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Un Oliver Twist marocchino in Sicilia

A Trapani un minorenne marocchino si è ribellato ai suoi aguzzini e li ha fatti arrestare

23 settembre 2008

Stanco di subire le vessazioni dei suoi aguzzini, che lo costringevano a spacciare droga e a compiere furti in alcune ville e abitazioni del trapanese, W.R., un ragazzo marocchino di 17 anni ha deciso di svelare tutto alla Polizia e a fare arrestare i componenti della banda criminale.
È così scattata all'alba di ieri la rete della Squadra mobile di Trapani, diretta da Giuseppe Linares, culminata con l'esecuzione di dieci misure cautelari nei confronti di due distinti gruppi.
Gli agenti della sezione Antidroga della Squadra mobile, con il supporto operativo di pattuglie del Reparto prevenzione crimine di Palermo, hanno così arrestato nove persone a Trapani e provincia. Il gip ha concesso a due indagati gli arresti domiciliari, mentre per il decimo indagato il giudice Massimo Corleo ha ordinato l'obbligo di dimora. Agli indagati vengono contestati diversi episodi di spaccio di eroina, cocaina ed hashish, e poi una rapina ad una villa e diversi furti in abitazione.

Il questore di Trapani, Giuseppe Gualtieri, ha rilasciato al minorenne uno speciale permesso di soggiorno concesso dall'autorità di pubblica sicurezza ai sensi della normativa vigente in materia di stranieri per chi, come lui, collabora con le autorità di polizia al fine di smantellare organizzazioni criminali.

L'operazione è stata denominata "Oliver Twist", proprio come lo sfortunato protagonista del racconto di Charles Dickens. Il capo della Squadra Mobile Linares, che quel libro lo ha letto da bambino, quando ha visto il giovane W.R. ha pensato subito a lui.
Nella realtà W. R., è stato abbandonato dal padre in Marocco, e l'anno scorso aveva deciso di andare a trovare sua madre, che abitava in Italia, a Padova, con un compagno siciliano. Proprio come in un triste racconto di Dickens, la mamma è morta un mese dopo che lui era arrivato, "per un male improvviso". Il convivente, originario di San Giuliano, Erice, l'ha spedito giù in Sicilia, da certi parenti suoi che abitavano a Trapani, nel quartiere popolare di Fontanelle Milo. Qui però è finito nelle grinfie di gente che l'ha sfruttato e rovinato, iniziandolo all'uso di droghe pesanti, poi usato come pusher e per compiere rapine in appartamenti e ville. Una vita-non vita durata finché una assistente sociale del comune di Erice, che lo ha seguito fino dal suo arrivo in Sicilia, non l'ha portato con la sua storia dai poliziotti della Squadra Mobile di Trapani.

I suoi aguzzini erano una banda di italiani, amici di parenti e amici degli amici, uomini e donne, vecchi e giovani, padri e madri, figli e fratelli. Tutti "italiani brava gente" che si indignano con gli stranieri, e che protestano perché gli immigrati spacciano la droga o rubano nelle case. Difatti, mandavano lui a spacciare droga e a rubare nelle case: loro si tenevano i soldi.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Corriere.it, La Stampa.it]

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23 settembre 2008
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