Un piano per sconfiggere definitivamente la mafia
Angelino Alfano: ''I magistrati stiano meno in tv''. Roberto Maroni: ''Proporremo un'agenzia per gestire i beni sequestrati alla mafia''
Contro la mafia l'attuale governo ha ottenuto "risultati eccezionali" che "non hanno precedenti". Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, ieri insieme al collega della Giustizia Angelino Alfano, nella sala Nassirya, del Senato, davanti ai capigruppo di Camera e Senato del Pdl, ha snocciolato i dati aggiornati a fine novembre (dopo quelli diffusi a ferragosto e a fine ottobre). Lo ha fatto per ribadire ancora una volta i successi conseguiti nei 19 mesi di permanenza al Viminale per rispondere 'alle critiche ipocrite' e 'alle scempiaggini'. "E' la conferma - ha sottolineato Maroni - che l'azione del governo contro la mafia è stata efficace e non ci fermiano qui. Vogliamo sconfiggerla. Abbiamo la straordinaria ambizione di voler mettere fine a questo capitolo orribile della storia italiana e col piano straordinario di contrasto in dieci punti che approveremo nel prossimo gennaio faremo l'affondo definitivo".
"La Mafia è già in ginocchio e il nostro obiettivo è stenderla a terra e liberarcene al più presto possibile", gli ha fatto eco il Gurdasigilli, facendo riferimento agli arresti avvenuti in questi mesi e che ne hanno decapitato il vertice di Cosa Nostra. "Con quello disposto per il latitante Nicchi recentemente arrestato saranno 645 i detenuti a cui viene applicato il regime carcerario del 41 Bis, "record storico" rispetto a quello che era stato fissato alla fine del 2001", ha aggiunto Alfano che ha sottolineato di aver firmato 168 disposizioni per l'applicazione del 41 Bis da quando è entrato in carica e di averne prorogati 779.
Dal Guardasigilli, è arrivata poi una stoccata ai magistrati che vanno in tv. "Si può battere e vincere la mafia senza andare in tv o fare convegni. Anzi, lavorando di più in Procura e senza la luce delle telecamere, si arresta qualche latitante in più, quindi - ha concluso Alfano - qualche convegno in meno e qualche latitante in più fa bene al paese".
Alla provocazione di Alfano ha risposto il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia: "La lotta alla mafia si vince creando un forte contatto con la gente, ecco perché i magistrati partecipano a convegni e trasmissioni televisive. Ce l'hanno insegnato i nostri maestri, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino".
Intervistato da Repubblica, Ingroia ha spiegato che "in televisione, come nelle scuole, i magistrati parlano del difficile percorso della lotta alla mafia. Negli ultimi tempi - ha poi denunciato - abbiamo assistito a pericolosi cali di tensione sulla questione legalità. Del problema mafia non si parla mai abbastanza. E poi in tv vanno gli imputati a parlare dei loro processi e non possono andare i magistrati a parlare di legalità?".
Ingroia, dunque, chiede ad Alfano di "fronteggiare la pesante carenza degli organici e porre dei rimedi alla riforma delle intercettazioni". Sulla recente apertura delle assemblee della magistratura ai movimenti della società civile, "l'Anm sta facendo un percorso per far comprendere a tutti che la giustizia é patrimonio della collettività", afferma. "E deve essere preoccupazione di tutti se non funziona".
Nella conferenza stampa di ieri c'è stata poi 'l'apertura' di Maroni sulla creazione di una Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie. Una iniziativa sulla quale il titolare del Viminale aveva da tempo espresso il suo interesse ma che solo ieri ufficialmente è stata inserita nel Piano straordinario antimafia in 10 punti che verrà presentato dal governo a gennaio.
"Sarà una vera e propria agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati che possa valorizzare quelli sequestrati fino a che non arrivi il provvedimento di confisca e possa utilizzare al meglio i beni confiscati, anche vendendoli", ha spiegato Maroni. "La complessità della gestione di questo immenso patrimonio di oltre 6 miliardi di euro - ha spiegato ancora - richiede una riflessione sugli strumenti consigliati per poterlo gestire". Il responsabile degli Interni ha ricordato che nel pacchetto sicurezza ha affidato ai prefetti il compito di gestire i patrimoni della mafia ma ora lancia l'ipotesi dell'agenzia nazionale. Riguardo al tema delicato della vendita dei beni che potrebbero essere riacquistati dagli stessi mafiosi, Maroni ha assicurato che "si prenderanno tutte le opportune, adeguate cautele e precauzioni perché né direttamente, né indirettamente per interposta persona tornino nel patrimonio della mafia".
Il ministro dell'Interno ha dato anche qualche cifra sui beni immobili confiscati. "Sono 8.933 beni e di questi 5.407 hanno trovato una destinazione. Gli altri 3.526 beni - ha lamentato il responsabile del Viminale - non si riescono a utilizzare e questo è un segno dell'impotenza dello Stato". "Noi - ha aggiunto Maroni - riteniamo che debbano essere utilizzati tutti e per questo si debba ricorrere anche alla vendita. Per altro, finora, la legge consente di destinare all'affitto o alla vendita i beni aziendali confiscati. Quindi il principio della vendita dei beni confiscati è già nell'ordinamento".
Ha accolto positivamente la proposta del ministro Maroni don Luigi Ciotti, presidente di Libera. "Sì all'Agenzia nazionale sui beni confiscati per rendere più efficace, veloce ed incisiva la legge sulla confisca dei beni dalla fase del sequestro a quella della destinazione d'uso, ma ribadiamo il No alla vendita dei beni confiscati alle mafie". L'Agenzia, ricorda don Ciotti, "era una richiesta di Libera già avanzata nel novembre 2006 e ribadita anche dal Cnel e dell'ultima Commissione parlamentare antimafia, ma è importante accompagnarla con ulteriori provvedimenti: un testo unico in materia della confisca dei beni; il rafforzamento degli strumenti per le indagini patrimoniali e, non ultimo, che venga data concreta attuazione alla norma approvata nella Finanziaria del 2006 che prevede la confisca dei beni ai corrotti ed il loro riutilizzo ai fini socialì".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, La Siciliaweb.it]