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Un terribile delitto

La storia più brutta che Barrafranca (En) ricordi... Francesco, tredici anni, massacrato e buttato in un dirupo

19 dicembre 2005

Per il piccolo paesino di Barrafranca, in provincia di Enna, la festosa aria natalizia è finita. Non può esserci festa dopo l'atrocità accaduta tra venerdì e sabato scorso. Francesco Ferreri, Ciccio, come lo chiamavano a casa, di tredici anni appena, è stato brutalmente assassinato e buttato in un dirupo.
Qualcuno ha fracassato la testa Ciccio usando una violenza inaudita, poi lo ha buttato via.

Nella caserma dei carabinieri di Barrafranca gli interrogatori per cercare di far luce sull'omicidio sono andati avanti per tutta la notte.
In duecento erano davanti alla caserma a chiedere notizie, a cercare di capire quale strada stanno imboccando gli investigatori. Prima fra tutte la pista del delitto a sfondo sessuale che ha preso consistenza per il fatto che il ragazzino aveva la maglietta sollevata e i pantaloni leggermente abbassati. ''E' solo una possibilità'' ha rivelato a tarda sera il colonnello Andrea Bertozzi Della Zonca, comandante provinciale di Enna. Una possibilità alla quale, però, gli investigatori sembrano non credere troppo.
Gli investigatori non hanno rilasciano dichiarazioni: l'unico elemento trapelato stamattina riguarda un'impronta di una mano insanguinata, trovata sul guard rail vicino al luogo del delitto.
Si sta cercando di capire se possa appartenere all'assassino o se sia quella del ragazzino ucciso. In mattinata gli investigatori hanno effettuato un nuovo sopralluogo nella zona dove è stato trovato il cadavere del ragazzino.
La salma è stata trasferita già ieri sera ad Enna, dove oggi è prevista l'autopsia. Intanto, nulla trapela sul lungo interrogatorio cui è stato sottoposto ieri un coetaneo di Francesco, insieme ai due fratelli maggiori. Il ragazzino avrebbe frequentato il doposcuola insieme al bambino ucciso e da quanto si era detto già ieri, Francesco avrebbe riferito in famiglia di avere avuto con lui dei diverbi.

''Francesco ha avuto un litigio con un compagno. Ne ha parlato con i genitori, era amareggiato, forse anche spaventato'' ha detto Angelo Ferrigno, zio di Francesco. La pista privilegiata dagli investigatori resta quella di una vendetta dopo una lite con un coetaneo, forse un compagno di scuola, anche se si continua a indagare a tutto campo non escludendo nessuna ipotesi.
Sembra che Ciccio abbia tentato di difendersi prima di morire, lo zio ha infatti sostenuto che fra le unghie di Francesco sono state trovate ciocche di capelli, ma su questo fatto non c'è stata nessuna conferma dagli inquirenti.
Sono questi e tanti altri gli indizi di partenza per l'omicidio di Francesco. Nessuno, però, dice abbastanza sul perché e su chi abbia potuto infierire così tanto sul ragazzo da massacrarlo, da sollevarlo di peso e da buttarlo giù, verso il viadotto nel quale è stato ritrovato grazie al fiuto dei cani della protezione civile, più o meno a sette chilometri da casa.
I primi accertamenti medici dicono che Francesco non è morto subito ma soltanto l'autopsia potrà rivelare questo e altri particolari.

La pista privilegiata rimane quella indicata dallo zio, quella della rissa fra ragazzini, partendo proprio da quella lite a scuola della settimana scorsa. Francesco, che non è mai stato un violento, ha bisticciato con un compagno spalleggiato da altri ragazzi, per una banalità. ''Cose legate alla scuola'' dicono i compagni di classe, senza entrare nel merito. Qualcuno riferisce di minacce di morte. Ma sono parole dette da ragazzini, frasi buttate lì. Eppure i carabinieri fra sabato e ieri hanno sentito decine e decine di allievi della scuola media che Francesco frequentava. Segno che a quella pista ci credono abbastanza.
Fra gli elementi che sembrano più certi c'è il fatto che Francesco doveva conoscere la persona con la quale si è allontanato da casa. Francesco venerdì scorso, infatti, è uscito di corsa da casa, con l'intenzione di rientrare a breve. A dimostralo il fatto di aver lasciato a casa il cellulare e non prendendo nemmeno la giacca della tuta nonostante il tempo non invitasse alle maniche di camicia. Forse è stato chiamato fuori un momento e poi caricato in macchina a forza. Ma anche questa è un'ipotesi.

''Lei lo sa cosa vuole dire chiedere la collaborazione dei cittadini in un paese dell'entroterra siciliano? - chiede il sindaco Totò Marchì - Io l'ho chiesta. Chiedo l'aiuto di tutti perché chi ha visto o chi sa parli. Non possiamo vivere con la sensazione di avere un mostro accanto''. Quel mostro, chiunque sia, ha colpito la testa di Francesco con qualcosa o contro qualcosa ancora non individuata finché non lo ha visto esanime, nel sangue. E' la storia più brutta che Barrafranca ricordi.
Questa mattina all'interno della scuola e nella classe di Francesco non c'erano fiori o altro che richiamasse un lutto. Quello che si notava era un silenzio irrituale per una scuola frequentata da ragazzini.
''I ragazzi sono entrati silenziosamente - ha detto la preside - Si capiva che oggi non era una giornata come le altre. Ma già sabato, quando sono venuti i carabinieri e la mamma di Francesco a chiedere notizie, qualche ragazzino si è persino sentito male e ho dovuto avvertire i genitori''.
''Francesco non brillava particolarmente negli studi, ma gli insegnati non si sono mai lamentati di lui. Era un ragazzo tranquillo, molto socievole, con un profitto sufficiente''. La preside della scuola media ''Giovanni Verga'', ricorda Francesco con queste parole.
Nell'atrio della scuola i bidelli si sono radunati intorno ad un tavolo e, ovviamente, parlano del delitto che ha sconvolto questa comunità di poco più di 15 mila abitanti. Nel cambio dell'ora i professori escono silenziosamente dalle classi, nelle quali non si sente alcuna voce.

I genitori di Francesco hanno passato la notte nella loro casa di via Scinà, insieme ad alcuni familiari. Al papà Giuseppe e alla mamma Anna Bonanno non hanno consentito di vedere il corpo del figlio, che si trova a Enna per l'autopsia. Intanto, il cugino della madre di Francesco, Salvatore Bonanno, ha fatto stamani un appello alla gente del paese: ''E' una richiesta disperata - dice - chiunque sappia qualcosa, lo riferisca ai carabinieri''. Salvatore Bonanno, che dice di non avere ricevuto notizie dagli investigatori, propende per la pista della lite tra coetanei: ''Mi rifiuto di credere che un adulto possa lucidamente aver commesso un crimine del genere''.

- ''Juve, sms, Valentino Rossi. Le passioni e i sogni di Ciccio'', di Giusi Fasano (Corriere.it)

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19 dicembre 2005
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