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Un Paese di Legalità

L'auspicio di Gianfranco Fini: "Nel nome del garantismo non si deve giustificare ciò che giustificabile non è"

22 luglio 2010

"Il lungo dibattito ha dimostrato che quando il Parlamento discute è in grado di correggere impostazioni iniziali inadeguate". Questa l'affermazione del presidente della Camera Gianfranco Fini ribadendo il suo giudizio positivo sulle modifiche apportate al ddl intercettazioni, nel corso della cerimonia del Ventaglio a Montecitorio (cerimonia nella quale si fa un bilancio sull'anno di attività politica e parlamentare, nonché per scambiarsi auguri di buone ferie, ndr). Per la terza carica dello Stato tale sviluppo "ha segnato un punto importante per chi crede nella centralità del Parlamento e nella capacità della politica di saper trovare le sintesi".
Il 29 luglio, è la previsione di Fini, inizierà la discussione generale sul ddl intercettazioni in aula. La prossima settimana sarà convocata una capigruppo, ma già ora Fini ipotizza che se sarà presentata una pregiudiziale, la si voterà per poi passare all'esame degli articoli del ddl. Il 31 luglio, però, cade di sabato e quindi è inevitabile procedere a partire da lunedì 2 e martedì 3 agosto. "La mia previsione - ha detto il presidente Fini - è che si lavorerà la prima settimana di agosto" anche perché ci sono due decreti, che scadono a settembre, e che il Senato ha licenziato. "Non ci vedo nulla di stravagante nel non andare in ferie in agosto - ha ironizzato - mica siamo alla Fiat. E tra l'altro nemmeno lì lo si fa più. E' un fatto che non mi scandalizza". In ogni caso, per Fini, non c'è alcun rischio di "strozzatura" del dibattito sul ddl. A chi gli ha ricordato che il ministro della Giustizia chiede il via libera al provvedimento entro l'estate, ha replicato: "L'estate termina il 21 settembre".

Durante il suo discorso, il presidente della Camera ha parlato anche delle riforme. "Non rinuncio a sperare che questa legislatura possa segnare un passo avanti sulla strada delle riforme", ha detto. "Non ho perso la fiducia" nella possibilità di una legislatura costituente, ha affermato Fini, auspicando "la ripresa del dibattito che parta da quanto largamente condiviso nella scorsa legislatura. Il tema delle riforme deve tornare centrale nell'agenda politica allo scopo di rendere la nostra democrazia più efficace e capace di decidere".
Il presidente della Camera ha ribadito che i punti da affrontare sono tre: il superamento del bicameralismo perfetto, che è "importante e politicamente urgente, anche perché sarebbe difficile capire che mentre il federalismo fiscale giunge al suo ultimo anello, manca quel federalismo istituzionale che ha portato altri ordinamenti a istituire il Senato federale o la Camera delle regioni". Va inoltre fatta una riflessione sul rapporto tra poteri esecutivo e legislativo, allo scopo di giungere ad una "democrazia il più possibile rappresentativa e governante".
Parlando della manovra, Fini sottolinea che la Camera sente la necessità di "dare il buon esempio" in tempi di sacrifici e per questo l'ufficio di presidenza, dopo il varo della finanziaria, discuterà anche della possibilità di ridurre del 10% il trattamento economico complessivo dei deputati. Poi chiarisce: "C'è un po' di confusione, occorre una riflessione perché il taglio deve ammontare al 10% di tutto e non solo di una parte, se no non è il 10%". "Ci sono delle voci della sua retribuzione di cui il deputato non può disporre in quanto sono pertinenza dei gruppi parlamentari - ha ricordato - e occorre una fare una riflessione".

Infine, a proposito dei comportamenti di chi fa politica, Fini ha sottolineato: "Bisogna essere assolutamente intransigenti nei confronti di chi dimostra scarso senso dell'etica pubblica o di rispetto delle regole fondamentali". Il presidente della Camera ha respinto la tradizionale contrapposizione tra garantisti e difensori della legalità: "Siamo tutti tenuti ad essere garantisti e ad presumere l'innocenza fino al terzo grado di giudizio - ha aggiunto - ma ciò non significa che dietro al garantismo si possa giustificare ciò che giustificabile non è".
Fini ha quindi aggiunto che un'altra "valutazione squisitamente politica: accanto alle questioni connesse al nostro impianto giuridico ci sono poi delle valutazioni connesse alla opportunità politica che esulano totalmente e non devono essere affrontate dai giuristi, ma affrontate in sede politica dai responsabili politici. Questo perché l'etica del comportamento pubblico - ha concluso - credo sia una precondizione per una perdurante fiducia tra la democrazia, le istituzioni democratiche e la società". [Adnkronos/Ing]

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22 luglio 2010
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