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Un magistrato di Palermo accusato di aver favorito un boss camorrista in carcere in cambio di informazioni

03 aprile 2008

L'ex capo del Servizio ispettivo del Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap), Salvatore Leopardi, attualmente pm a Palermo, è accusato dalla procura della Repubblica di Roma di falso aggravato in atto pubblico e falso per soppressione. Al magistrato è stato inviato un avviso di garanzia nell'ambito di una indagine che mira ad accertare, tra l'altro, la reale legittimità di una formazione investigativa di polizia penitenziaria costituita nel 2005, quando era direttore del Dap, Gianni Tinebra, e collegata con i servizi segreti.
L'inchiesta ha messo in luce la vicenda che coinvolge un detenuto, Antonio Cutolo, personaggio di spicco della camorra, il quale sarebbe stato avvicinato, secondo l'accusa, da agenti inviati da Leopardi, ai quali sarebbero state fornite informazioni sulla criminalità organizzata in Campania e sulla Camorra. Le notizie ricavate dalla formazione investigativa sarebbero state però passate solo ai servizi segreti e non alle autorità giudiziarie competenti. Per gli inquirenti le attività effettuate in carcere, nel caso particolare di Cutolo, sarebbero state illegali perché non autorizzate da alcuna procura.

I pm hanno esaminato anche la spaccatura che si è verificata nel 2005 tra i magistrati all'interno del Dap, dove operavano in contrapposizione tra loro la direzione detenuti diretta da Sebastiano Ardita che ha operato con principi di indipendenza e in stretto raccordo con le autorità giudiziarie, e l'ufficio ispettivo legato ai servizi segreti e diretto da Salvatore Leopardi, ritenuto molto vicino al capo dipartimento.

Cutolo avrebbe ottenuto, tramite le coperture dell'ufficio ispettorato del Dap, di scontare la sua condanna all'ergastolo tra i detenuti comuni, anziché restare nel reparto ad alta sicurezza riservato agli appartenenti alla criminalità organizzata. Usufruendo quindi di un regime, secondo gli inquirenti, "più accomodante per governare le attività illecite dal carcere".
La vicenda è stata notata dalla procura di Napoli, grazie a una indagine basata anche su intercettazioni ambientali, e in base a queste prove i pm hanno immediatamente chiesto e ottenuto un nuovo ordine di custodia cautelare nei confronti di Cutolo. In seguito a questi fatti, è stata la direzione detenuti del Dap ad avviare la pratica per l'applicazione del duro regime carcerario previsto dal 41 bis. E da qui l'inchiesta della procura di Roma. I fatti contestati al pm Leopardi vanno dal 2005 al 2006. 

Fonte: La Sicilia, 02/04/2008

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03 aprile 2008
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