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Un passo avanti e due... indietro

Ancora disaccordi tra l'Associazione nazionale magistrati e Governo sulla riforma della giustizia

22 settembre 2008

"Nell'ordinamento non ci sarà mai un principio che assoggetti il pm all'esecutivo". L'assicurazione del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, è arrivata sabato da Agrigento, dove il Guardasigilli ha partecipato alle commemorazioni per il 18esimo anniversario dell'uccisione per mano mafiosa del giudice Rosario Livatino.
Durante il suo intervento Alfano ha spiegato di essere cosciente che il quadro politico può cambiare in futuro e un eventuale assoggettamento del pm all'esecutivo potrebbe avvantaggiare la parte politica in futuro al governo. Il ministro si è detto "d'accordo sull'autonomia e indipendenza dei magistrati", spiegando che "il disegno costituzionale al riguardo è chiaro: il giudice è sottoposto alla legge, la legge è fatta dal Parlamento in nome del popolo italiano, che è lo stesso in nome del quale il giudice emette la sentenza".

Al ministro della Giustizia Angelino Alfano e al governo "chiediamo di adottare, con urgenza, le riforme che servono a garantire una giustizia efficace che assicuri ai cittadini delle risposte in tempi ragionevoli. Non è vero che siamo arroccati in posizione di chiusura e che diciamo no alle riforme ma siamo i primi a chiedere i provvedimenti di cui i Tribunali hanno bisogno per funzionare in modo moderno". Questo l'appello lanciato dal presidente dell'Associazione nazionale dei magistrati (Anm) Luca Palamara al Guardasigilli nella riunione del parlamentino delle toghe che si sta svolgendo in questi giorni nella sede dell'associazione nazionale dei magistrati.
Palamara, sottolineando che entro il 30 settembre l'Anm chiederà a tutte le sezioni locali di svolgere assemblee aperte alla stampa e con la partecipazione del personale amministrativo - perché tutti i cittadini "conoscano in mezzo a quante disfunzioni siamo costretti a lavorare" - ha aggiunto che il sindacato "dice sì a risorse adeguate per la giustizia, alla semplificazione dei riti, al processo telematico, alla depenalizzazione dei reati minori, alle pene alternative al carcere, alle notifiche telematiche e alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie per chiudere così Tribunali inutili e costosi".
Infine il presidente dell'Anm ha ribadito il suo no alle riforme costituzionali che vadano ad intaccare l'indipendenza e l'autonomia della Magistratura e alle modifiche che vogliono solo ridurre la legalità. L'Anm ha infatti "riaffermato" la sua contrarietà alla separazione delle carriere, alla riforma del Csm "per attribuire più spazio alla politica ed alla ulteriore revisione del sistema disciplinare". Aumentare la presenza dei politici - prosegue il documento - ha il solo fine di "fornire alla politica un maggiore potere sui giudici e ridurre l'indipendenza e l'autonomia della magistratura".

Per la maggioranza, Giuseppe Consolo, deputato del Pdl e vice presidente della Giunta per la Autorizzazioni di Montecitorio dice: "Incassiamo con favore l'apertura dell'Anm a una necessaria riforma della giustizia portata avanti con determinazione dal governo, ma sulla separazione delle carriere non si torna indietro". "Si tranquillizzi l'Anm: l'esecutivo e la maggioranza non toccheranno l'autonomia dei giudici - assicura l'esponente del Pdl - Procediamo quindi al varo di queste modifiche della giustizia, prima tra tutte le separazione delle carriere. Sappiamo bene che non si tratta della panacea per risolvere i problemi dell'ordinamento giudiziario, ma sappiamo altrettanto bene che è una riforma da troppi anni attesa dai cittadini e in linea peraltro con la previsione dell'art. 111 della Costituzione che, non a caso, prevede un giudicante terzo". [Adnkronos/Ing]

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22 settembre 2008
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