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Un po' meno pentiti

I dati del Viminale: "Servono maggiori risorse finanziarie per incoraggiare la disponibilità a collaborare con l'autorità giudiziaria e favorire il turn over"

22 febbraio 2013

Restano stabili gli ingressi di collaboratori e testimoni di giustizia nei programmi di protezione ma servono maggiori risorse finanziarie per incoraggiare la disponibilità a collaborare con l'autorità giudiziaria e favorire il turn over.
E’ quanto ha sottolineato il Viminale nella relazione al Parlamento sulle speciali misure di protezione per collaboratori e testimoni di giustizia.
Secondo i dati forniti nella relazione sono 1181 i titolari del programma di protezione al 31 dicembre 2011 di cui 1093 pentiti e 88 testimoni. Rispetto al giugno 2011 i collaboratori sono aumentati di 29 unità mentre il numero dei testimoni è rimasto stabile. Significativa la presenza femminile: sono 64 le collaboratrici di giustizia e 26 le testimoni. Solo un testimone è minorenne.

E' la Camorra l'organizzazione con il maggior numero di pentiti (452) e testimoni di giustizia (30), seguita da Mafia (303 pentiti e 16 testimoni), 'Ndrangheta (123 pentiti e 22 testimoni), Sacra Corona Unita (106 pentiti e 6 testimoni). Sono inoltre 4.209 i familiari sotto protezione suddivisi in 3920 congiunti di collaboratori e 289 di testimoni, i minori sono in tutto 1771. In totale la popolazione protetta ha subito una lieve flessione passando dalle 5559 unità dei primi sei mesi del 2011 alle 5390 del secondo semestre, con un costo complessivo di 49 milioni di euro. Nel secondo semestre 2011 sono stati 6 i programmi di protezione revocati, tutti a pentiti, per comportamenti non consoni.

Ma oltre i dati che fotografano una realtà importante per la lotta alle mafie il Viminale, nella relazione, rivolge un appello alle autorità competenti spiegando che "la drastica riduzione di fondi ha messo a dura prova il sistema chiamato a garantire la sicurezza, l'assistenza ed il reinserimento sociale delle persone sottoposte a protezione".
Secondo il Viminale, serve evitare il ristagno della popolazione protetta incoraggiando il turn over e la disponibilità di nuove immissioni. La carenza di finanziamenti impedisce, ad esempio, la capitalizzazione (contributo economico straordinario per favorire il reinserimento socio-lavorativo) importante strumento di fuoriuscita dal programma. Ciò, sottolinea il Viminale, comporta la permanenza nel programma di protezione anche di chi non possiede più i requisiti e resta parcheggiato nel sistema. [Fonte: Corriere del Mezzogiorno]

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22 febbraio 2013
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