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Un tavolo nazionale sulla Italcementi di Porto Empedocle

Ritirata la messa in mobilità, ma gli stabilimenti chiuderanno

15 giugno 2012

"Sulla questione dello stabilimento Italcementi di Porto Empedocle ritengo che sia opportuna l'apertura di un tavolo di lavoro, a livello nazionale, finalizzato all'individuazione di linee operative capaci di garantire la permanenza su questo territorio del sito produttivo, strategico anche dal punto di vista sociale". E' quanto ha dichiarato l'assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, che sull'argomento ha riferito in una audizione della commissione Attività produttive dell'Assemblea Regionale Siciliana.
''Ho inviato una lettera al ministero dello Sviluppo Economico e a quello delle Politiche sociali affinché venga attivato e convocato un tavolo - ha aggiunto - che affronti in maniera urgente la problematica in seguito all'annuncio, da parte del gruppo di Calusco d'Adda, di chiusura di due stabilimenti sul territorio italiano, a Vibo Valenzia e a Porto Empedocle".

Intanto nei giorni scorsi un gruppo di lavoratori si è incatenato al cancello dell’impianto di contrada Vincenzella. Ieri, invece, è arrivata l’intesa tra azienda e sindacati. Infatti, è stato siglato un "verbale di incontro" che stando a quanto diffuso dai sindacati, prevede il ritiro della procedura di chiusura annunciata per gli impianti di Vibo Marina e Porto Empedocle.
Ma Italcementi precisa: "La decisione di cessare l’attività nei due impianti rimane". L’azienda ha infatti firmato con le organizzazioni sindacali un verbale in base al quale "si prevede un percorso che, partendo dal ritiro della procedura di mobilità, porterà all'utilizzo di diversi e alternativi ammortizzatori sociali, al fine di contenere l'impatto sociale della chiusura degli impianti di Vibo Marina e Porto Empedocle".
In sostanza, dunque, è stata ritirata la sola procedura di messa in mobilità. E la chiusura degli impianti "non essendo cambiato il difficile quadro economico che ha portato l'azienda ad assumerla" resta confermata.

"La replica di Italcementi alle dichiarazioni di Cisl e Filca-Cisl, in merito all'improvvisa dismissione dei due stabilimenti di Vibo Valentia e Porto Empedocle, è grave quasi quanto la stessa decisione di chiuderli". Lo afferma Riccardo Gentile, segretario nazionale della Filca-Cisl. "Il sindacato, responsabilmente, non ha mai negato - sottolinea - che la crisi c'è ed è pesante. Ma sono anni che chiediamo un confronto con Italcementi sui piani industriali del Gruppo e sulle prospettive del settore del cemento in Italia, richiesta alla quale non c'è mai stata alcuna risposta. Confrontarsi con il sindacato non solo è doveroso, ma serve a trovare insieme delle vie d'uscita, nell'interesse dei lavoratori e della stessa azienda, soprattutto in quei contesti che la stessa Italcementi definisce difficili". "Stupisce scoprire - avverte - che Italcementi o non sa o finge di non conoscere le più elementari regole di corrette relazioni sindacali: per esempio non attivando tavoli di confronto per comunicare la dismissione di stabilimenti. Abbiamo appreso solo il 1° giugno, via fax, che il giorno prima, il 31 maggio, Italcementi aveva ceduto un ramo di azienda dello stabilimento di Pontassieve al gruppo Colacem. La stessa messa in mobilità per i dipendenti dei due stabilimenti è stata notificata alle Rsu con una lettera consegnata 'brevi manu' e con la scorta della Digos". "E queste - si chiede - sarebbero corrette relazioni sindacali? Siamo proprio certi che sia il sindacato a creare un clima di tensione? L'unica notizia sullo stabilimento di Porto Empedocle risale a un documento di Italcementi del 2010, nel quale non solo non si parlava di chiusura ma si annunciava un 'revamping' dello stesso stabilimento".

Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario generale della Filca-Cisl, Domenico Pesenti: "Il comportamento di Italcementi è grave e pericoloso: mandare a casa in un sol colpo 176 dipendenti, che diventano oltre 600 considerando l'indotto, e mettere in ginocchio il tessuto sociale di due realtà difficili come l'agrigentino e il vibonese, senza un confronto preventivo, è grave di per sé, figuriamoci se a farlo è una realtà nazionale consolidata come Italcementi, che tra l'altro ha sempre predicato la responsabilità sociale d'impresa, anche organizzando ogni anno un work-shop tematico. La Cisl e la Filca, anche a livello nazionale, stanno seguendo con estrema attenzione l'evoluzione della vicenda, che rappresenta una pagina nera delle relazioni sindacali e del lavoro in generale. Sosteniamo i lavoratori e partecipiamo alle iniziative di mobilitazione nei due territori, perché bisogna scongiurare il rischio di un vero dramma sociale".

[Informazioni tratte da ASCA, ANSA, Corriere del Mezzogiorno, Adnkronos/Labitalia]

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15 giugno 2012
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