forza Italia, il suo modello sarebbe stato la democrazia cristiana bavarese, federata con la CDU. Furono costituiti gli organi dirigenti di SUD , la guida venne attribuita alla deputata di Nuova Sicilia, Eleonora Lo Curto, che ebbe accanto due parlamentari regionali, Giovanni Cristaudo e Alberto Acierno. Eleonora Lo Curto aveva lasciato Nuova Sicilia per dare vita a SUD.
La nascita del partito fu preceduta da una serie di riunioni, alcune delle quali si svolsero proprio nell’ufficio di Gianfranco Miccichè. La deputata Lo Curto fondò SUD in pieno accordo con Gianfranco Miccichè, che a sua volta agì in pieno accordo con Silvio Berlusconi.
L’iniziativa fu assunta in seguito alla dèbacle di Nuova Sicilia. Bartolo Pellegrino, assessore al territorio di Nuova Sicilia nel governo regionale, era stato arrestato. Le manette trascinarono nello scompiglio Nuova Sicilia. Fu un cataclisma nella giunta di governo.
Nel novembre del 2004 gli eventi precipitarono a danno di Nuova Sicilia, una formazione che aveva raccolto un cospicuo numero di suffragi alle regionali. SUD avrebbe dovuto ereditare questi consensi e costituire l’avanguardia del partito "bavarese".
Ma lo scioglimento anticipato della legislatura e gli eventi che precedettero la scelta della candidatura di Raffaele Lombardo – con Gianfranco Miccichè in prima linea, intenzionato a presentare la sua candidatura alla presidenza della Regione - fecero fallire l’idea.
Miccichè fu costretto ad ammainare bandiera per volontà di Berlusconi, il quale pretese che lasciasse il campo a Lombardo. SUD ebbe una presenza breve nel Parlamento regionale con un gruppo composto da due deputati. Il progetto non è mai stato archiviato, è rimasto in un cassetto di Gianfranco Miccichè, che ha avuto modo di confrontarsi con il suo leader sull’argomento, ricevendo qualche incoraggiamento. Non esplicito, forse, ma sufficientemente chiaro.
Questo prologo, stranamente, è stato rimosso sia dai promotori di Sud, sia da coloro che parteciparono alle prime iniziative del nascente soggetto politico. Pare che SUD avesse in animo di aprire una sede a Roma, o fosse sul punto di diventare partito nazionale. Di certo SUD si preparava a muovere i primi passi raccogliendo le spoglie di Nuova Sicilia e i consensi dell'area di Forza Italia legata a Miccichè.
Finì nel nulla. Prevalse il bisogno, da parte del Cavaliere, di mettere insieme una coalizione coesa che potesse contare anche sul MPA di Raffaele Lombardo per potere battere il Pd di Walter Veltroni. Le legge elettorale fece dell’alleanza con Lombardo un tassello irrinunciabile. Ogni altro obiettivo venne sacrificato su questo altare.
Il partito unico del centrodestra con lo scioglimento di AN e Forza Italia e la loro confluenza nel nuovo soggetto politico imposero una pausa al progetto. Gianfranco Miccichè fu nominato sottosegretario alla Presidenza. Un riconoscimento importante, ma niente a che vedere con le poltrone prestigiose affidate a Renato Schifani e a Angelino Alfano, la cui ascesa in campo nazionale mise fatalmente all’angolo Miccichè in Sicilia.
Né Alfano né Schifani avevano un ruolo significativo negli anni in cui Miccichè guidava con piglio manageriale e sicuro Forza Italia in Sicilia. L’esperienza alla testa dell’Assemblea regionale sarebbe stata disastrosa. Da Presidente dell’Ars Miccichè si fece un sacco di nemici e perdette il suo ruolo siciliano, dopo avere perso quello di coordinatore nazionale di Forza Italia.
Silvio Berlusconi, dopo il successo elettorale, affidò a Giulio Tremonti i cordoni della borsa e allacciò un’alleanza solida con il Carroccio. Un’altra beffa. La delega al sottosegretario Miccichè divenne nel tempo ben poca cosa. Il Cipe, organismo che avrebbe dovuto essere gestito da Miccichè, rispondeva alle priorità ed ai bisogni del binomio Lega-Tremonti. Le risorse europee per il Sud "sequestrate" dal governo ed una serie impressionante di decisioni che privilegiavano il Nord hanno spinto Miccichè a contestare la strategia del governo ed a riproporre SUD.
Le europee hanno accresciuto ancora di più la forza di questo binomio, emarginando l’ala meridionale del partito. Il contesto adatto per far rivivere SUD, almeno sulla carta. Miccichè ha dissepolto il vecchio progetto. Ma stavolta la benedizione di Berlusconi non ci sarebbe stata, anzi è stata annunciata la contrarietà del Premier. Il precedente del 2005 induce però a chiedersi se davvero il Premier sia un "nemico" del partito del Sud o se ne stia avvalendo per potere liberarsi dalla stretta di Tremonti e Bossi.
Il timore di perdere i consensi del Mezzogiorno – le europee sono state un segnale inequivocabile - richiede una svolta nelle politica economica, che può essere ottenuta più facilmente in una situazione di emergenza politica. Tutto il male non viene per nuocere, dunque.
Minacciare il partito del Sud è stato utile allo stesso Berlusconi, che ha potuto annunciare, senza provocare mal di pancia nella coalizione, un piano per il Meridione d’Italia. Purché non si vada più in là. La nascita di uno schieramento politico autonomo costituirebbe un'incognita che Berlusconi non vuole correre.