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Un mondo al contrario

Due storie accadute in due scuole siciliane: tra bullismo, ''diversità'' e incapacità di rapportarsi coi problemi

27 luglio 2007

Vogliamo raccontare due storie accadute entrambe in Sicilia, in due istituti scolastici, vicine nel tempo e che segnalano alcune di quelle anomalie, sempre più spesso venute alla luce negli ultimi tempi, esistenti all'interno di uno dei luoghi più importanti per la crescita e la formazione dei cittadini del domani: la scuola.
Due storie dove sono presenti fondamentalmente tre elementi: il bullismo, la ''diversità'' e l'incapacità della classe insegnate di misurarsi con questi due ''fenomeni'', molto presenti nell'esistenza dei giovani.

La prima delle due storie è avvenuta a Palermo, in una delle più rinomate scuole medie della ''Palermo bene''. La storia, che ha avuto inizio un paio di anni fa, è quella di una ragazzina di dodici anni che subiva quotidianamente le angherie di un suo compagno che continuava a palpeggiarla e molestarla, anche pesantemente, giorno dopo giorno.
Tutto sembrava essere cominciato per scherzo, poi parole e soprattutto gesti si erano fatti pesanti. In diverse occasioni, il bulletto della scuola avrebbe anche seguito la sua vittima mentre andava in bagno. E sarebbe arrivato ad aggredirla, mimando un atto sessuale.
Per la ragazzina andare a scuola era diventato un vero e proprio incubo, fino a che all'ennesimo episodio, la ragazza prese a pugni il compagno. Reso noto il motivo del suo atteggiamento agli insegnati, questi invece di appurare la realtà dei fatti e prendere quelli che sarebbero dovuti essere i giusti provvedimenti, hanno invece punito lei, rimproverandola e scrivendogli questa nota sul diario: ''Messaggio per i genitori. Fate vestire vostra figlia in maniera più consona''. (!!!!)
Insomma, la ragazzina veniva molestata non perché il suo compagno è un ''porco bullo'', ma perché magari lei andava a scuola con i jeans attillati o un vestino corto...  Beh, cosa dire? siamo proprio messi bene!

Il padre della ragazzina ha denunciato la vicenda alla magistratura e al provveditorato: ''I professori sono rimasti sempre fin troppo distratti'', così ha iniziato il suo esposto. Un esposto rafforzato dalla testimonianza di otto compagni di classe che hanno confermato quanto accadeva. Risultato: quattro insegnanti della scuola sono finiti indagati dal sostituto procuratore Maurizio Agnello.
L'accusa per i quattro professori è pesantissima: violenza sessuale, quella che non si è potuta contestare al molestatore, perché ha solo 12 anni, come la sua vittima. Ma il codice penale non fa differenza fra chi commette gli abusi e chi ''ha l'obbligo giuridico di impedirli''. Per la Procura di Palermo, insomma, non ci sono stati dubbi: in classe tocca agli insegnanti vigilare. Sono accusati di non averlo fatto a dovere. Ognuno nella propria ora.
L'inchiesta, ancora in corso, ha già impegnato parecchio i giudici. Dopo la prima denuncia del genitore, la preside della scuola media e un professore chiamato in causa hanno presentato una controquerela. E il padre della studentessa è finito indagato per diffamazione e calunnia. Ma per poco tempo. Quando la Procura ha chiesto di archiviare, la preside e il docente si sono opposti. E il gip ha fissato un'udienza per esaminare ancora meglio la vicenda. Le deposizioni dei compagni di classe hanno segnato la svolta. Per il padre esasperato le accuse sono state archiviate. E sul banco degli indagati sono finiti quattro professori. Vedremo adesso la Giustizia come chiuderà questa vicenda.

E passiamo all'altra storia, questa avvenuta nell'Istituto industriale ''Emanuele Morselli'' di Gela, in provincia di Caltanissetta. Protagonisti di questa vicenda sono uno studente di 17 anni vessato da un gruppo di compagni bulli e un'insegnate che, come nella storia precedente, ha punito lui piuttosto che i prepotenti.
''Vai a casa e non venire più a scuola perché sei gay e i tuoi atteggiamenti turbano l'andamento delle lezioni''. Questo è quanto avrebbe detto la docente d'Italiano dopo aver visto un filmato in cui il giovane alunno bacia un altro studente, costretto a farlo da alcuni compagni di classe. A denunciarlo è stata la stessa vittima, che in un esposto ai carabinieri di Gela ha raccontato le discriminazioni subite in classe, perché ritenuto omosessuale. Un clima ostile che lo avrebbe indotto a non frequentare più la scuola, col risultato di essere stato bocciato.
Dopo averlo ripreso con un videofonino mentre baciava un compagno, gli altri studenti lo avrebbero ricattato, costringendolo a fare quello volevano, con la minaccia di diffondere le immagini. Il giovane sarebbe caduto in depressione e non avrebbe più frequentato la scuola. Questa ricostruzione dei fatti è contenuta nella denuncia che il giovane ha sporto ai carabinieri contro tutta la sua classe e contro alcuni insegnanti.
''Hanno detto che sono gay, ma è falso. Lo hanno fatto per invidia, perché avevo un buon rendimento scolastico. Ho raccontato tutto alla preside e loro si sono vendicati''. Il ragazzo ha rievocato gli sfottò continui dei compagni di classe, gli ammiccamenti velenosi perché andava in bagno spesso insieme ad altri ragazzi. ''Mi hanno picchiato, buttandomi addosso di tutto: libri, sedie, perfino i banchi. Una volta mi hanno costretto a baciare il compagno di classe per me più caro, l'unico che mi era amico. Uno di loro ha ripreso la scena con il suo cellulare per ricattarmi. Hanno detto che lo avrebbero fatto vedere a tutti se li avessi nuovamente chiamati in causa''.

Il 17enne ha poi ricostruito il ruolo che nella vicenda avrebbe avuto la sua insegnante: ''Le hanno fatto vedere le immagini riprese con il telefonino e lei, senza lasciarmi possibilità di spiegare cosa era accaduto, mi ha consigliato di restare a casa, visto che ero gay e che turbavo l'andamento delle lezioni''.
Il ragazzo ha raccontato anche delle conseguenze subite in seguito agli atti di bullismo di cui sarebbe stato vittima: ''Sono caduto in uno stato di depressione, non ho più frequentato la scuola per diversi mesi. Mi sono confidato con i miei genitori e loro mi hanno incoraggiato; quando hanno visto che a causa del comportamento dei miei compagni e dell'insegnante ero stato bocciato abbiamo deciso insieme di denunciare tutto ai carabinieri''.

Per indagare sull'episodio, condannato da associazioni omosessuali ed esponenti politici, il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, ha disposto, tramite il direttore regionale l'invio di un ispettore, il prof. Giuseppe Valente, che dovrà accertare fatti ed eventuali responsabilità e che riferirà con un primo rapporto a breve.

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27 luglio 2007
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