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Una domenica di rimpatri, proteste e preoccupazioni. Cosa sta succedendo a Lampedusa?

Il centro di accoglienza di Lampedusa si va svuotando, ma i problemi rimangono gravi

21 marzo 2005

Il centro di accoglienza di Lampedusa si va lentamente svuotando. Ieri mattina 120 extracomunitari sono partiti con la nave Paolo Veronese per Porto Empedocle, da dove poi verranno smistati in altri centri di accoglienza. Nel pomeriggio altri 50 extracomunitari hanno lasciato l'isola a bordo di un aereo dell'Air Adriatica.
Le forze dell'ordine dicono che la loro destinazione è un centro di accoglienza a Bari.

A Lampedusa ieri è stata una domenica non solo di partenze, ma anche di proteste e preoccupazioni. Rappresentati dell'Arci, della Cgil e di Emergency ha manifestato contro quella che hanno definito una ''deportazione di massa''.
Le senatrici Tana de Zulueta (Verdi) e Chiara Acciarini (DS), giunte a Lampedusa nella tarda serata di sabato, dopo un primo rifiuto sono potute entrare solo ieri mattina nel centro di accoglienza dell'isola, dove hanno parlato con gli immigrati.
''Le visite nei luoghi di detenzione - hanno sottolineato le due senatrici in una nota - sono, come ha più volte ricordato anche il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, una prerogativa dei parlamentari italiani''. Per le senatrici ''il Prefetto ha addotto non meglio specificati 'motivi di ordine pubblico' per vietarci l'accesso ad un luogo al centro di uno scandalo internazionale per il trattamento riservato a centinaia di migranti''. Secondo le senatrici l'accesso sarebbe stato impedito ''anche all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati''. Le parlamentari hanno ricordato che nella struttura, dove possono essere ospitato al massimo 190 persone, ne sono ''ammassate più di seicento'' e che ''quasi 300 persone sono state espulse collettivamente in Libia in violazione del diritto internazionale e della Bossi-Fini''.

''Tra gli extracomunitari - afferma Pietro Milazzo della Cgil - adesso serpeggia la paura di una nuova deportazione in Libia''. ''Abbiamo parlato con i migranti tramite il nostro interprete - aggiungono - si trovano in condizioni fisiche e psicologiche tremende. Stamattina (domenica 20 marzo, ndr) i migranti erano circa seicento, ammassati in condizioni indegne di un paese civile: alcuni si trovavano lì da 5-7 giorni, non hanno ricevuto né materassi né coperte (e la notte ha fatto molto freddo), non c'è acqua calda e i dieci Wc sono rotti''.

Inoltre, hanno raccontato le due senatrici che ''ai migranti sono stati consegnati opuscoli in arabo, francese e inglese in cui sono elencati i loro diritti, tra cui quello di usare cellulari, di poter usufruire di un telefono e di ricevere assistenza legale. Invece, queste persone non hanno potuto neanche chiamare i propri cari per rassicurarli circa la loro sorte e soprattutto non era presente nessun avvocato. Nel centro ci sono anche cinque donne, a cui abbiamo prestato i cellulari per chiamare le proprie famiglie''.

Tana de Zulueta e Chiara Acciarini hanno poi spiegato che ''l'Italia si sta macchiando nuovamente, dopo gli episodi di ottobre e dicembre 2004, di violazioni gravissime del diritto internazionale e delle stesse normative promulgate da questo governo''. Questo perché ''non si può infatti respingere un individuo nel Paese di ultima provenienza in mancanza di accordi ufficiali di riammissione ratificati dai rispettivi parlamenti''. E del ''presunto accordo tra Italia e Libia non è a conoscenza nemmeno il Parlamento italiano'', mentre la legge Bossi-Fini ''prevede la convalida dell'espulsione da parte del giudice di pace e ciò non è avvenuto''.
Le senatrici hanno chiesto di sapere se i migranti espulsi siano stati effettivamente identificati, poiché ''in ottobre i gestori del centro ci mostrarono elenchi di nominativi tutti identici ed il ministro dell'Interno non ha ancora fornito i nominativi degli espulsi in quei giorni''. Inoltre, sarebbe da chiarire perché ''se, come sostiene Pisanu, i migranti sono egiziani, vengono espulsi non in Egitto ma in Libia, Paese che non ha firmato la Convenzione sui Rifugiati e non rispetta i diritti umani''.

Intanto la Libia ha annunciato il rimpatrio in Egitto di 882 egiziani che avevano tentato di immigrare clandestinamente in Italia e che sono stati rinviati in Libia, da dove erano partiti per le coste di Lampedusa. Individuati dalla polizia italiana, erano stati subito arrestati. L'annuncio è stato fatto dall'incaricato dell'ambasciata d'Egitto a Tripoli, Jamal El Dairuti, ad alcuni quotidiani egiziani.

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21 marzo 2005
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