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Un settore mai in crisi: il fatturato lordo della mafia in Italia ammonta a 100 miliardi di euro all'anno

Il procuratore nazionale anti-mafia Pierluigi Vigna chiede ai sindacati di essere più presenti al Sud

21 gennaio 2005

Nelle crescite della Sicilia in ascesa, decantata e difesa dall'indignato presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro, c'è da annoverare la crescita degli introiti della mafia.
Affermazione che farà arrabbiare il signor Totò Cuffaro, che proprio non sopporta i dati che di volta in volta magistrati e giornalisti sciorinano nelle pagine dei quotidiani e nei programmi tv, che abbassano - secondo lui - l'indice di gradimento della bella Sicilia che i problemi di mafia se li è lasciati alle spalle.

''Il fatturato annuo lordo della criminalità mafiosa in Italia ammonta a cento miliardi di euro l'anno''. Il dato preoccupante (che si riferisce comunque all'intera Nazione) è quello indicato dal procuratore nazionale anti-mafia, Pierluigi Vigna, per il quale ''il problema più grande che abbiamo di fronte è quello della criminalità economica''.
Vigna ha spiegato che il fatturato di 100 miliardi ''riguarda solamente alcuni settori, come quello degli stupefacenti, degli appalti pubblici, delle armi, della prostituzione. Mentre - ha aggiunto - non tiene conto del fatturato delle nuove mafie''.

Questi numeri sono stati resi noti dal procuratore nazionale anti-mafia nei giorni scorsi intervenendo nei consigli generali di Cgil, Cisl e Uil sul Mezzogiorno. ''Il futuro obiettivo, il prossimo bersaglio della criminalità organizzata è quello del travolgimento delle regole di mercato. In pratica - ha sottolineato Vigna - in certe zone si vendono solo certi prodotti di certe marche. Tutti gli altri vengono estromessi. E se l'economia reale - ha proseguito - finisce in mano criminale è chiaro che non c' è più un percorso verso la democrazia''.
Vigna ha rivolto un appello a Cgil, Cisl e Uil: ''Siamo sicuri - si è chiesto - che al sud il sindacato sia così attivo e penetrante? Quello che serve è una grande forza di denuncia sulle tipiche attività dove si esercita la mafia: dai calcestruzzi, alle cave, agli ipermercati. Quello che serve - ha concluso - è contrastare tutti insieme la più grande opera strategica delle mafie, che è quella di aver distolto la fiducia dei cittadini dalle istituzioni verso di loro''.

Insomma, c'è bisogno che le istituzioni riacquistino la fiducia della popolazione, e che le istituzioni appoggino gli organi competenti affinché questi possano mettere in atto le giuste azioni di contrasto verso la criminalità, offrendo di conseguenza fatti concreti e non soltanto ipotesi di realtà immaginifica, con sistematiche occultazioni della verità.

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21 gennaio 2005
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