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Una Joint venture criminale

"Cosa nostra" e "Stidda" insieme per riscuotere il pizzo delle festività. Ma le vittime si sono ribellate

17 dicembre 2010

Anche questa volta è stata la collaborazione delle vittime del racket a permettere agli inquirenti di individuare e sgominare, a Gela (CL), una banda di estortori che taglieggiava un'impresa elettrica.
Durante la notte, infatti, è scattata un'operazione antiracket della squadra mobile e del commissariato di polizia, a Gela e in altre tre province italiane (in province dell'Aquila, Potenza, Viterbo). Otto gli arrestati per estorsione aggravata, facenti parte delle famiglie mafiose gelesi di "Stidda" e "Cosa nostra". Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal gip di Caltanissetta, Carlo Ottone De Marchi, su richiesta della Dda nissena.

L'inchiesta della polizia, denominata "Aeolum", ha messo in luce, dopo due anni di indagini, un pesante sistema di taglieggiamento, cui, da circa un decennio, venivano sottoposti due imprenditori, titolari di un'azienda di impianti elettrici. Entrambe le organizzazioni malavitose pretendevano il pagamento di somme, sia una tantum - nei periodi festivi di Natale, Pasqua e Ferragosto - sia con cadenza mensile, intercalate da richieste occasionali di fornitura e montaggio gratuito di materiale elettrico per usi personali degli esponenti mafiosi. Dal 1999 al 2005 i due imprenditori furono costretti a versare una prima tranches di 500 mila lire e poi di 500 euro, a entrambe le cosche.
"Come una inarrestabile emorragia - dicono gli inquirenti - le associazioni mafiose hanno pesantemente inciso sulle capacità imprenditoriali delle vittime, sfruttandole e danneggiandole attraverso una costante, capillare, soffocante morsa estorsiva".
Il sistema è saltato grazie anche alla collaborazione delle vittime, assistite e sostenute dalla locale associazione antiracket Gaetano Giordano.
Gli arrestati vengono definiti "esponenti di primo piano" di Stidda e Cosa Nostra, e la loro convivenza nel territorio "conferma l’esistenza di un accordo di spartizione del mercato delle estorsioni". A incassare il pizzo si sarebbero presentati anche malviventi che si trovavano in regime di sorveglianza speciale.

Questi i nomi degli otto gelesi arrestati nell'ambito dell'operazione antiracket denominata "Aeolum": gli unici due in libertà erano Nunzio Salerno, 38 anni, e Pietro La Cognata, 48, detto 'Peppe Zorro'. Gli altri sei destinatari del provvedimento di custodia cauterale già si trovavano agli arresti: si tratta di Vincenzo Gueli, 45 anni, soprannominato 'Patatina'; Francesco Morteo, 46, detto 'Franco'; Alessandro Gambuto, 35, 'u vutrisi'; Luca Luigi Incardona, 34, meglio conosciuto come 'Luchino' o 'A-team'; Enrico Maganuco, 47 detto 'u gemellu'. L'accusa per tutti è di estorsione aggravata.

[Informazioni tratte da Ansa, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

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17 dicembre 2010
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