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Un ''Kyoto 2'' entro il 2009

Dopo due intense settimane le nazioni del mondo hanno trovato un accordo per tentare d'aggiustare il clima

15 dicembre 2007








Centonovanta Paesi riuniti per due settimane con l'impegno di creare una ''road map'' utile a raggiungere entro due anni un accordo successivo al Protocollo di Kyoto; centonovanta Paesi insieme a Bali, in Indonesia, per ragionare e discutere sulla riduzione delle emissioni inquinanti e trovare la giusta negoziazione che entro il 2009 si risolva in un piano di contrasto al riscaldamento planetario; centonovanta Paesi che dopo due settimane stanotte hanno trovato l'accordo sull'ambiente alla 13esima Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici (Unfccc).

Sono stati giorni impegnativi e per alcune Nazioni - l'Italia -  particolarmente rivelatori. Durante la conferenza, infatti, l'Italia e gli italiani hanno scoperto di essere ecologisti solo a parole, di avere dei politici buoni solo a lanciare accuse contro i Paesi non firmatari del protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas serra, ma che essi stessi non hanno saputo rispettare, facendo diventare il Paese tra i dieci principali emettitori mondiali di CO2 (leggi - pdf in inglese).

Tredici giorni di sorprese e delusioni, che fino all'ultimo hanno mantenuto tutti sulla corda, particolarmente per quelle che sarebbero state le decisioni di Stati Uniti e Cina, i due principali responsabili dell'emissione di gas serra. Solo l'altro ieri, ad esempio, gli Usa hanno presentato una proposta che ha rischiato di mettere a rischio tutti i negoziati intercorsi in due settimane. “All'undicesima ora delle trattative gli Usa hanno sottoposto una proposta che equivale ad una non-azione contro i cambiamenti climatici. Questa proposta smantellerebbe tutti gli sforzi internazionali compiuti finora per arrestare i cambiamenti climatici e metterebbe a rischio il futuro del pianeta”. Questo il commento preoccupato di James Leape, direttore generale del WWF internazionale, all'indomani della proposta avanzata dal Governo degli Stati Uniti durante il meeting di Bali che avrebbe voluto eliminare dal testo finale ogni riferimento che richiami i Paesi sviluppati a prevedere impegni di riduzione specifici, obbligatori al livello internazionale e quantificabili sostituendo questi con un testo che richiami i Paesi ad adottare qualunque misura essi ritengano appropriata.

Alla fine però gli Usa hanno dato il via libera all'accordo che entro i prossimi due anni dovrebbe finalmente trovare, con l'impegno di tutti, un piano di contrasto al riscaldamento planetario. Il cosiddetto “Kyoto 2” sarà firmato a Copenaghen nel 2009 e avrà effetto a partire dalla fine del 2012.
La “road-map” di Bali è stata approvata per consenso dai delegati dei 190 Paesi presenti. Esausti, i delegati sono arrivati all'intesa al culmine di un drammatico testa a testa che ha visto gli Stati Uniti accettare l'accordo solo all'ultimo minuto. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, aveva fatto un appello ai Paesi parlando di “un'opportunità storica per il bene dell'umanità” e sottolineando che era il momento di “arrivare a una decisione”. Proprio per questo Ban Ki-moon era tornato sull'isola indonesiana per fare pressione in vista del raggiungimento di un accordo. “Sono profondamente grato nei confronti di molti membri di stati per il loro spirito di flessibilità e compromesso - ha commentato Ban Ki-moon dopo il raggiungimento dell'accordo -. Questo è un momento cruciale per me e per il mio mandato come segretario generale”.
“Vogliamo lavorare insieme e arrivare al consenso” ha detto Paula Dobriansky, capo delegazione statunitense. Un cambiamento di rotta dopo la pressione internazionale durante la discussione in sessione plenaria, che ha portato al risultato dopo una stancante maratona,
Il responsabile del segretariato Onu per i cambiamenti climatici, Yvo de Boer, che organizza i summit ogni anno, con riferimento alla marcia indietro degli Stati Uniti, ha detto che è una cosa “incoraggiante”, un “segno reale della volontà di arrivare a un compromesso”.
Il testo dell'accordo, proprio tenendo in conto le obiezioni degli Stati Uniti, non fa riferimento a cifre per quanto riguarda le emissioni inquinanti e la necessità di ridurle. Kyoto vincolava tutti i paesi industriali, con l'eccezione degli Stati Uniti (che non aveva firmato il Protocollo), al taglio delle emissioni di gas serra tra il 2008 e il 2012, mentre i paesi in via di sviluppo non erano coinvolti. Il patto che uscirà dai nuovi negoziati dovrebbe essere invece vincolante per tutti i paesi a partire dal 2013.

- United Nations Framework Convention on Climate Change 2007

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15 dicembre 2007
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