Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Un italiano nato in Sicilia

Andrea Camilleri: "Sogno un'Europa unita dagli ideali come la nostra Isola nel 1860"

19 marzo 2012

Un Vecchio Continente unito soprattutto dagli ideali e non sulla base di generici principi monetari ed economici. E' quella sognato dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri che ha dipinto il ritratto della 'sua' Europa nella lectio magistralis, 'Uno scrittore italiano nato in Sicilia', con cui ha concluso la cerimonia durante la quale l'Università La Sapienza di Roma gli ha conferito nei giorni scorsi il dottorato di ricerca honoris causa in Storia dell'Europa. Analizzando, nell'occasione, il 'Risorgimento Siciliano', anticipatore di quello della Penisola.
"Nella Grecia che fu la culla della civiltà occidentale, ridotta alla povertà e al disordine sociale - ha detto lo scrittore - vedo un monito all'Europa tutta: non ci può essere una vera unità se non c'è prima di ogni cosa un ideale profondo e condiviso che si apra alla solidarietà e alla fratellanza. Il mio augurio è che, i miei nipoti, possano vivere e realizzare un'Europa simile e non leggerla solo in un romanzo".
E' necessario, ha spiegato Camilleri, che "l'Europa non si ponga astrattamente su un generico principio unitario e concretamente sull'adozione di una moneta unica". Ma di fronte alla crisi economica, per Camilleri, c'è da chiedersi se l'Europa che, negli ideali dei padri fondatori "si voleva realizzare su solidi principi comuni, su principi etici comuni e su una guida politica comune avrebbe resistito all'assalto economico".

Durante il suo intervento, seguito con grande attenzione dalla folta platea ed interrotto da numerosi applausi, Camilleri non ha parlato soltanto di politica europea. Ma ha delineato la storia della Risorgimento in Sicilia. E di tutti i moti che, dal 1700 in poi, si sono verificati nell'isola per la conquista della libertà e dell'autonomia. "A prendere in esame solo un pezzetto del '700 e 800 - ha evidenziato Camilleri - risulta evidente come la Sicilia sia stata un magma ribollente e troppo spesso sanguinante di idee, di propositi e di azioni". Una realtà ricca di fermenti che ha visto l'isola più grande del Mediterraneo maturare, fini dai primi decenni dell'Ottocento, "l'aspirazione di sfruttare la propria posizione geografica ed inserirsi autonomamente nel gioco delle potenze europee. Un periodo di grande attività politica e culturale che viene indicato da noti storici come quello del risorgimento in Sicilia e che precede di molto il movimento risorgimentale per l'Unità d'Italia", ha detto Camilleri.
Tra i tanti episodi che Camilleri ha messo in evidenza spicca in particolare il fatto che, nel 1851, "Mazzini fece proprio il progetto elaborato dal comitato clandestino siciliano di uno sbarco di Garibaldi nell'isola individuata come un terreno fertile per una rivoluzione". Una realtà, dunque, nella quale i fermenti verso l'autonomia e la libertà erano forti ed evidenti. E l'adesione di una stragrande maggioranza di siciliani al progetto unitario fu sancita dal plebiscito dell'ottobre 1860. Una prova, questa, che per Camilleri non lascia adito a molti dubbi. "Votò il 75% degli aventi diritto, pari a 432720 votanti. I sì furono 432053 e i no solo 667. Ci furono manipolazioni ma la vastità del consenso parla da sola". Un disegno unitario tradito, però, dal fallimento di tutte le aspettative del popolo siciliano e che ha spento, mano a mano, l'entusiasmo annessionista. Un'entusiamo che, nelle classi dirigenti dell'epoca, coincideva con la realizzazione di "un autogoverno locale, una sorta di assemblea regionale". Questa ambizione fu realizzata molti anni dopo, con la costituzione della regione autonoma siciliana. Un progetto che non ha realizzato gli scopi che si prefiggeva.

"Che l'autonomia regionale annaspi tra immobilismo e clientelismo è responsabilità di tutti i siciliani - ha ammonito lo scrittore - E le sue vicende sono spesso cronaca giudiziaria e non storia". Camilleri ha voluto ribadire, inoltre, un concetto che gli caro: "Quando mi dicono che sono uno scrittore siciliano - ha ricordato - mi affretto a correggere dicendo che sono uno scrittore italiano nato in Sicilia". Ma la domanda che aleggia in gran parte della narrativa storica di Camilleri è una, in particolare: "Come si spiega - si è chiesto il papà di Montalbano - e cosa spiega che appena sei anni dopo il plebiscito, nel settembre del 1866, oltre 3mila contadini armati guidati da quegli stessi capi che avevano preso parte all'impresa garibaldina, assaltarono Palermo e la conquistarono?". Ma Camilleri si è chiesto anche "come e perché si arrivò alla proclamazione delle leggi marziali per ben 2 volte dopo il 1860. Quale disagio profondo era sopravvenuto dopo l'Unità d'Italia e perche'?". Su tutto ad emergere, per Camilleri, è un patrimonio di speranze ed aspettative coltivate a lungo dai siciliani e tradite o ignorate. Speranze e attese che ben si sintetizzano nel romanzo che Pirandello 'I Vecchi e i giovani' di cui Camilleri ha letto alcuni estratti. "La Sicilia - ha scandito Camilleri - quando era un regno senza Corona aveva sognato l'Europa. Ora, a 50 dall'Unità, doveva battersi per mantenere il suo posto in Italia". [Adnkronos]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

19 marzo 2012
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia