Una brutta Scuola
Chi vive la scuola non vuole quella del ministro Moratti, iniqua e che non coincide con il volere del ''popolo sovrano''
''Il nostro tempo è qui, e comincia adesso''. E' questa la scritta che capeggia sul grande striscione che apre il corteo che si tiene oggi a Roma con decine di migliaia di manifestanti, contro la ''Scuola del ministro Moratti''.
Una grande manifestazione che ha due anime, quella universitaria e quella della scuola secondaria, unite in un unico solo volere: che la riforma Moratti venga fermata.
Da tutte le università d'Italia sono partite delegazioni di studenti e ricercatori per prendere parte al corteo. La protesta, però, soprattutto negli ultimi giorni, si è allargata e ha coinvolto anche gli studenti delle scuole superiori, i loro genitori, i docenti.
Un corteo, dunque, che vede coinvolto tutto il mondo dell'istruzione, per dire no a una legge che non mette ordine ma, anzi, crea ancora maggiori problemi nel mondo della scuola.
Dopo l'approvazione, la scorsa settimana, della riforma della scuola secondaria, oggi a Montecitorio è prevista l'approvazione del disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti universitari.
Per il segretario generale della Cgil Scuola, Enrico Panini, quella di oggi sarà ''una giornata straordinaria per la presenza in piazza di decine di migliaia di giovani e per l'iniziativa dei professori e del personale universitario davanti al Parlamento. È proprio ora - ha concluso - che il ministro Moratti vada a casa''. Dello stesso avviso anche il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, secondo cui rimane valido l'obiettivo di un grande sciopero generale che coinvolga tutto il mondo dell'istruzione, dalle materne all'università: ''ora forse si è capito - ha detto - che l'alleanza conviene a tutti''.
E mentre tutti gli attori principale della Scuola Italiana - docenti, ricercatori e alunni, chi insomma la scuola la vive - protestano energicamente, i lavori del governo per trasformare la scuola continuano sordi e incuranti del volere di quel ''popolo sovrano'' costantemente delegittimato. Lavori che riguardano anche l'introduzione e l'esclusione di figure insegnanti dal tessuto occupazionale scolastico.
Per esempio, procede spedito e senza intoppi il piano triennale di assunzioni degli insegnanti di Religione. Dopo i 9.229 immessi in ruolo lo scorso mese di agosto, è quasi pronto il provvedimento - addirittura retroattivo: a decorrere dal primo settembre 2005 - per l'assunzione di altri 3.077 docenti di religione cattolica.
Sarà dunque completato il piano di assunzioni degli insegnanti di Religione (tra i quali il precariato praticamente non esiste) con l'ultima trance - anch'essa di 3.077 posti a decorrere dal primo settembre 2006 - per arrivare ai 15.383 stabiliti dal ministro Moratti.
Assunzioni da sempre osteggiate dalla Cgil scuola che si è sempre espressa con toni forti. ''Il governo - ha dichiarato all'indomani della prima infornata di docenti di religione cattolica, il segretario della Cgil scuola Enrico Panini - ha voluto forzare la mano con una legge che ha sconvolto le regole del mercato del lavoro e dell'occupazione: non è mai esistito che l'assunzione in un settore pubblico avvenisse sulla base di un requisito discrezionale, perché la condizione unica per insegnare religione cattolica nelle scuole è l'idoneità rilasciata dal responsabile diocesano. E nel caso in cui - sottolinea, il segretario della Flc Cgil - il responsabile diocesano revochi l'idoneità all'insegnante, questo deve comunque essere mantenuto in servizio''.
Strada ben diversa per le centinaia di migliaia di precari (storici o meno), alcuni iscritti da decenni nelle graduatorie permanenti, nei prossimi due anni scolastici saranno disponibili 'solo' 30 mila assunzioni. E' stato, infatti, firmato dai ministri Moratti (Istruzione e ricerca), Baccini (Funzione pubblica) e Siniscalco (Economia) il provvedimento che prevede 20 mila immissioni in ruolo nell'anno scolastico 2006/2007 e 10 mila nel 2007/2008. Un provvedimento che lascia scontenti i sindacati della scuola perché ''le assunzioni programmate non coprono nemmeno la quota del turn-over annuale'', commenta Francesco Scrima, segretario generale della la Cisl scuola, che denuncia ''l'assenza di analogo provvedimento per il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario)'', area professionale i cui posti vacanti e lo specifico precariato sono a livelli percentuali così alti da mettere a rischio la stessa funzionalità dei servizi''.
E mentre la scuola avrà un'eccezionale copertura per quel che riguarda l'insegnamento della religione cattolica, la manovra bis legata alla Finanziaria taglierà ulteriormente fondi all'insegnamento per l'integrazione degli studenti disabili, in poche parole: per la scuola sono previsti tagli di 155 milioni di euro, 71 dei quali sottratti all'integrazione scolastica, dall'adeguamento delle strutture al sostegno.
La scuola dovrebbe essere il primo e fondamentale passaggio per una reale integrazione, per aiutare a capire e superare i problemi delle famiglie e dei giovani. Quella scuola italiana dove l'integrazione degli studenti disabili è stabilita dalla legge, e dove invece la stessa integrazione è sempre più sulla carta.
La Cisl Scuola, parla di ''un taglio inqualificabile, che aggiunge disagio a disagio, si connota come una pesante quanto allarmante insensibilità, che finisce per calpestare quei particolari diritti che attestano il grado di civiltà di una comunità. La diminuzione di spesa imposta va a colpire soprattutto gli alunni disabili, negando loro la possibilità di vedere realizzati molti degli adeguamenti previsti nelle strutture scolastiche da essi frequentate''.
La Cgil Scuola, parla di ''tagli che andranno a investire le strutture scolastiche; in pratica si rinuncia all'abbattimento delle barriere architettoniche nelle scuole''.
Tra tagli ai fondi per l'adeguamento dell'edilizia scolastica, e insegnanti di sostegno in numero assolutamente insufficiente (il rapporto è di uno ogni due alunni), la conclusione, amara e poco degna di un paese civile, è una sola: per gli studenti disabili sarà quasi impossibile non solo frequentare la scuola con regolarità, ma addirittura riuscire ad andarci.
Ci sembra proprio che sia una brutta Scuola quella che si prospetta per l'Italia...