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Una legge sul ''Testamento biologico'' è necessaria per mantenere la giusta alleanza tra medico e paziente

18 dicembre 2007

''I medici sono lasciati soli in un momento drammatico: quello del fine vita. Ormai una legge sul Testamento biologico si rende necessaria''. L'appello arriva dai cardiologi italiani, riuniti in questi giorni a Roma per il 68/o Congresso della Società italiana di cardiologia (Sic). Un appello rivolto direttamente al presidente della Commissione Sanità del Senato Ignazio Marino che, prendendo parte ad un dibattito sul tema promosso dalla Sic, si è detto d'accordo con i medici e ha sottolineato come i tempi per una normativa in tal senso siano 'maturi'.
“I medici - ha affermato il presidente Sic, Francesco Fedele - sono lasciati soli a gestire una situazione così grave come quella dei momenti terminali della vita. Ormai una legge si rende necessaria per riaffermare sia i diritti del malato sia la dignità del medico”.

Un appello accolto da Marino, il quale ha ricordato un dato già diffuso dall'Istituto Mario Negri di Milano: “In Italia nel 62% delle situazioni di fine vita i medici praticano la 'desistenza terapeutica', ovvero interrompono le terapie seguendo scienza e coscienza. Ma in segreto. Se lo scrivessero in cartella clinica verrebbero accusati di omicidio volontario”. “Ritengo - ha detto Marino - che il fatto di agire nella legalità e nella trasparenza aiuti il medico a mantenere l'alleanza terapeutica con il paziente anche nel momento più imperscrutabile come quello del passaggio fra la vita e la morte. Solo attraverso un dialogo chiaro, e documentabile in cartella clinica, con chi rappresenta gli affetti del paziente, è possibile rispettarne le indicazioni e la sua dignità umana. Ancora una volta, oggi i cardiologi italiani al loro congresso nazionale, dopo gli anestesisti rianimatori, gli oncologi e i medici genercici, ci hanno confermato che nel 62% delle situazioni di fine vita le decisioni vengono prese nel silenzio e senza un dialogo trasparente con la famiglia”.
Marino ha quindi ricordato che la discussione sul Testamento biologico riprenderà in Commissione a gennaio, con un testo unificato redatto dalla senatrice Fiorenza Bassoli.

Pronta e decisa la replica della senatrice del Pd Paola Binetti, presente al dibattito: “Non credo al dato diffuso del 62%, penso che sia un'interpretazione forzata. Credo che i pazienti e i familiari debbano continuare a fidarsi dei loro medici. Questi dati comunque sono un segnale per richiedere un'attenta e continua vigilanza. Il Paese ha bisogno di leggi che vengano incontro ai bisogni reali, spesso drammatici, come dimostrano le recenti vicende accadute a Vibo Valentia e a Pistoia. E la riflessione sul testamento biologico  è una straordinaria opportunità  perché medici e pazienti riflettano sulla vita e sulla morte. E' in questo senso che il dibattito tocca il cuore stesso della riflessione scientifica ed umana. Ci sarà una Legge sulla dichiarazione anticipata riguardante il trattamento solo nel momento in cui saremo certi che anche questa legge difende il diritto alla vita, fino all'ultimo momento [...] Non esiste il diritto alla morte - ha concluso la Binetti - non esiste una legge che possa non solo autorizzare l'eutanasia ma nemmeno quelle forme surrettizie e che possano essere definite criptoeutanasia”.
Perplessità sul dato diffuso dal senatore Marino vengono anche dal professore Giorgio Della Rocca, Ordinario di Anestesista Rianimazione all'Università di Udine: “Il dato del 62% di eutanasia silenziosa merita una spiegazione: si fa spesso confusione fra i termini sedazione terminale e trattamento del dolore. Questa confusione, altrettanto spesso, fa considerare le due tecniche come una forma di eutanasia. A mio parere il dato non risponde alla realtà della situazione italiana”.

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18 dicembre 2007
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