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Una enorme evasione fiscale proseguita anche da premier!

I giudici di Milano spiegano perché Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni per il caso Mediaset

24 maggio 2013

"Vi è la piena prova, orale e documentale, che Berlusconi abbia direttamente gestito la fase iniziale per così dire del gruppo B (Società del comparto estero riservato di Fininvest, ndr), e quindi dell'enorme evasione fiscale realizzata con le società off shore di cui si è lungamente detto".
Lo hanno scritto i giudici della Corte d'Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza che ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale.
"Questa fase è stata condotta da persone di sicura fiducia nell'imputato e quando Mills non ha potuto proseguire, a causa della vicenda Edsaco, i tramiti sono stati spostati a Malta sotto il controllo di Del Bue. Il meccanismo di frode è proseguito - hanno concluso i giudici - sotto la stessa regia, con ulteriori nuovi soggetti e con i metodi già sperimentati".

Un sistema "portato avanti per molti anni", recitano ancora le motivazioni dei giudici di Milano, "proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti e condotto in posizione di assoluto vertice".
"La pena stabilita in prime cure (4 anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici, ndr) è del tutto proporzionata alla gravità materiale dell'addebito e all'intensità del dolo dimostrato". Sempre secondo quanto scrivono i giudici, "è ben chiara l'impossibilità di concedere le attenuanti generiche".

Intanto la VI sezione penale della Cassazione ha messo nero su bianco perché, lo scorso 6 maggio, ha bocciato la richiesta della difesa dell'ex premier di spostare i processi Ruby e Mediaset sui diritti tv da Milano a Brescia per legittimo sospetto. Silvio Berlusconi, nel chiedere di spostare i suoi processi da Milano a Brescia, muove nei confronti dei giudici "un'accusa infamante, perché colpisce un presupposto o una precondizione irrinunciabili della professionalità e dell'onorabilità del giudice, quali il dovere di imparzialità e l'indipendenza di giudizio".
In particolare, l'ordinanza 22112, rispondendo ai rilievi della difesa di Berlusconi su "contesti deliberatamente persecutori o complottistici dell'intera autorità giudiziaria milanese", fa presente che si tratta di un "assunto che, per palese assenza di una pur parcellare e seria dimostrazione fattuale e logica, si traduce in una sommaria e ingiusta accusa" ancora "più grave - ha scritto la Suprema Corte - per il ruolo pubblico e politico ricoperto dal richiedente, mosso in sostanza a tutti i magistrati degli uffici giudicanti milanesi che per avventura e loro malgrado si siano occupati o si stiano occupando delle numerose vicende giudiziarie del senatore Berlusconi".

Silvio Berlusconi ha definito "surreali" le motivazioni della sentenza sul caso Mediaset. "Mai neppure un centesimo delle asserite violazioni fiscali mi è pervenuto così come parimenti risulta dagli atti", ha sostenuto in una nota il leader del Pdl. "Tutti i proventi dei diritti sono rimasti in capo alle aziende di terzi che li commercializzavano. Vi è di contro la prova conclamata che alcuni dirigenti infedeli di Mediaset hanno ricevuto svariati milioni di euro per comperare tali diritti. E' ovvio che mai un imprenditore avrebbe potuto tollerare che i suoi dirigenti fossero pagati da fornitori per agevolare gli acquisti nella propria azienda. Se vi è ancora un barlume di buonsenso sull'applicazione del diritto e sulla valutazione del fatto questa sentenza non potrà che essere posta nel nulla riconoscendosi la mia assoluta innocenza".

Se Berlusconi entra nel merito dei fatti valutati dal processo, il compito di attaccare la magistratura spetta ai suoi fedelissimi. Commenti, quelli dei vari Renato Brunetta, Mara Carfagna, Daniele Capezzone, Micaela Biancofiore, Maria Stella Gelimini e via dicendo, che si intrecciano con quelli contro la Corte di cassazione, colpevole di aver definito come "strumentali esigenze latamente dilatorie" le richieste della difesa dell'ex premier di trasferire il processo Ruby da Milano a Brescia.
"Siamo stufi. La Corte d'Appello di Milano, nelle motivazioni della sentenza sul caso Mediaset, ci dà, se mai ce ne fosse stato ancora il bisogno, una certezza oggettiva: contro Silvio Berlusconi esiste una vera e propria persecuzione giudiziaria", dice il presidente dei deputati del Pdl Brunetta. "Ancora una volta - prosegue - nessuna prova contro di lui, ma solo supposizioni, congetture, pregiudizi, convinzioni ideologiche. I giudici disegnano un quadro accusatorio basandosi sul nulla. E' chiaro a tutti che questa giustizia, questa minoritaria parte della giustizia italiana, non opera nell'interesse del Paese ma solo a fini politici. Non possiamo più accettare tutto questo".

L'ex ministro Gelmini aggiunge: "Qui ad essere infamati e perseguitati ci siamo solo noi del Pdl e il presidente Berlusconi. Respingiamo al mittente dunque sia le imputazioni rivolte a Berlusconi nelle motivazioni della sentenza Mediaset, sia le assurde attribuzioni di colpa della Cassazione che, tra le altre cose, spiegano il no al trasferimento dei procedimenti Mediaset e Ruby, affermando addirittura che sia un'accusa infamante sostenere l'esistenza di contesti persecutori della autorità giudiziaria milanese". "E' evidente da ciò che leggiamo con sconcerto oggi  - dice ancora - che non esistono spazi, né forse sono mai esistiti, per un giustizia giusta nei confronti del leader di centrodestra".

In tempi di larghe intese, l'unica voce in difesa dell'indipendenza a levarsi dal Pd è quella di Rosy Bindi. "I commenti pensanti del centrodestra alle motivazioni della sentenza della Corte d'Appello e a quelle della Cassazione sono l'ennesimo inaccettabile attacco all'autonomia della magistratura", afferma l'ex presidente dei democratici. "Sono anni - ricorda - che assistiamo a una sassaiola di parole ingiuriose con le quali si tenta di screditare l'operato dei giudici per alimentare un clima di diffidenza e sfiducia verso la giustizia. E' vero, il Paese ha bisogno di stabilità e di coesione sociale ma anche di verità e rispetto per le Istituzioni e le reazioni del centrodestra certamente non aiutano".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it]

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24 maggio 2013
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