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Un premier a tempo perso...

Oggi Berlusconi in aula per il processo Mills. Sarebbe dovuto essere all'Onu dove si discute di Israele e Palestina, ma ...

19 settembre 2011

Silvio Berlusconi è arrivato questa mattina in tribunale a Milano, per il processo Mills in cui è imputato per corruzione in atti giudiziari. All'esterno del tribunale, in via Freguglia, la via da cui solitamente entra Berlusconi quando partecipa alle udienze, sono state posizionate delle transenne.
Prima di entrare a Palazzo di Giustizia, il premier si è rivolto ai giornalisti, dicendo: "Io sto bene, voi avete delle bruttissime facce", aggiungendo poi che stava scherzando. Diviso dai cronisti dalle transenne, alla domanda se avesse intenzione di dire 'qualcosa', magari al termine dell'udienza, il premier ha replicato nuovamente ironico con un "qualcosa". Per essere presente in aula, Berlusconi salterà l'assemblea dell'Onu dove si discute di Israele e Palestina.
All'esterno del tribunale c'era ad attenderlo un massiccio dispiegamento di forze dell'ordine e lungo la strada sono state poste numerose transenne. Non ci sono però, come avvenuto altre volte, presìdi di supporter del premier. Berlusconi si è presentato l'ultima volta a Palazzo di Giustizia di Milano per un'udienza il 18 giugno scorso, sempre per il processo Mills. In precedenza aveva preso parte ad altre udienze dei suoi processi, in particolare per i casi Mediaset e Mediatrade.

Ai pm di Napoli invece il presidente del Consiglio non ha indicato una data per essere sentito come parte lesa - nell'ichiesta sulla presunta estersione nei suoi confronti da parte di Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola - e ora questi potrebbero disporre l'accompagnamento coatto.
La procura di Napoli rimane sulle sue posizioni ed è quindi sempre intenzionata a sentire il premier Silvio Berlusconi. Non si esclude che la procura possa ancora trovare un accordo con i legali di Berlusconi. A quanto apprende l'Adnkronos da fonti giudiziarie la procura attende quindi ulteriori sviluppi, almeno fino a mercoledì, quando inizierà la procedura al Riesame, che dovrà pronunciarsi sulle misure cautelari nei confronti di Giampaolo Tarantini, che si trova in carcere, e Valter Lavitola, latitante all'estero.
La richiesta di accompagnamento coatto del premier sarà valutata solo come extrema ratio. Venerdì i legali di Berlusconi avevano presentato un'istanza in procura in cui chiedeveano che il loro assistito fosse sentito non come teste ma in qualità di imputato per un procedimento connesso, ossia il 'caso Ruby', e dunque in presenza dei suoi difensori.

Insomma, i problemi giudiziari del premier continuano a offuscare l'Italia agli occhi dell'opinione pubblica internazionale, circostanza che si aggrava a causa di questo particolarissimo e difficile momento di crisi globale. Una situazione ormai insostenibile, quella a cui è costretta l'Italia, dal comportamento scellerato del suo primo ministro che si ostina a non voler fare un passo indietro, è l'opinione diffusa adesso non solo nelle file dell'opposizione ma anche all'interno della maggioranza, colpita quasi quotidianamente da imbarazzi e dall'insofferenza dei cittadini sempre più lontani e disgustati dalla politica.
Ma, come ha detto in questi giorni Berlusconi in una lettera a Giuliano Ferrara (pubblicata sabato su 'Il Foglio'): "Io non mollo, caro direttore". "Per quanto lo spionaggio sistematico e l'accanimento fazioso mi abbiano preso di mira, e con me vogliano arrivare a pregiudicare l'autonomia e la sovranità del Parlamento e del popolo elettore - ha scritto il premier - c'è ancora in questo Paese, in questa Italia che amo e che è stata divisa da una partigianeria senza principi, un'opinione pubblica, un'insieme di persone e di gruppi leali allo spirito repubblicano, una maggioranza di italiani che non sono disponibili ad avventure e a nuovi ribaltoni decisi nei salotti, nelle redazioni e in certi ambienti giudiziari".
Le prossime elezioni politiche "si terranno nel 2013", assicura il premier che ha lanciato un "appello a tutte le persone e le forze responsabili" che ''non deriva da interesse personale". "E' un appello in nome dei valori di libertà, di autonomia e di indipendenza dell'individuo di fronte allo Stato, un monito che viene raccolto ogni giorno da molti e il cui frutto sarà pronto per il giudizio dei cittadini quando si terranno, nel 2013, le prossime elezioni politiche".

"Alcuni circoli mediatico-finanziari anglofoni mi hanno giudicato inadatto a governare l'Italia ma gli italiani sono stati di diverso parere, e ho dalla mia, dal tempo in cui entrai in politica, risultati che saranno scritti nei libri di storia", ha sottolineato ancora nella missiva. "Saranno ancora una volta gli italiani, e poi gli storici, a dare il loro giudizio su un Paese in cui si fanno centomila e poi altre centomila intercettazioni ancora per devastare attraverso i media il lavoro quotidiano di chi ha avuto l'investitura democratica per guidare l'Italia in questi anni difficili", insiste il Cavaliere nella lettera. "Non ho fatto mai nulla di cui io debba vergognarmi", ha scritto, assicurando poi di non avere "affatto intenzione di respingere una richiesta di testimonianza, che è mio interesse rendere, tanto che ho già inviato una dichiarazione scritta ma che ha, così come è congegnata, l'aria di un trappolone politico-mediatico-giudiziario".
"I magistrati rispettino anche loro la legge. Da tre anni - continua la lettera - sono sottoposto a un regime di piena e incontrollata sorveglianza il cui evidente scopo è quello di costruirmi addosso l'immagine di ciò che non sono, con deformazioni grottesche delle mie amicizie e del mio modo di vivere il mio privato, che può piacere o non piacere, ma che è personale, riservato e incensurabile". "Il problema però - ha aggiunto il premier - è che da tre anni è in atto un mascalzonesco tentativo di trasformare la mia vita privata in un reato. Ed è questo uno scandalo intollerabile da parte di un circuito mediatico e giudiziario completamente impazzito di cui nessuno sembra preoccuparsi e di cui nessuno si scusa". "Questo incommensurabile scandalo - ha scritto Berlusconi - non riguarda solo me. Decine, centinaia di persone sono esposte al ludibrio e al linciaggio, senza alcuna remora sia quando si tratti di gente comune o di personalità della vita pubblica e di questioni di bottega domestica sia perfino quando si tratti di vicende che determinano lo status del Paese sulla scena internazionale. Non è mai successo prima". "Nessun uomo di Stato è stato fatto oggetto di una aggressione politica, mediatica, giudiziaria, fisica, patrimoniale e di immagine come quella a cui sono stato sottoposto io. E' un trattamento inaccettabile, che si accompagna a una campagna di delegittimazione che punta a scardinare il funzionamento regolare delle istituzioni per interessi fin troppo chiari". "La campagna - ha sottolineato ancora - si è intensificata quando ho vinto le elezioni per la terza volta, quando il sistema è stato semplificato e reso più trasparente in senso bipolare, quando si è capito che era alle porte una legislatura aperta alle riforme necessarie alla crescita di questo Paese e alla sua modernizzazione".
"Non tutto - ammette il cavaliere - quello che in politica si vuole è poi possibile ottenerlo, e non nego anche miei possibili errori. Ma l'obiettivo di distruggere un uomo politico e una leadership, usando mezzi impropri e di dubbia legalità, come ha fatto e fa il circuito mediatico-giudiziario, costituisce un tentativo che sa di profonda, radicale ingiustizia e che va combattuto per la libertà di ciascuno di noi". E' "del tutto inaccettabile e addirittura criminale - prosegue nella lettera - che persone che sono solo state presenti a mie cene con numerosi invitati siano marchiate a vita come 'escort'. Mi dispiace anche, per fare un altro esempio, dei falsi pettegolezzi che sono stati creati grazie ai soliti brogliacci telefonici sulla signora Arcuri, che è stata invece mia ospite inappuntabile in Sardegna e a Palazzo Grazioli".
"Lei - ha scritto infine a Giuliano Ferrara - dice bene: Berlusconi è uno scandalo permanente, perché è scandalosa la pretesa di governare stabilmente un Paese con il mandato degli italiani, è scandaloso che un imprenditore rubi il mestiere a una classe politica fallimentare, è scandalosa la pretesa di fronteggiare la grande crisi mondiale con mezzi e con propositi diversi da quelli tradizionali".

L'autodifesa protratta dal premier però, serve a ben poco. L'opposizione, infatti, torna a chiedere nuovamente le dimissioni del premier. Dalla festa del Pd a Milano, il segretario del partito, Pier Luigi Bersani, ha detto: "E' ora di staccare la spina altrimenti questo Paese pagherà prezzi molto alti come li sta già pagando anche davanti all'opinione pubblica del mondo. Quello che sta avvenendo è una umiliazione per tutti gli italiani". "C'è una sola ragione comprensibile al mondo per la quale Berlusconi non dovrebbe dimettersi?", si domanda Bersani secondo il quale "abbiamo dei problemi serissimi e gravissimi. Le famiglie, i lavoratori, i giovani devono poter vedere un governo che si occupa dei loro problemi mentre abbiamo un presidente del Consiglio totalmente impantanato in tutt'altre vicende che io non voglio nemmeno giudicare se non sotto un profilo: quello che dice la nostra Costituzione e cioè che chi svolge un compito pubblico deve farlo con disciplina e onore". "Nella maggioranza - è l'osservazione di Bersani - comincia ad emergere un certo disagio. Abbiamo sentito, seppur flebilmente nella maggioranza, dire ciò che dicono tutti i giornali del mondo: che questo governo è un danno per il Paese". "Seppur timidamente vedo che comincia a dirlo anche qualcuno che non è necessariamente all'opposizione - ha aggiunto il leader democratico - e ritengo che sia giunto il momento che anche nella maggioranza qualcuno cominci a ragionare". A rincarare la dose è anche l'Italia dei Valori: "E' già abbastanza indegno che in un momento così difficile a guidare il paese ci sia un 'premier a tempo perso'". Antonio Di Pietro si rivolge, dunque, direttamente alla Lega: "Bossi deve essere coerente: se è vero come è vero che sono arrivati alla fine, deve staccare la spina, sennò diventa complice come Tarantini e Lavitola, cioè ricatta il governo per ottenere qualcosa in più".
Anche l'Udc spinge per un passo indietro. Pier Ferdinando Casini è categorico: "C'è un presidente del Consiglio che non ha più voglia di governare, è un motivo sufficiente, perché vada a casa, non può pensare di ingessare il Paese".

Dure critiche anche dal presidente della Camera Gianfranco Fini. "L'Italia esce dalla crisi tutta intera - ha detto durante un suo intervento alla prima festa di Futuro e libertà a Novedrate, in provincia di Como - e non ha bisogno di carnevalate padane, ma di un governo che governi e di un premier che non dica scherzosamente che lo fa a mezzo servizio perché ha la mente impegnata altrove". Chiaro il messaggio di Fini: "Auspico un altro Governo che presuppone un altro presidente del Consiglio. Credo - spiega - che al di là delle dichiarazioni di questo o di quello gli italiani abbiano capito che così non si può andare avanti e fra questi anche tanti di loro che hanno votato per il centrodestra o per la Lega. Personalmente spero che anche nell'ambito della maggioranza prevalga il buon senso e la decisione di dare vita a un altro governo che abbia maggiore credibilità internazionale, si occupi dei problemi dell'economia e faccia uscire il Paese da questa crisi". "Io non giudico - ha continuato Fini - ma dico che purtroppo l'immagine dell'Italia a livello internazionale si aggrava giorno dopo giorno. Nessuno capisce più quello che sta accadendo nel nostro paese - ha sottolineato ancora - e nessuno capisce per quale motivo il presidente del Consiglio dedichi buona parte del suo tempo a questioni che non sono relative alla crisi economica e al rilancio dell'economia".

Lo scetticismo della Lega - Il governo "per adesso va avanti poi vediamo". Lo ha detto il leader della Lega, Umberto Bossi, interpellato dai cronisti a margine del comizio tenuto a Paesana, seconda tappa della 15esima edizione della festa del popolo padano cominciata lo scorso venerdì a Pian del Re con il rito dell'ampolla. A chi gli domandava se va avanti fino al 2013, Bossi si è limitato a replicare "il 2013? Mi sembra troppo lontano".
Dal palco di Paesana Bossi ha incoronato il figlio 'trota': "Verrò qui tutti gli anni e dopo di me verrà mio figlio Renzo che oggi ho portato qui". Da Pian del Re, alle sorgenti del fiume Po, dove la Lega ha rinnovato il rito dell'ampolla raccogliendo l'acqua, versata domenica in Laguna, Bossi ha dichiarato: "Che l'Italia vada a picco lo hanno capito tutti, è chiaro che bisogna preparare qualcosa di alternativo: la Padania". "Milioni di persone aspettano solo che succeda qualcosa, un lampo, per mettersi in cammino", ha detto poi il Senatur ai militanti in camicia verde che hanno più volte gridato 'secessione, secessione'. Poi il leader del Carroccio ha proseguito: "Come andava, che sarebbe finita male lo sapevamo: dopo la crisi il Nord non potrà permettersi più di continuare a mantenere tutto il Paese e l'assistenzialismo del Sud che garantisce a Roma di essere capitale. Ma - ha aggiunto - ci aspetta un anno positivo, un anno in cui la Padania va a disegnarsi con grande determinazione". Per il leader leghista, infine, quello che serve è "un grande impegno verso i giovani, già ci stiamo pensando, ho già detto a mio figlio Renzo di pensare a qualcosa".
Poi il leader della Lega, interpellato dai cronisti sulle intercettazioni, ha dichiarato: "Bisogna finirla di intercettare la gente". A chi gli chiedeva se è necessario un provvedimento, Bossi ha aggiunto: "Non so niente, il presidente della Repubblica non vuole".

Angelino Alfano e l'unica alleanza possibile - "L'unica alleanza che può dare stabilità al Paese è quella tra Berlusconi e Bossi". Lo ha detto il segretario del Pdl Angelino Alfano. Quanto a Berlusconi e alla tenuta del governo, ha assicurato Alfano, il premier "non si dimetterà e punta a governare fino al 2013". Il segretario del Pdl parla poi di quanto accaduto in "queste settimane'': "Abbiamo assistito a un'aggressione al governo e a Silvio Berlusconi sempre più grave". Secondo Alfano, "non vogliono solo mandare a casa Berlusconi vogliono cancellare la nostra storia, la nostra presenza politica e nel cuore degli italiani, per dire che non ci siamo più, e far tornare nelle loro mani, poco solide, il governo del Paese".
Dal palco di Cortina, dove si è tenuta la tre giorni del Pdl veneto, il segretario del partito ha ricordato che "quando ci sono stati loro al governo del paese hanno dato solo instabilità senza fare riforme basti ricordare il governo Prodi, durato un anno poi quello D'Alema, il secondo D'Alema e quello di Amato". Mentre "noi vogliamo difendere la democrazia trasparente. Berlusconi ha difeso la democrazia trasparente per cui un elettore sa per chi va a votare. E chi prende la maggioranza governa, chi perde va all'opposizione. Se non ci fosse stato Berlusconi sarebbero andati al governo i figli dei vecchi giochi di Palazzo".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign]

- "Caso Tarantini": tutte le carte dell'inchiesta (Repubblica.it)

 

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19 settembre 2011
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