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Un nuovo piano italiano per i profughi

Il governo cerca 20 mila alloggi in Sicilia, Lombardia e Lazio

01 settembre 2015

[Articolo di Fiorenza Sarzanini - Corriere.it] Le cifre sono da record: 686 sbarchi dall’inizio dell’anno che fino a ieri hanno portato in Italia 116.127 persone. Attualmente sono 94.347 i migranti accolti nei centri governativi e nelle strutture reperite grazie all’impegno di prefetture ed enti locali, oltre ai minori non accompagnati che sono più di 10 mila. Ma il sistema è saturo, i posti sono finiti e dunque entro qualche giorno dal Viminale partirà una nuova circolare per il reperimento di almeno 20 mila alloggi. E la distribuzione continuerà ad essere equa, lasciando al primo posto la Sicilia con il 15 per cento e subito dopo la Lombardia con il 13 per cento e il Lazio con il 9 per cento. Una linea decisa già da settimane, nonostante le resistenze delle Regioni del Nord, e confermata in queste ultime ore. Una strategia che si muove sul doppio binario dell’organizzazione dell’accoglienza in Italia e della trattativa con Bruxelles in vista del vertice del 14 settembre. Le richieste che il nostro Paese presenterà al tavolo dell’Unione Europea prevedono l’innalzamento delle quote di profughi da distribuire e l’obbligatorietà per tutti gli Stati di accettarli.

IL DOCUMENTO - I funzionari del Dipartimento guidato dal prefetto Mario Morcone hanno riempito ogni luogo idoneo a fornire assistenza dignitosa a chi richiede asilo. Ci sono oltre novemila stranieri nel centri governativi, mentre più di 65 mila sono nelle strutture temporanee e oltre 20 mila in quelle messe a disposizione grazie al sistema Sprar. Ora si ricomincia a cercare: le prefetture dovranno attivare le procedure urgenti per reperire altri posti. Obiettivo è quello di trovare sistemazioni negli alberghi, nei campeggi, nei residence e nei villaggi turistici che al termine della stagione estiva potrebbero essere disponibili ad occupare le stanze garantendosi comunque un guadagno. L’importante è fare in fretta perché gli analisti prevedono una ripresa degli sbarchi già nei prossimi giorni. Le informazioni provenienti dalla Libia parlano di scafisti sempre più determinati ad organizzare viaggi della speranza, sia pur di fronte a una carenza di imbarcazioni che li costringe a utilizzare mezzi vecchi e quindi pericolosi. I naufragi degli ultimi giorni, a poche decine di miglia dalle coste africane, sono stati causati proprio dall’affondamento di gommoni e pescherecci vecchi e usurati riempiti con centinaia di persone, moltissimi bambini.

LE QUOTE - Un esodo di fronte al quale l’Italia, come hanno ripetuto in questi giorni il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro Angelino Alfano, continuerà a fare la propria parte tornando però a chiedere un intervento serio dell’intera Unione Europea. Per questo, in vista della riunione straordinaria di metà settembre, si stila l’elenco delle necessità. Alfano è stato chiaro: i cinque "hotspot", i centri di smistamento dove procedere al fotosegnalamento dei profughi, entreranno in vigore appena comincerà la distribuzione dei migranti fra tutti i Paesi della Ue. Ma non solo. La delegazione del ministero dell’Interno sta già trattando per rivedere i numeri tornando almeno ai 40 mila previsti dall’agenda messa a punto a maggio dal presidente della commissione Jean-Claude Juncker e poi diventati 32 mila per superare le resistenze di numerosi Stati. Stranieri già presenti in Grecia e Italia che dovranno essere trasferiti altrove. Una possibile mediazione prevede di inserire nella lista dei Paesi da "sfollare" anche l’Ungheria e in questo modo inviare un segnale a quei governi che lamentano di essere destinazione di profughi e clandestini e per questo hanno deciso di alzare "muri" e bloccare gli arrivi.

I SOLDI - Altro capitolo spinoso riguarda i finanziamenti. Secondo i conti già elaborati, il nostro Paese spenderà per il 2015 circa un miliardo di euro, quasi trecentomila euro in più dell’anno scorso. Lo stanziamento previsto dal ministero dell’Economia è di 750 mila euro, ma nelle casse del Viminale devono ancora arrivare 380 mila euro e senza quei fondi il sistema rischia di arrivare al collasso. I 310 milioni messi a disposizione dall’Europa saranno infatti erogati in sette anni e dunque rappresentano soltanto una minima parte di quanto è necessario per garantire un’assistenza adeguata a chi attende anche mesi per sapere se potrà ottenere il riconoscimento di rifugiato.

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01 settembre 2015
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