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Un tempo era fedele a Salvatore Lo Piccolo

Un altro ex fedelissimo del boss palermitano ora collabora con i magistrati

20 febbraio 2009

Si pente un altro ex fedelissimo del boss mafioso Salvatore Lo Piccolo. Dallo scorso 20 gennaio, l'ex affiliato a Cosa nostra Francesco Briguglio collabora con i magistrati della Dda di Palermo.
Il boss a metà gennaio il boss ha deciso di scrivere una lettera in cella e l'ha affidata a un agente della polizia penitenziaria, perché la consegnasse al pm Gaetano Paci: "Sono stanco di questa vita - diceva - voglio incontrarla".
Briguglio, detto 'Trenta Grammi', era stato arrestato nel luglio 2008 nella maxi operazione 'Addio pizzo 4' che portò in carcere diversi esponenti mafiosi vicini al capomafia Salvatore Lo Piccolo.

Il neo collaboratore di giustizia è stato già interrogato tre volte dai pm della Dda. Briguglio, secondo la Procura, e come confermato da lui stesso negli interrogatori, avrebbe dato appoggio logistico fin dal 1999 all'allora boss latitante Salvatore Lo Piccolo. Con le sue dichiarazioni sta ricostruendo l'organigramma più recente di Cosa nostra, ma in particolare sta raccontando la mappa delle estorsioni, soprattutto nel quartiere San Lorenzo.
I verbali delle dichiarazioni di Briguglio sono stati depositati ieri nel processo, che si celebra con il rito abbreviato, a carico di Gaspare Di Maggio, il figlio del vecchio boss di Cinisi (PA) Procopio Di Maggio.
Il neo pentito ha confermato ai magistrati che alcuni dei pizzini rinvenuti nel covo dei Lo Piccolo erano stati scritti proprio da Gaspare Di Maggio che si firmava 'Vittorio'.
"Sono a conoscenza di numerose estorsioni commesse nella zona di Cinisi": "Trenta Grammi" ha iniziato così il racconto davanti ai pm Paci e Francesco Del Bene. "Dal 2004 sono stato il cassiere della cosca, proprio per volere di Salvatore Lo Piccolo, che avevo conosciuto nell'inverno del 1999 tramite una persona che era coinvolta con me in alcune rapine".
Briguglio ha svelato anche uno dei misteri dell'ultimo covo dei padrini di Tommaso Natale, quello del computer portatile. "Dopo il blitz della polizia a Giardinello - ha detto - il pc fu portato via dalla casa di Terrasini dove i Lo Piccolo abitavano da tempo, assieme a tutto il resto. E poi fu distrutto"

Francesco Briguglio finì in carcere insieme con altre nove persone accusate di associazione mafiosa ed estorsione. I primi pentiti del clan Lo Piccolo lo accusarono di essere il braccio destro del capomafia di Cinisi, di avere una certa esperienza nella riscossione del pizzo e soprattutto di aver fatto parte del commando che nell'agosto 2006 uccise per errore il pensionato Giuseppe D'Angelo (il vero obiettivo della missione era il vecchio capomafia Lino Spatola).
Briguglio è stato accusato anche da Giuseppe Todaro, uno degli imprenditori vittime del pizzo. 

Ecco chi è il nuovo pentito di mafia - Il nuovo pentito di mafia Francesco Briguglio, 53 anni, ex fedelissimo del boss mafioso Salvatore Lo Piccolo, era stato arrestato il 31 luglio del 2008 nell'ambito della maxi operazione 'Addio pizzo 4', che portò in carcere dieci persone accusate di far parte della cosca del capomafia di San Lorenzo, ma anche di estorsione e traffico di droga.
Briguglio, sposato, con un figlio ancora piccolo, era un imprenditore edile di Cinisi, grosso centro alle porte di Palermo, che avrebbe ospitato, già a partire dal 1999, il boss Salvatore Lo Piccolo, poi arrestato nel novembre del 2007 in un casolare di Giardinello, con il figlio Sandro Lo Piccolo e altri due boss mafiosi.

Secondo gli inquirenti, Francesco Briguglio, sarebbe coinvolto anche nell'omicidio di Giuseppe D'Angelo, un barista in pensione ucciso per sbaglio perché somigliava al capomafia Lino Spatola, che fu ucciso poco dopo. Non solo. Il neo collaboratore di giustizia, che ha già reso tre interrogatori, il 20, il 28 gennaio e il 6 febbraio, sarebbe stato, su sua stessa ammissione, vicino a Gaspare Di Maggio, figlio del capomafia di Cinisi Procopio.
Francesco Briguglio, detto 'Trenta grammi', sta raccontando ai magistrati le attività estorsive della zona di Cinisi, fino alla zona di San Lorenzo, da sempre feudo palermitano dei Lo Piccolo. Era stato lo stesso neo collaboratore di giustizia a minacciare un imprenditore di Cinisi, che poi denunciò tutto e che adesso vive sotto scorta.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica/Palermo.it]

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20 febbraio 2009
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