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Una bara galleggiante

Trovati 25 cadaveri nella stiva di un barcone diretto a Lampedusa: la carretta con 271 migranti a bordo è stata soccorsa a sud dell'isola

01 agosto 2011

25 sacchi di tela plastificata, color verde bluastro, disposti uno accanto all'altro sul molo Favaloro di Lampedusa. E' il simbolo dell'ultima tragedia della disperazione nel Canale di Sicilia su un barcone carico di migranti provenienti dal Nordafrica.
In ogni sacco, il cadavere di un africano. Sono tutti giovani partiti dalla Libia - secondo le prime indicazioni - tre giorni fa, stipati sotto il ponte in un luogo angusto (il cui unico accesso è un boccaporto di una cinquantina di centimetri) che è anche sala macchine, e morti per la mancanza di aria e per i fumi che si sprigionavano dal vecchio motore.
Non una "carretta della speranza", ma una galleggiante "bara della disperazione".

Il barcone è stato soccorso al largo di Lampedusa. Due motovedette delle Capitanerie di Porto avevano raggiunto ieri sera l'imbarcazione. Le unità della Guardia Costiera hanno raggiunto gli immigrati quando erano giunti a circa 35 miglia da Lampedusa. A bordo si trovavano in tutto 271 persone, tra cui 36 donne e 21 bambini. Una volta effettuate le operazioni di trasbordo degli immigrati sulle motovedette, i militari della la Guardia Costiera hanno ispezionato le stive dell'imbarcazione ed hanno trovato i cadaveri.
Secondo i primi rilievi medici i migranti sarebbero morti da circa 48 ore. I cadaveri infatti mostrano i primi segni della decomposizione, accelerata dalle condizioni in cui si trovavano i corpi.
La morte per asfissia è stata confermata dal medico del poliambulatorio dell'isola Pietro Bartolo, dopo aver terminato l'ispezione cadaverica sui 25 corpi. "Erano morti da almeno 48 ore - spiega il medico - Il caldo e il posto in cui erano stipati, la stiva, hanno accelerato la decomposizione dei corpi".

I 25 migranti morti nel loro viaggio della speranza, erano stipati come sardine in quella stiva-sala macchine. Da una prima ricostruzione, effettuata anche ascoltando alcune dichiarazioni di altri africani, sembrerebbe che le vittime siano state le prime persone a salire sull’imbarcazione lunga 15 metri prendendo posto nella parte inferiore della barca. Subito dopo, sono saliti sul barcone gli altri migranti. Dopo poche ore di viaggio i gas provocati dal motore della vecchia imbarcazione avrebbero reso l'aria irrespirabile nella stiva della barca e quelle persone li imprigionate avrebbero tentato di uscire dalla botola ma gli occupanti che si trovavano nella parte superiore della barca non l’hanno consentito perché non ci sarebbe stato sufficiente spazio nel ponte. Il viaggio, sempre secondo le prime indicazioni, sarebbe durato oltre tre giorni.
Alcuni testimoni hanno raccontato che un uomo è stato scaraventato in acqua da altri tre africani per una discussione sorta durante il viaggio. La polizia che sta ancora effettuando le operazioni di rilevamento dei migranti dovrà accertare il racconto che per primo avrebbe fatto il fratello della vittima.


La procura di Agrigento ha aperto un fascicolo d'inchiesta. L'indagine, a carico di ignoti, ipotizza i reati di morte come conseguenza di altro reato e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. "Faremo eseguire l'autopsia sui cadaveri - ha detto il procuratore di Agrigento Renato Di Natale - per ricostruire precisamente le cause della morte anche se, dai primi accertamenti, pare che il decesso sia causato da asfissia. La polizia interrogherà gli altri migranti per cercare di capire cosa sia avvenuto sul barcone che è sotto sequestro". I magistrati spiegano che la morte delle persone sul barcone potrebbe essere avvenuta in acque internazionali.

Lo scorso aprile in un naufragio a 39 miglia a Sud dell'isola pelagica morirono oltre 250 migranti, mentre l'ultimo soccorso a un barcone diretto a Lampedusa dal Nord Africa si era verificato il 17 luglio: su un natante si trovavano 231 persone tra cui nove bambini.


[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, Lasiciliaweb.it]

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01 agosto 2011
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