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Un problema europeo

Mentre a Bruxelles si discute di immigrazione, la procura di Agrigento indaga su di un probabile caso di "sacrificio umano" durante una traversata

12 maggio 2011

"L'Unione Europea ha grandi propositi ma, quanto ad azioni, 'zero virgola'...". Così il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha sintetizzato l'impegno della Ue in tema di immigrazione, al termine della cerimonia al porto di Civitavecchia per la consegna alla Tunisia di quattro motovedette per il controllo dell'immigrazione clandestina verso l'Italia.
"Noi non ci lamentiamo - ha replicato Maroni alle affermazioni del ministro dell'Interno tedesco Hans Peter Friedrich (LEGGI) - stiamo lavorando in nome e per conto della Ue ma da soli, come abbiamo fatto fin dall'inizio. Facciamo soltanto presente che quel che facciamo è un beneficio per tutti". In vista dell'incontro che si tiene oggi a Bruxelles, il titolare del Viminale si è augurato che "si possa finalmente passare dalle parole ai fatti. Noi non ci siamo mai fermati e continueremo a lavorare, perché questo è il nostro compito. Il nostro ruolo lo stiamo svolgendo bene, fra mille difficoltà ma senza lamentarci".
Maroni ha consegnato le quattro motovedette al suo omologo tunisino Abib Essid. Le quattro imbarcazioni, costruite dalla Cng, la società Cantieri Navali del Golfo di Gaeta, hanno un costo di 1,1 milioni di euro ciascuna. "Le motovedette - ha spiegato il ministro Maroni - passano sotto la responsabilità della Guardia costiera tunisina. Diversamente dall'accordo con la Libia che prevedeva equipaggi misti, questi equipaggi saranno invece soltanto tunisini". Per il titolare del Viminale, "si tratta di un'iniziativa congiunta che ribadisce il rapporto di amicizia tra Italia e Tunisia, importante per mantenere un rapporto corretto, utile e proficuo fra l'Europa e il Nord Africa. L'accordo - ha ricordato - prevede quanto sottoscritto lo scorso 5 aprile a Tunisi e si inserisce nelle forme di collaborazione per contrastare l'immigrazione clandestina ma anche, direi soprattutto, per salvare vite umane". Maroni ha inoltre sottolineato che "l'accordo fra Italia e Tunisia funziona: grazie all'azione e all'impegno delle autorità tunisine e delle loro forze dell'ordine".
Maroni ha poi ribadito: "Noi stiamo lavorando bene, ma occorre uno sforzo da parte dell'intera Ue che deve dimostrare di essere in grado di intervenire, con rapporti di amicizia e piani di sviluppo, per consentire la stabilizzazione della situazione nei paesi del Nord Africa coinvolti da queste rivoluzioni popolari. Ecco perché - ha concluso - continueremo a insistere affinché l'Europa segua l'Italia nelle azioni messe in campo e assuma un ruolo protagonista".

Intanto quella trascorsa è stata la terza notte senza sbarchi di immigrati sull'isola di Lampedusa, ormai quasi svuotata. Sono soltanto 272 i migranti ospiti al Centro d'accoglienza di contrada Imbriacola, tra cui 130 minorenni e un'ottantina di tunisini, i restanti extracomunitari sono algerini, marocchini ed egiziani. Ieri sono arrivate a Lampedusa le navi militari 'San Marco' e 'San Giorgio' già utilizzate per trasferire centinaia di immigrati sbarcati sull'isola.
I tre nigeriani morti nella notte tra sabato e domenica nel naufragio del barcone con oltre 500 persone a bordo non verranno più sepolti nella nuda terra ma in tre loculi, che verranno liberati nelle prossime ore. "Vogliamo dare una degna sepoltura a questi tre giovani rimasti purtroppo senza nome - ha spiegato all'Adnkronos il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis - ho dato disposizioni di liberare tre loculi nel vecchio cimitero per la sepoltura dei tre profughi". La tumulazione si terrà oggi pomeriggio, al rientro del sindaco da Palermo a Lampedusa.

La Danimarca sospende Schengen - Se i provvedimenti annunciati ieri pomeriggio dalla Danimarca di reintrodurre controlli alle frontiere dovessero essere contrari alle norme di Schengen, la Commissione europea prenderà provvedimenti. E' quanto ha detto ad Aki-Adnkronos un portavoce della commissaria Ue agli affari interni Cecilia Malmstroem. "La Danimarca ha già comunicato alla Commissione i contenuti dell'accordo politico, si tratta però di informazioni abbastanza dettagliate che richiedono di essere analizzate in profondità", ha spiegato un portavoce della Malmstroem. E "se queste dovessero andare contro lo spirito e le norme di Schengen, la Commissione agirà" di conseguenza, ha messo in chiaro il portavoce.
Il ministro delle finanze danese Claus Hjort Frederiksen ha infatti annunciato ieri un accordo politico tra il governo e il Partito del popolo danese, formazione di estrema destra che dà il suo appoggio all'esecutivo, su un rafforzamento dei controlli alle frontiere con Svezia e Germania, sia marittime che di terra, che includono verifiche doganali e introduzione di scanner e altri strumenti per contrastare contrabbando, criminalità e potenziali veicoli sospetti. In cambio di questa concessione, il partito di Pia Kjaersgaard dovrebbe appoggiare la riforma delle pensioni su cui sta lavorando l'esecutivo.
Le nuove misure, che devono ancora essere trasformate in legge e messe in atto, saranno però operative già tra due o tre settimane, ha annunciato il ministro danese. Sembra quindi "inevitabile", spiegano da Bruxelles, che la questione, sebbene non in agenda, sarà affrontata oggi al Consiglio Ue affari interni straordinario, dedicato proprio alla questione immigrazione e revisione dellla governance di Schengen, a cui partecipa per l'Italia il ministro Roberto Maroni. "La Commissione, come ha sottolineato nei giorni scorsi, vuole rivedere la governance di Schengen per rafforzare l'accordo e non per indebolirlo, e proprio per evitare che si continuino a prendere misure unilaterali anziché comunitarie", ha aggiunto il portavoce della Malmstroem. Sino ad ora Bruxelles ha infatti insistito perché si definiscano meglio i casi e le modalità con cui è possibile reintrodurre i controlli alle frontiere interne, dell'Ue che devono comunque essere "temporanei", in "circostanze eccezionali" e solo come "ultima spiaggia".
Base della discussione di oggi è la comunicazione, presentata il 4 maggio dalla commissaria agli Affari interni, che prevede un pacchetto complessivo di misure su Schengen, Frontex, diritto d'asilo e accordi di partenariato con paesi terzi che prevedano anche la riammissione dei clandestini e il pattugliamento delle frontiere. Non sono attese vere e proprie conclusioni, ma si tratterà piuttosto di un lavoro preparatorio in vista della prossima riunione dei ministri dell'interno dei 27 prevista per il 9 giugno. L'obiettivo, infatti, è di arrivare con un accordo politico a 27 per il prossimo vertice Ue dei capi di stato e di governo in programma il 24 giugno.

Migranti gettati in mare dai barconi per propiziare gli spiriti buoni - La Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, per omicidio plurimo di immigrati durante la traversata di un barcone con a bordo 461 persone partito dalla Libia e approdato a Lampedusa lo scorso primo maggio. L'inchiesta ruota attorno al racconto di un ragazzo ghanese di 16 anni che ha parlato di "riti propiziatori per far cessare l'ira degli spiriti e far tornare il mare calmo".
Il minorenne, fratello di uno degli uccisi, non appena sbarcato, ha riferito tutto ai volontari dell'associazione Save the Children. Il ragazzo ha parlato di "cinque profughi ghanesi assassinati e gettati in mare. Sei, invece, i nigeriani carnefici". "Eravamo in viaggio da due giorni - avrebbe spiegato il minorenne ai volontari -, il mare si stava ingrossando e un gruppo di nigeriani ha deciso che l'unico modo per far tornare il tempo buono era sacrificare qualcuno di noi".
Il ragazzo parla anche di "donne stuprate". Il racconto, che viene valutato con cautela dagli inquirenti, sarebbe stato confermato da altri extracomunitari che erano sullo stesso barcone. Le testimonianze sono state raccolte anche dai poliziotti della squadra mobile di Agrigento che hanno redatto l'informativa da inoltrare in procura. "Una volta ricevuta l'informativa - conferma il procuratore capo Renato Di Natale - abbiamo aperto, come atto dovuto, un modello 45".
La Procura sta indagando anche su un altro episodio. Il pomeriggio dell'1 maggio, sul molo di Lampedusa, quattro ragazzi appena sbarcati da un barcone proveniente dalla Libia hanno evidenti traumi sul volto: uno ha un livido sotto l'occhio sinistro, un altro ha un labbro gonfio e gli altri due dei lividi sul volto. Sono i segni di una colluttazione. I giovani raccontano ai medici presenti sul molo che a bordo è avvenuta una rissa e spiegano il motivo. Ognuno ha una versione: dicono che sulla barca un loro coetaneo è stato preso di mira perché, secondo alcuni migranti, portava jella e per questa ragione qualcuno aveva deciso di buttarlo in acqua. Un altro racconta che poco prima il giovane preso di mira aveva cosparso di una polverina il capo di alcuni profughi, un altro ancora sostiene che il ragazzo, dopo aver sparso la polverina, si sia buttato volontariamente in mare. Tutti, però, concordano sul fatto che il malcapitato sia finito in acqua. A quel punto, raccontano i ragazzi ai medici, a bordo sarebbe scoppiata una rissa tra chi voleva abbandonare in acqua il compagno di viaggio e chi ne prendeva le difese e voleva salvarlo. Ma anche sull'esito della rissa le versioni sono contrastanti, e perciò non è chiaro, dopo quei racconti, se alla fine il giovane sia stato tratto in salvo o meno.
Una volta nel centro d'accoglienza, nel corso di un colloquio, il ragazzo di 16 anni ha riferito la propria versione ai volontari di Save the Children, ora al vaglio degli inquirenti. È sulla base di questo racconto, infatti, che la Procura di Agrigento ha avviato l'inchiesta, al momento ancora contro ignoti. Chi era sul molo quel pomeriggio, ricorda che non si è trattato di uno sbarco sereno. I migranti erano turbati e non parlavano tra loro, come accade di solito.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Aki]

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12 maggio 2011
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