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Un mistero più nero del petrolio...

La tragica e misteriosa morte di Pasolini: la Procura di Roma vuole ascoltare anche il senatore Marcello Dell'Utri

30 marzo 2010

C'è un inedito di Pier Paolo Pasolini che potrebbe svelare molti misteri italiani. Si infittisce così "il giallo della tragica scomparsa di Mattei, la stessa scomparsa di Pasolini e forse qualche altro fatto dell'epoca che ormai fa parte dei cosiddetti misteri d'Italia. Quelle cose che ancora oggi sono tutte da scoprire". Così il senatore del Pdl e noto bibliofilo Marcello Dell'Utri, all'indomani del suo annuncio del probabile ritrovamento del dattiloscritto di 'Lampi sull'Eni' di Pier Paolo Pasolini, che avrebbe dovuto costituire un capitolo del romanzo incompiuto 'Petrolio', ha parlato all'Adnkronos, all'inizio di marzo, del "giallo" delle carte scomparse, che sarebbero dovute essere svelate all'apertura della XXI Mostra del libro antico di Milano, ma che alla fine sono rimaste segrete.
Dell'Utri aveva avvertito: "Non si facciano strumentalizzazioni, non parlo di queste cose perché obiettivamente non so ancora cosa ci sia stato dietro a questi misteri. Certamente un cosiddetto giallo quello sì, potrebbe esserci stato e se venisse fuori una trama vera con la soluzione finale, sarebbe un bene per tutti".
La scoperta del dattiloscritto di Pasolini aveva poi specificato Dell'Utri "è tutta da verificare. Ho dato la notizia di questa scoperta che mi è stata annunciata". "Non ho ancora letto queste pagine, ho letto una sintesi. Non saprei dire se queste scritture siano di Pasolini o meno. In ogni caso, aspetto di vedere questo dattiloscritto che mi è stato annunciato".

Per questo motivo il senatore Dell'Utri sarà prossimamente ascoltato in Procura a Roma sulla morte dello scrittore Pier Paolo Pasolini avvenuta nella notte tra l'1 e il 2 novembre del 1975 all'idroscalo di Ostia. Dell'Utri sarà in particolare interrogato sul presunto capitolo del libro 'Petrolio'.
A sollecitare l'approfondimento di questi fatti è stato il professor Guido Calvi che rappresenta come parte civile la famiglia di Pasolini e anche, come parte offesa l'ex sindaco di Roma Walter Veltroni, in un procedimento scaturito dalle dichiarazioni pubbliche fatte da Giuseppe Pelosi, condannato per il delitto, su fatti e circostanze nuove sulla morte dello scrittore.
Dell'Utri riferendosi alla presunta scomparsa del capitolo aveva detto, in un intervista al Messaggero, d'aver letto quelle carte e che in queste si faceva riferimento a vicende relative all'Eni dell'epoca, a loschi intrecci, a circostanze relative alla morte di Mattei e ad altri casi irrisolti a cominciare da quello di Mauro De Mauro.
Sullo stesso argomento tempo fa un altro penalista, l'avvocato Stefano Maccioni, aveva presentato alla Procura la richiesta di ascoltare Dell'Utri, su circostanze da lui conosciute in base a notizie raccolte presso la Procura della Repubblica di Pavia, che si occupò della morte di Enrico Mattei. La richiesta era stata presentata al pubblico ministero Francesco Minisci al quale è stata affidata l'indagine mai chiusa sul caso Pasolini, dopo il trasferimento ad altro ufficio della collega Diana De Martino.
Rivolgendosi alla Procura, l'avvocato Calvi chiede di indagare sul capitolo del libro 'Petrolio' scomparso che secondo Veltroni sarebbe in possesso di un istituto. In sostanza la Procura dovrebbe reperire il documento che "potrà essere decisivo al fine di comprendere le ragioni dell'omicidio di Pier Paolo Pasolini e individuare finalmente gli ignoti e possibilmente i mandanti di uno dei più terribili eventi vissuti dal nostro Paese".

Sempre sul caso irrisolto dell'efferato omicidio di Pasolini, Veltroni nei giorni scorsi aveva anche scritto al ministro della Giustizia Angelino Alfano. Sull'omicidio di Pier Paolo Pasolini, "come per altri fatti della orribile stagione del terrore, si deve continuare a cercare la verità" ha scritto l'ex segretario del Pd in una lettera aperta pubblicata dal 'Corriere della sera'.
Veltroni è tornato a domandarsi chi potesse avere interesse ad uccidere lo scrittore che, ricorda, sullo stesso quotidiano meno di un anno prima aveva scritto di sapere "i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste...". L'esponente democratico ha detto di non sapere "se queste parole abbiano preoccupato qualcuno, se abbia preoccupato il lavoro che conduceva per la scrittura di 'Petrolio'" ma, avverte, "erano anni bastardi, non dimentichiamoli". Inoltre, Veltroni ha ricordato i dati di fatto: "Il paletto insanguinato, i vestiti, il plantare" e "oggi - ha rilevato - le nuove tecnologie consentono com'è avvenuto per via Poma, di riaprire casi del passato".
Ma "non basta" riaprire il caso per Nino Marazzita, avvocato di parte civile nel processo per l'omicidio dello scrittore, serve "la volontà di accertare la verità". "I dubbi e le ombre - ha spiegato Marazzita - c'erano già al momento del processo in cui è stato condannato il solo Pelosi. Era evidente già all'epoca la presenza di complici e prova ne è il giudizio del presidente del Tribunale dei Minorenni Alfredo Carlo Moro che nella sentenza di condanna di Pelosi scriveva che 'dagli atti emerga in modo imponente la prova che quella notte all'Idroscalo il Pelosi non era solo'. Nel tempo le ombre sono aumentate e le richieste di riapertura del caso sono state tante. Alla luce ora delle nuove tecnologie disponibili, dall'esame del dna e dall'esame dei reperti, mi chiedo perché non utilizzarle?". L'avvocato si è augurato, quindi, che Alfano "accolga la richiesta di riapertura del caso perché la verità venga accertata una volta per tutte".

Augurio che ha avuto un esito positivo: il Guardasigilli, infatti, si è detto pronto a chiedere nuove indagini sulla morte di Pasolini. "Sul caso Pasolini ritengo di rendere un buon servizio al mio Paese inoltrando al signor Procuratore della Repubblica un'apposita istanza per la riapertura delle indagini". Ha scritto il ministro Alfano rispondendo con una lettera aperta, anche questa pubblicata dal 'Corriere della sera', e destinata a Walter Veltroni"Concluso il processo a Pino Pelosi - ha ricordato Alfano - l'indagine meritava maggiori attenzioni finalizzate a chiarire se il ragazzo di vita di allora abbia agito da solo oppure insieme ad altri e con quali reali intenzioni". Si tratta, ha continuato, "di fare chiarezza sul piano storico-politico oltreché giudiziario". Pasolini, ha concluso il ministro "si accorse per primo che negli scontri di Valle Giulia i veri proletari erano i poliziotti figli del sud e della povertà, sradicati dai propri paesini e mal pagati. E il suo brutale assassinio ci ha impedito per sempre di conoscere le sue analisi sui ben più violenti fenomeni che negli anni a seguire avrebbero ferito e umiliato la nostra democrazia". [Adnkronos/Ing]

- Giallo Pasolini di Carla Benedetti (L'espresso)

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30 marzo 2010
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