Un intero popolo che paga il pizzo...
... è un popolo senza dignità. Anche a Napoli come a Palermo arrivano gli attacchini antiracket
Il segno di un dissenso, un segnale di disaccordo, il simbolo di un'idea e a Napoli qualcuno ha fatto come a Palermo: nelle strade dello shopping sono comparsi centinaia di adesivi sulle vetrine e sulle saracinesche dei negozi, in cui si invitano i commercianti a ribellarsi al racket delle estorsioni.
''Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità''.
La frase conosciuta bene dai siciliani ha investito anche Napoli, e scritta su centinaia di manifestini e adesivi diffusi da via Toledo a via Chiaia, tra piazza Dante e piazza dei Martiri.
Gli adesivi anti-pizzo che hanno ricoperto le saracinesche e le vetrine dei negozi del centro di Napoli sono firmati solo con un indirizzo web che richiama gli intenti dei promotori www.contracamorra.it.
Come successe a Palermo, gli adesivi sono stati attaccati la scorsa notte e, ancor prima dell'apertura dei negozi, hanno attratto subito l'interesse e il consenso di numerosi passanti.
Nel sito è contenuto il ''manifesto'' dei promotori che chiedono il risveglio della città ''contro 'a camorra'' e invitano tutti a ribellarsi al ricatto del racket.
''Mentre ò sole mio riposava beato, poteva essere una notte come tante, senza pizzo e senza camorra ed invece... Invece qualcuno attaccava adesivi che parlano di pizzo e, come se non bastasse, di dignità! Nulla di meglio da fare? Può darsi: se l'alternativa ad un piccolo gesto di resistenza è uno degli infiniti, possibili, quotidiani atti e non atti di acquiescenza, allora sì, ci è sembrato di non aver nulla di meglio da fare''. Questo scrivono i promotori nel loro sito, e continuano: ''La camorra è un elemento costitutivo della città stessa; tende a penetrare nel tessuto culturale, sociale, economico in modo sempre più saldo, più diffuso, più pregnante. Eppure non se ne parla, se non quando si consuma l'evento clamoroso; non si parla mai della sua dimensione quotidiana, del condizionamento continuo che subiamo. I commercianti pagano il pizzo perché è 'normale' pagarlo [...] pagano perché se non è il pizzo, sarà il 'cavallo di ritorno' e, se non il 'cavallo di ritorno', sarà il negozio [...]''
''Che fine ha fatto la dignità di noi tutti? A volte sembra come imbalsamata in quella piazza del Plebiscito! - scrivono i promotori dell'affissione di adesivi anti-racket riferendosi alla piazza simbolo di Napoli - È per questo che abbiamo voluto riprodurre l'esperienza degli 'attacchini' di Palermo dalla via Toledo dei commercianti alla piazza di tutta una città''.
La reazione dei commercianti di fronte a manifesti e adesivi si sono comportati come quelli di Palermo un anno fa: li hanno strappati, liberando le vetrine e le saracinesche.
In Via Roma il pizzo non lo si paga, è la prima risposta, ''anzi speriamo che questa iniziativa non svegli il cane che dorme'', aggiunge il titolare di una storica profumeria della città.
''Non è stata una cosa simpatica, - dice Pasquale, che da 12 anni lavora in via Roma, oggi impiegato da 'Girl and Boy' - non ho avuto una bella sensazione, nel trovare il manifesto sulle vetrine; però, io dico che invece di rivolgersi a noi i promotori di questa iniziativa dovrebbero parlarne con il sindaco Iervolino, con il presidente Bassolino''.
Il plauso di Rita Borsellino
''Ricordo quando apparve questo manifestino a Palermo: suscitò discussione in tutta la città.
Turbò il fatto che fosse anonimo; ci si chiese cosa potesse significare; fu convocato il comitato per l'ordine e la sicurezza''. Anche Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo, che fu eliminato dalla mafia siciliana, ha commentato l' iniziativa dei giovani che questa notte hanno affisso gli adesivi anti-pizzo in via Toledo, a Napoli. Lo ha fatto a margine di un incontro con gli alunni delle scuole che il 23 maggio parteciperanno alla giornata in onore di Giovanni e Francesca Falcone, Antonio Montanaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.
Ricordando un'iniziativa analoga che investì Palermo nel giugno scorso, la donna spiega che l'iniziativa ha avuto un seguito: «I primi a rispondere furono gli studenti universitari. Questi ragazzi, i cosiddetti 'attacchini', hanno continuato il loro lavoro e qualche giorno fa hanno pubblicato un manifesto in cui promuovono una raccolta di firme di consumatori che dichiarandosi contro il pizzo, sottoscrivono un documento in cui si impegnano a fare i loro acquisti solo nei negozi che si dichiareranno contro il pizzo''. Tutto questo accade, spiega ancora Borsellino, sotto il controllo di una commissione di garanti. Ricordando che il racket è ''il pronto cassa della mafia, quello che serve per pagare le attività giornaliere: mantenere le famiglie dei detenuti, pagare gli avvocati''. Rita Borsellino prosegue: ''Stanno raccogliendo firme e la loro provocazione è rovesciare il problema. Il negoziante deve aderire se non vuole perdere la sua clientela''.
Una storia di cui è nota anche l'origine, parte ormai dell'aneddotica della 'resistenza' siciliana: ''Si seppe che dei ragazzi si erano confrontati fra di loro, su quello che sarebbe stato il loro futuro e all'idea di poter aprire un'attività commerciale, si erano chiesti: E se ci chiedono il pizzo? Uno di loro disse 'un popolo intero che paga il pizzo è un popolo senza dignità'. Da lì, ha spiegato la sorella di Borsellino, nacque la spinta morale per dare uno scossone ai palermitani''.
''Ci sono riusciti, meglio di quanto avrebbe fatto un dotto convegno - commenta - Questa provocazione ha dato molti risultati''. (Fonte: Giornale di Sicilia)