Un terremoto avvenuto 45 anni fa...
Nella Valle del Belice la ricostruzione resta incompiuta: mancano ancora 400 mln di euro
Quarantacinque anni dal terremoto e ancora si parla di ricostruzione e di sviluppo. Con la celebrazione eucaristica nella chiesa della Santissima Trinità, a Salaparuta, presieduta dal Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, si sono aperte le celebrazioni per il 45° anniversario del terremoto che devastò la Valle del Belice nella notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968. Si concluderanno domani a Gibellina.
La messa doveva essere celebrata ai ruderi, sulle macerie della vecchia matrice, ma la pioggia ha costretto a cambiare programma. Chiesa gremita di cittadini e in prima fila rappresentanti delle istituzioni: il presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana Giovanni Ardizzone ("il problema della Valle del Belice non può essere confinato qui", ha detto Ardizzone), i deputati Giovanni Lo Sciuto, Antonella Milazzo, Nino Oddo, Giuseppe Marinello, Paolo Lucchese, i senatori Tonino D'Alì (che ha letto il messaggio del presidente Renato Schifani) e Maria Pia Castiglione e i sindaci di alcuni paesi del Belice.
"Qui la terra porta ancora i segni di quelle ferite profonde - ha detto il Vescovo nell'omelia - ma ancor di più l'animo di tanti suoi figli fu inaspettatamente e dolorosamente è stato segnato da quello sconvolgimento della terra che cancellò una storia, che ancora oggi non si riesce a riscrivere. Perché - ha detto ancora Mogavero - agli sforzi di tanti non è corrisposta l'adesione fattiva e solidale di chi avrebbe dovuto esercitare un'azione saggia e promozionale finalizzata a far diventare la tragedia della Valle una ferita del Paese, approntando con intelligenza progettuale le risorse per la ricostruzione strutturale dei paesi terremotati e soprattutto per ricostruire il tessuto umano e produttivo del Belice. E invece, anno dopo anno, la ricorrenza-anniversario assume sempre più i tratti di un rituale stanco e ripetitivo di commemorazioni, appelli e rimostranze".
A 45 anni dal terremoto la ricostruzione non è stata ancora conclusa: mancano 390 milioni di euro. Ma si guarda allo sviluppo "oltre il terremoto", ha detto il coordinatore dei sindaci, Nicola Catania.
"Voglio sollecitare tutti a pensare specialmente ai giovani, disorientati per mancanza di prospettive di sviluppo in questo territorio che ha bisogno della loro insostituibile presenza e operatività - ha detto ancora il Vescovo -. Se è vero che negli anni immediatamente successivi al disastro sono stati compiuti non pochi errori, soprattutto politici a diversi livelli, questo non può costituire una ragione per aspettare giustizia passivamente".
Ed ancora Mogavero: "È assolutamente vero che il domani di questa magnifica ma sfortunata Valle è tutto e solo nelle nostre mani, purché siamo capaci di valorizzare e mettere a frutto le risorse, non poche, di cui è dotata: la terra con le sue colture tipiche, il mare, i beni culturali, il turismo. Pur nella consapevolezza che si tratta di comparti afflitti da criticità gravi, su tali basi è possibile delineare prospettive di sviluppo, accreditate dal valore aggiunto dell'azione concorde e coordinata di tutti: politici, imprenditori, esponenti del mondo della cultura, comunità ecclesiale".
Il coordinatore dei sindaci, Catania, ha letto il messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "Le drammatiche conseguenza di quel sisma impongono un responsabile impegno a ripristinare con celerità ed efficacia i tessuti sociali ed economici devastati - ha scritto il Capo dello Stato -, si operi affinché i processi di trasformazione del territorio siano realizzati con l'attenzione dovuta a sicurezza, incolumità, rispetto dell'ambiente e le sue insostituibili risorse". [Fonte: Italpress - Corriere del Mezzogiorno]