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Un maltempo che mette paura

Due giorni di pioggia e la zona del Messinese frana, si allaga e mette in massima allerta la popolazione

19 ottobre 2010

Piove ormai da due giorni a Messina e provincia e il maltempo continua ad imperversare. La zona più colpita rimane quella tirrenica con allagamenti a Torrenova, Rocca di Capri Leone e Sant'Agata di Militello. Un smottamento ha bloccato anche la provinciale per Capri Leone. Alcuni piccoli smottamenti si sono verificati a Santo Stefano di Camastra. A Messina parte del costone roccioso sulla statale 113 nei pressi del villaggio di Acqualadrone è franato finendo in strada. Disagi anche a Brolo e a Capo d'Orlando, dove un muro di contenimento della via Torrente Forno è crollato danneggiando cinque auto in sosta di proprietà di operai di un'azienda di impianti elettrici, mentre numerosi torrenti sono esondati trascinando frane e detriti nelle contrade Piscittina e Malvicino. Un'altra frana ha ostruito la strada statale 113 in contrada Santa Carrà, dove è esondato il torrente Pidocchio. Decine i mezzi delle forze dell'ordine impegnati nei soccorsi. I vigili del fuoco e la protezione civile da domenica notte sono nei diversi comuni per aiutare la popolazione.

Situazione difficile anche nel Nisseno. Otto ore ininterrotte di pioggia hanno messo in ginocchio il centro abitato di Gela. In molti quartieri periferici si registrano allagamenti di garage e scantinati. Numerose le chiamate ai vigili del fuoco. Le infiltrazioni d'acqua hanno indebolito vecchi fabbricati, come un antico molino abbandonato che sorge all'angolo tra via Dinomane e via Verga. I cornicioni e alcune grosse pietre della parte sommitale dei muri di questo edificio, da anni in stato di abbandono, si sono staccati abbattendosi su un'automobile che si trovava in sosta ai margini della carreggiata. Alcuni passanti sono stati sfiorati dai calcinacci. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e le forze dell'ordine, che hanno transennato la strada, vietando il transito a persone e a mezzi. La condotta fognaria che alimenta il depuratore biologico è saltata in più punti, scaricando in mare i liquami della città. I tecnici della manutenzione sono al lavoro per ripristinare il normale deflusso delle acque.

A rischio l'84% dei comuni messinesi - "L'84% dei comuni della provincia di Messina è considerato a rischio per frane e alluvioni anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all'agricoltura". Lo afferma la Coldiretti, secondo la quale "la situazione di Messina con ben 91 comuni a rischio si conferma più grave rispetto alla media nazionale in Italia dove ci sono 5.581 comuni, il 70% del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità".
All'elevato rischio idrogeologico in Italia non è certamente estraneo il fatto che un territorio grande come due volte la regione Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti, è stato sottratto all'agricoltura che, afferma la Coldiretti, "interessa oggi una superficie di 12,7 milioni di ettari con una riduzione di quasi il 27 per cento negli ultimi 40 anni. Il progressivo abbandono del territorio e il rapido processo di urbanizzazione spesso incontrollata non è stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque ed è necessario intervenire per invertire una tendenza che mette a rischio la sicurezza idrogeologica del Paese. Una situazione aggravata dai cambiamenti climatici in atto".

Sicilia e Campania: il dissesto è una priorità - Sicilia e Campania sulla stessa linea: il dissesto idrogeologico è una priorità nazionale, secondo il presidente dell'Ordine dei geologi campani Francesco Peduto, mentre il collega siciliano Gianvito Graziano denuncia che "dopo i 37 morti di Giampilieri e Scaletta Zanclea nulla è cambiato".
Peduto, alla presidenza da pochi giorni, e Graziano si sono incontrati a Salerno lo scorso 14 ottobre per un summit di geologi: occasione per mettere a fuoco emergenze comuni e lanciare oggi un Sos: "Continuiamo a denunciare con forza l'inerzia e l'inettitudine delle istituzioni a tutti i livelli".
Dopo il disastro di Sarno, ricordano i geologi, furono emanate norme che dovevano sancire il passaggio da un'impostazione di base incentrata sulla riparazione dei danni ad una cultura di previsione e prevenzione: con il presidio territoriale, piani di emergenza, sistemi di allerta e di allarme, delocalizzazione delle attività produttive e di abitazioni edificate all'interno delle aree a rischio, potenziamento degli uffici geologici regionali.
"Oggi a distanza di 10 anni dall'emanazione di queste norme, nulla ancora è stato fatto - ha detto Peduto -. La stessa esperienza dei presidi territoriali, iniziata in Campania dopo Sarno ed esportata in altre regioni italiane ed anche all'estero, da noi è andata completamente nel dimenticatoio. Non ci rassegniamo".
"I costi stimati dalla Protezione civile per sei ore di pioggia a Giampilieri ammontano a 550 milioni - ha detto Graziano -. Fino ad ora ne sono stati spesi 139; ne occorrono, per riparare i danni dello scorso anno, altri 181. Solo per 6 ore di pioggia. Si è ancora lontani dalla messa in sicurezza ed infatti la gente non rientra nelle case. Oggi, però, mentre parlo ci sono 12 presidi territoriali grazie ad una convenzione stipulata tra ordine regionale della Sicilia e Protezione civile".

Il sindaco di Messina contro il presidente della Regione - "Mi dispiace che oggi non ci sia Lombardo, che ancora una volta pensa di svolgere da Palermo il ruolo di commissario per l'emergenza alluvione a Messina. Oggi chiederò a Bertolaso e a Berlusconi che il coordinamento sia affidato a me". Il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, ieri prima di entrare in una riunione in prefettura, dove si è discusso del coordinamento degli interventi nelle zone colpite dall'alluvione di un anno fa, è entrato in polemica con il governatore. Alla riunione erano presenti, tra gli altri, il capo della protezione civile regionale Pietro Lo Monaco e il presidente della Provincia di Messina, Nanni Ricevuto. "Lo Monaco non rappresenta Lombardo - ha aggiunto Buzzanca - e quindi questa riunione non ha un valore politico. Io sono disponible a incontrare il presidente della Regione anche a Palermo, ma è lui che da tempo non si fa trovare e qui c'è bisogno di maggiore collaborazione. Chiedo di coordinare gli interventi qui a Messina perchè anche il presidente del consiglio, dopo la tragedia, aveva affermato che dovevano essere i sindaci a gestire gli interventi sul territorio. In seguito Lombardo ha preteso che questo ruolo fosse affidato a lui".
Replica immediata di Pietro Lo Monaco: "Non è il momento delle polemiche, bisogna fare tutti pressione insieme affinché il governo nazionale invii al più presto qui i fondi necessari e cioè circa 120-130 mln di euro per le zone alluvionate di Messina e della zona nebroidea". "Il governo nazionale - ha detto ancora Lo Monaco - non ha inoltre dato ultimamente alla Regione nemmeno l'autorizzazione ad anticipare le somme necessarie per gli interventi con i fondi Fas. Quindi bisogna far cambiare idea al governo su questo punto". "Non vorrei rispondere alle polemiche del sindaco Buzzanca - ha aggiunto - ma vi assicuro che oggi io rappresento Lombardo in tutto e per tutto, il presidente aveva altre cose importanti da fare e per questo non è potuto essere qui". "Se poi Buzzanca vuole il ruolo di commissario - ha concluso  il capo della Protezione civile regionale - e se il presidente del Consiglio è d'accordo, lo faccia pure e io sarò pronto a perorare la sua causa. Voglio dire però che la Protezione civile non siamo solo noi che facciamo quello che è possibile con i mezzi che abbiamo a disposizione, azioni di Protezione civile le devono fare anche il Comune di Messina e la Provincia di Messina".

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it]

- In una terra che frana, si sbriciola, si rompe... (Guidasicilia.it, 15/10/10)

 

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19 ottobre 2010
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