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Un Paradiso trasformato in Inferno

Gli operatori, i militari, i volontari e la gente di Lampedusa si chiedono: ''Quanto durerà ancora?''

22 gennaio 2009

AGGIORNAMENTO
È morta la giovane nigeriana sbarcata ieri a Lampedusa con altri 63 extracomunitari, tra cui il suo compagno. La ragazza era stata trasferita ieri pomeriggio con l'elisoccorso nell'ospedale Civico di Palermo, dove era stata ricoverata in Rianimazione. Questa mattina è deceduta, senza avere mai ripreso conoscenza. Secondo i medici le cause sono da attribuire all'ipotermia: la donna non ha resistito al freddo, dopo una settimana in mare. Il compagno della donna si trova ancora nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa; i volontari delle organizzazioni umanitarie lo stanno informando di quanto è accaduto. Tra i migranti sbarcati ieri c'era anche un cadavere; i superstiti hanno raccontato che durante la traversata sarebbero morte "altre 8-10 persone".
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Stando a quanto racconta la cronaca, il paradiso terrestre chiamato Lampedusa si è tramutato in un lembo di inferno, infatti il dolore e la disperazione che si possono respirare in questi giorni, nella piccola striscia di terra siciliana più vicina all'Africa che all'Italia, è annichilente.
Quanto detto la scorsa settimana dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, "Il 2009 sarà l'anno della fine degli sbarchi di clandestini a Lampedusa", sembra una promessa lontana, vana e vuota, perché il 2009 è al suo ventiduesimo giorno e mentre gli sbarchi continuano incessanti la situazione sembra addirittura peggiorata. 

"Siamo stati una settimana in mare, senza acqua né viveri. Siamo partiti dalla Libia con quel vecchio gommone senza nemmeno una bussola, pensavamo tutti di non farcela". Questo è il racconto di uno dei superstiti arrivati ieri mattina all'alba a Lampedusa. Uno dei 64 clandestini che hanno visto morire - così hanno sostenuto parlando con i volontari delle organizzazioni umanitarie che li stanno assistendo -, dieci persone di stenti durante la traversata. "Morivano per le fame e per il freddo scivolando in mare. Nessuno di noi era in grado di aiutarli". I superstiti hanno inoltre raccontato che il cadavere recuperato ieri sulla spiaggia di Cala Pisana (una delle insenature più belle di Lampedusa) sarebbe quello dello scafista.
Tra i sopravvissuti anche sei donne. Una di loro, trasferita nei locali della guardia medica, è rimasta in stato di inconoscenza per molto tempo.

La versione degli immigrati è ancora al vaglio degli inquirenti, che la valutano con prudenza. Il racconto è frammentario, visto che tutti i superstiti sono ancora sotto choc e in precarie condizioni di salute. Gli extracomunitari non sono stati in grado di indicare con esattezza nemmeno il numero delle persone che si trovavano sul gommone. Quando i carabinieri li hanno bloccati, proprio a Cala Pisana, sembravano dei fantasmi. Vagavano con i vestiti fradici d'acqua, gli occhi persi nel vuoto, incapaci perfino di parlare.
Gli extracomunitari, tutti provenienti da paesi dell'Africa subsahariana, sono stati trasferiti nel Centro di prima accoglienza.

E se quello che abbiamo appena raccontato può essere visto come un ipotetico girone infernale, quello della sofferenza, la condizione attuale del Cpa dell'isola potrà suggerirne un altro: il girone del disagio e dell'abbandono. Da alcuni giorni, infatti, il centro di contrada Imbriacola ha nuovamente superato il "livello di guardia", con oltre 1800 presenze.
A sottolineare la situazione di estremo disagio Laura Boldrini, portavoce in Italia dall'Alto commissariato Onu per i rifugiati: "I migranti sbarcati hanno bisogno sia di assistenza medica che psicologica. Una assistenza resa ancora più difficile dalle condizioni di sovraffollamento in cui si trova il Centro". Boldrini definisce la situazione all'interno del Cpa "insostenibile" e mette in guardia dai "rischi per la sicurezza dei migranti e del personale che vi lavora".
Al centro delle polemiche resta la direttiva del ministro dell'Interno Roberto Maroni, che ha deciso di trattenere sull'isola tutti gli immigrati sbarcati nelle ultime settimane in attesa della loro identificazione del rimpatrio coatto. Una scelta duramente contestata dal sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis (Mpa), che ieri ha lanciato un appello invocando l'intervento di Silvio Berlusconi e perfino del Papa.

"Il Cpa è un lager", denuncia il sindaco di Lampedusa. "Berlusconi chiarisca cosa intende fare dell'isola e della sua popolazione, tenendo conto che è idea del ministro Maroni quella di creare strutture che il popolo non vuole. Il governo svuoti subito quell'edifico: nelle camerate che potrebbero ospitare 20 immigrati, ce ne sono 50. Fuori, nel piazzale, c'è una tendopoli: casette create con materassi luridi e spazzatura ovunque. L'ente gestore è in difficoltà a mantenere in condizioni dignitose queste persone. Chiedo aiuto anche alla sinistra: trasferite subito quei 1.800 immigrati".
De Rubeis sollecita un intervento anche al Pontefice "affinché illumini le menti, soprattutto quella di Maroni". "Noi - aggiunge - vogliamo essere accoglienti verso questi disperati ma non accettiamo né carceri né centri di espulsione".
All'appello ha risposto il ministro degli Esteri del governo ombra del Pd, Piero Fassino, che ha subito telefonato al sindaco: "Non vi lasceremo soli". Fassino invita il governo ad abbandonare "atteggiamenti propagandistici".

Ma il Viminale non sembra intenzionato ad arretrare e, giusto ieri, ha annuncia la realizzazione nell'isola, in tempi brevi, del Centro per l'identificazione e l'espulsione degli immigrati irregolari (Cie). Il Viminale ha inoltre preparato l'ordinanza per l'accordo bilaterale con la Tunisia per i rimpatri di gruppo.
A Lampedusa il ministro Maroni ha inviato il capo del Dipartimento delle Libertà Civili e Immigrazione, il prefetto Mario Morcone, con l'obiettivo di verificare la situazione e studiare le soluzioni più a portata di mano. E a Roma ha messo i tecnici al lavoro affinché predispongano un provvedimento (si tratterebbe di un'ordinanza di protezione civile e non di un decreto) con cui trasformare la base di navigazione Loran - una struttura appartenuta agli americani e ora delle Capitanerie di Porto - in un Cie, indispensabile per poter espellere direttamente da Lampedusa gli immigrati. Sull'isola sono già al lavoro per predisporre la struttura e nelle prossime ore dovrebbero esservi trasferiti i primi immigrati. Sul fronte politico, invece, l'obiettivo immediato è quello di chiudere al più presto l'accordo con la Tunisia per i rimpatri di gruppo, visto che oltre mille dei 1.840 migranti attualmente a Lampedusa provengono proprio da quel paese. Le trattative, secondo quanto si apprende, sarebbero a buon punto e non è affatto esclusa una conclusione positiva entro pochissimi giorni.
In risposta alla risoluzione del Viminale, da alcuni giorni il comitato Sos Lampedusa ha promosso un presidio permanente davanti al Centro per protestare contro la decisione di Maroni.

La situazione di Lampedusa preoccupa anche l'Unione europea. Il commissario europeo alla Giustizia, Jacques Barrot, ha annunciato che presto visiterà Lampedusa per rendersi conto personalmente della situazione: "La questione immigrati è una delle principali preoccupazioni dell'Unione europea, sempre disponibili ad aiutare gli stati membri anche con fondi comunitari se ce n'è bisogno".



Intanto a Pozzallo (RG) - Cinque extracomunitari accusati di essere gli 'scafisti' dell'imbarcazione con la quale tre giorni fa 228 migranti sono arrivati a Pozzallo, nel Ragusano, sono stati fermati a conclusione di un'indagine congiunta di Polizia, Guardia di Finanza e Carabinieri.
Secondo l'accusa, i cinque prima dall'arrivo si sarebbero confusi tra i clandestini e avrebbero cercato di fare rovesciare l'imbarcazione e farla affondare, per non lasciare tracce sulla loro presenza. Non riuscendo in questo tentativo, avrebbero minacciato di gravi rappresaglie gli altri extracomunitari se avessero fornito agli investigatori italiani elementi utili alla loro identificazione. Per rendere ancora più credibili le loro intenzioni secondo l'accusa hanno minacciato di gettare in mare un neonato, che era a bordo.
I fermati sono: due tunisini, Hessen Zogha e Mohamed Alì, di 26 e 19 anni; un egiziano, Farid Mohamed, di 22 anni; un iracheno Mustafà Oualid Said, di 23 anni; e un libico, Husein Alì Nouri Mohammed, di 26 anni.
Il fermo del procuratore Domenico Platania, è stato eseguito da squadra mobile di Ragusa, Guardia di finanza di Pozzallo e Carabinieri di Modica.

[Informazioni tratte da Ansa.it, La Siciliaweb.it, Repubblica.it, Corriere.it]

- "Cercavo la libertà, sono finito all'inferno" di F. Viviano

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22 gennaio 2009
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